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Giovanni La Via (Ppe): “Migliorato bilancio Ue”

Intervista a Giovanni La Via, capo delegazione italiana del PPE a Strasburgo: “L’Europarlamento ha migliorato il bilancio settennale UE nonostante la crisi economica e finanziaria. Più flessibilità sui tempi di spesa e revisione a metà percorso”

Giovanni La Via (Ppe): “Migliorato bilancio Ue”

“Qualcuno dice che l’Europarlamento si è arreso al diktat del Consiglio europeo sul Quadro finanziario pluriennale (QFP), ossia le previsioni di bilancio dell’UE per i prossimi sette anni? Non è assolutamente così. Affermo piuttosto che abbiamo spuntato significativi elementi di flessibilità sui tempi di spesa oltre all’impegno di rinegoziare i tetti di spesa prima della fine del 2016, quando auspicabilmente la recessione sarà in gran parte rientrata, e di individuare nuove fonti di entrate proprie. E aggiungo che, con l’accordo politico della settimana scorsa a Bruxelles fra le tre istituzioni europee (Parlamento, Consiglio e Commissione) sulle cifre-cardine e sui principi, gli ultimi passi dell’iter legislativo non potranno rimettere in discussione il risultato già raggiunto”. Giovanni La Via, capo della delegazione italiana del gruppo parlamentare dei popolari europei all’Assemblea di Strasburgo, relatore del bilancio UE 2013 e componente delle commissioni Bilanci e Agricoltura dello stesso Europarlamento, ripercorre – in questa intervista a Firstonline – le defatiganti trattative culminate con l’approvazione del QFP 2014-2020 ed elenca i risultati contenuti nell’accordo a tre della settimana scorsa. “In una situazione economica e finanziaria obiettivamente difficile qual è questa che stiamo attraversando in Europa – riconosce – il compromesso raggiunto è stato il massimo che si potesse ottenere”.

Firstonline – Onorevole, avendo seguito molto da vicino l’evoluzione del negoziato, lei sa bene che il 13 marzo scorso il Parlamento di Strasburgo in sessione plenaria ha approvato a larga maggioranza una risoluzione che respingeva la proposta ultimativa che un mese prima il Consiglio europeo aveva messo sul piatto: tetto di 960 miliardi di impegni e di 908 di spese per i sette anni fino al 2020. Ossia le stesse cifre indicate nell’accordo della settimana scorsa. O no?

La Via – “Sì, certo. Ma ribadisco che il Parlamento ha ottenuto un risultato significativo. L’accordo sottoscritto insieme con il Consiglio e la Commissione europei prevede infatti l’utilizzazione integrale, dico in-te-gra-le, degli importi complessivi indicati. Un punto sul quale c’è l’impegno di tutti”.

Firstonline – E questo cambia qualcosa?

La Via – “Eccome se cambia! Questo significa che nei prossimi sette anni gli ormai 28 Stati membri dell’UE potranno contare su una disponibilità finanziaria aggiuntiva che potrà arrivare fino a 26 miliardi. Cioè la somma che, sulla base dei risultati dei settenni precedenti, si può ragionevolmente pensare resterebbe inutilizzata a fine periodo senza le norme correttive che l’Europarlamento, per la prima volta nella sua veste di co-legislatore, è riuscito a far inserire nell’accordo approvato”.

Firstonline – A tanto ammontano i fondi non spesi nell’arco di tempo di un QFP?

La Via – “Più o meno sì, questa è la previsione. C’è da considerare infatti che l’inizio del settennio è, per le stazioni di spesa (principalmente le Regioni), il tempo delle scelte. E che il ritardo iniziale si ripercuote sulla spesa degli anni successivi. Col rischio poi che, in vista del traguardo di fine settennio, spesso vengono prese decisioni affrettate all’insegna del ‘facciamo comunque qualcosa altrimenti perdiamo i finanziamenti’. E che vengano realizzate opere talvolta inutili, e quindi poco rispondenti all’obiettivo di sostegno alla crescita che è la ragione fondamentale per cui sono nati e vengono erogati i fondi europei”.

Firstonline – E in che cosa consistono i correttivi proposti dall’Europarlamento e accolti dal Consiglio europeo?

La Via – “Intanto ci sarà la revisione di metà percorso, entro il 2016, che ho già citato. Poi è stata introdotta la regola secondo la quale i fondi eventualmente non spesi non rientreranno a Bruxelles ma resteranno in capo agli Stati membri ai quali sono stati assegnati. E inoltre, per i primi quattro anni del settennio, sarà possibile impiegare anche negli anni successivi i fondi la cui utilizzazione sia stata prevista per un determinato anno. Con la condizione però che i tetti di spesa per il triennio conclusivo non potranno essere modificati. Sintetizzando, si può affermare che grazie a queste norme innovative i fondi europei potranno essere spesi meglio e per intero”.

Firstonline – Onorevole, alla luce dei contrasti che sono esplosi al Consiglio europeo della settimana scorsa, lei è proprio certo che prima dell’approvazione formale definitiva del Quadro finanziario pluriennale 2014-2020 non si riapriranno i giochi fra le tre istituzioni dell’UE sui contenuti dell’accordo che è stato sottoscritto?

La Via – “Di sostanziale non cambierà nulla. Intanto dato che non ci sarebbe il tempo: l’ultima sessione plenaria dell’Europarlamento prima delle ferie si chiude giovedì 4, e il testo del QFP (sono 500 pagine…) è nelle mani degli esperti giuridici che stanno affinando la forma. Ma soprattutto perché i tre gruppi politici più numerosi (popolari, socialisti & democratici, e liberal-democratici) sono concordi nella scelta di approvarlo. L’unico dubbio può riguardare l’ampiezza di un ‘sì’ che non è in discussione”.

Firstonline – Ma l’irrigidimento in Consiglio europeo del premier britannico David Cameron sul mantenimento del “rebate”, lo “sconto” a favore della Gran Bretagna ottenuto quasi trent’anni fa dalla signora Thatcher, non rischia di scompigliare le carte?

La Via – “Assolutamente no. La richiesta di Cameron, ancora motivata dal fatto che il suo Paese contribuisce al bilancio europeo in misura maggiore di quel che riceve, è stata accolta dal Consiglio. E sarà bilanciata da qualche lieve riduzione di qualche voce di spesa. Nulla di più”.

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