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Google: la multa Ue affossa gli utili

Nel secondo trimestre Alphabet, la casa madre di Google, ha registrato profitti per “soli” 3,5 miliardi di dollari: il 28% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso – Si tratta del risultato peggiore da 9 anni

Google: la multa Ue affossa gli utili

I risultati di Alphabet, la casa madre di Google, hanno offerto ieri sera un’immagine eloquente del conflitto tra i Big dell’economia digitale e Bruxelles. Nel secondo trimestre il motore di ricerca ha messo a segno un forte aumento dei ricavi (+21% a 26 miliardi di dollari) e un buon risultato operativo (6,9 miliardi di dollari contro 5,9 miliardi di un anno fa), ma, a causa della multa erogata dall’Unione Europea, l’utile netto è sceso a 3,5 miliardi: -28% , ai minimi dal 2008.

Wall Street, dopo la pubblicazione dei risultati a Borsa chiusa, ha punito il titolo con un forte ribasso, attorno al 2,5%. Non pesa tanto l’effetto una tantum della multa (assorbita in un solo trimestre), quanto il fatto che restano in piedi i presupposti che hanno motivato, secondo Bruxelles, la sanzione. Alphabet, infatti, continua a mettere assieme le attività di YouTube, Maps e Android, un trio formidabile che assicura al motore di ricerca, assieme a Facebook, il quasi monopolio della pubblicità nel mondo digitale.

Quanto agli altri numeri del bilancio, i profitti per azione sono scesi a 5,01 dollari da 7 dollari, comunque sopra le previsioni degli analisti ferme a 4,46 dollari per azione. Ancora una volta a fare da traino sono state le vendite generate da pubblicità su Google, salite del 18,4% a 22,67 miliardi.

Alcune misure attentamente monitorate dal mercato non sono andate come previsto: il costo totale per acquisire traffico è salito più di quanto atteso. Il costo per ogni click è inoltre sceso del 23%, più del calo del 14,6% previsto dagli analisti. I paid clicks (quelli per cui un inserzionista paga ogni volta che un utente internet clicca su una pubblicità) sono tuttavia aumentati del 52% nel secondo trimestre del 2017 rispetto a quello del 2016, meglio del +35,2% atteso dal mercato.

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