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Gli F35 e l’equivoco dei 14 miliardi: ecco perchè quei soldi non servirebbero a ripianare Iva e Imu

A differenza di quanto affermato da alcuni Tg, i 14 miliardi eventualmente risparmiati per l’acquisto dei cacciabombardieri F35 sarebbero stati spesi nei prossimi 15-20 anni, mentre i 10 miliardi per la riduzione delle tasse devono essere coperti nell’arco dei prossimi 12 mesi.

Gli F35 e l’equivoco dei 14 miliardi: ecco perchè quei soldi non servirebbero a ripianare Iva e Imu

Chicco Mentana, nonostante la stretta amicizia con diversi importanti imprenditori, non ha ancora un’idea ben chiara delle questioni economiche e finanziarie. E questo lo induce a dare informazioni false o quantomeno distorte, ai numerosi cittadini che guardano con simpatia il suo Tg. Ieri sera infatti, Mentana si è lanciato in un pistolotto contro gli F 35 dicendo che mentre il Governo si affanna moltissimo a cercare circa 10 miliardi che servono per eliminare l’Iva e l’Imu e per aiutare i giovani a trovare lavoro, la soluzione è lì a portata di mano in quanto basterebbe cancellare l’acquisto dei nuovi aerei per le nostre Forze Armate che vale oltre 14 miliardi di Euro. In questo modo il Tg7 si schiera, senza se e senza ma, con quanti soprattutto nella sinistra estrema, vorrebbero cancellare la nostra presenza nella Difesa, diffondendo l’illusione che in questo modo si potrebbero dedicare molte risorse in più alla creazione di posti di lavoro ed al sostegno dei redditi dei cittadini. 

Il problema è che questi 14 miliardi saranno spesi per gli aerei nei prossimi 15-20 anni, mentre i 10 miliardi per la riduzione delle tasse devono essere coperti nell’arco dei prossimi 12 mesi! E’ proprio questa differenza temporale che rende sbagliata ed anche un po’ truffaldina e demagogica nei confronti della opinione pubblica l’affermazione che rinunciando a quegli aerei i nostri problemi di bilancio sarebbero risolti.  

Cosa diversa è interrogarsi sulla effettiva necessità per l’Italia di questi veivoli e sulle ricadute tecnologiche ed occupazionali che la partecipazione alla loro progettazione e fabbricazione sta portando al nostro Paese. Può essere giusto incaricare le commissioni Difesa di Camera e Senato di riaprire l’istruttoria sulla nostra strategia di difesa e sulle attitudini dell’F 35 a soddisfarle. Ma questo non ha nulla a che vedere con la necessità di reperire risorse per ridurre le tasse o per altri interventi sociali da varare nell’immediato. La vera domanda da porsi è: vista la situazione di grave turbolenza dell’area del Mediterraneo, l’Italia deve avere un sistema di difesa atto a dissuadere qualsiasi testa calda arrivasse al potere in un paese vicino a tentare avventure sulle nostre coste? Ed in caso affermativo, occorre esaminare le caratteristiche ed i compiti che verranno assegnati a questi nuovi aerei che del resto andranno gradualmente a sostituire veivoli oggi in esercizio ma destinati ad uscire di scena per naturale obsolescenza. 

Infine occorrerebbe dire qualche cosa di più preciso sulla ricadute tecnologiche ed industriali che il nostro paese avrà per la partecipazione a questo progetto. Meraviglia sentire dal senatore Airaudo, sindacalista Fiom ed ora parlamentare di Sel, che si tratta di poche centinaia di persone. Ma ora siamo ancora alla costruzione di alcuni prototipi. Bisognerà valutare quanto potrà essere la ricaduta produttiva, valutando anche i benefici che potranno avere le aziende dell’indotto, quando partirà il programma vero e proprio di costruzione degli aerei da immettere in servizio nella nostra aeronautica ed il flusso delle esportazioni dei componenti e dei pezzi di ricambio che l’intero progetto può generare.

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