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Giglio, dalla Carrà alla Ferragni per portare il Made in Italy nel mondo

Dopo aver fatto il produttore televisivo, Alessandro Giglio punta sul commercio elettronico per promuovere il Made in Italy in tutto il mondo – e soprattutto in Cina – con una piattaforma in grado di gestire 200 grandi operatori

Giglio, dalla Carrà alla Ferragni per portare il Made in Italy nel mondo

Da Raffaella Carrà, regina del varietà per le famiglie, a Chiara Ferragni, l’influencer per eccellenza dello shopping nell’età del digitale. Si può raccontare anche così il percorso di Alessandro Giglio, classe 1965, una laurea magistrale in Scienze dello Spettacolo, da produttore di centinaia di ore di trasmissione di spettacoli “prime time” tv, tra cui “Carramba, che sorpresa!” con la bionda show girl nazionale, fino alla collaborazione con “The blonde Salad”, la testimonial italiana più famosa del web, l’icona più gettonata dell’e-commerce “con cui intendiamo sviluppare progetti ambiziosi” confessa l’imprenditore genovese che, smessi i panni del produttore tv, punta a diventare il “più grande distributore di made in Italy nel mondo”,  un traguardo a portata di mano anche grazie alla leadership in Cina dove tre canali tematici, con un’audience di 150 milioni di spettatori,  raccontano su tutte le piattaforme digitali del Celeste Impero la moda, il turismo, il cibo  e tutto quel che è il made in Italy. “Non li abbiamo ceduti insieme alle altre tv del gruppo – spiega Giglio – perché sono intimamente legati al commercio elettronico, oggi il nostro unico business”.

Già, nell’ultimo anno Giglio ha ceduto le tv tematiche alla spagnola Vertice 360 (in cui ha una quota) per concentrarsi sui progetti legati al commercio elettronico in cui ha sviluppato un know how d’avanguardia, per certi versi unico, grazie anche alle competenze acquisite con l’ingresso nel gruppo della controllata Terashop. “Noi oggi siamo in grado di occuparci di tutto quello che riguarda il commercio elettronico -spiega il presidente Alessandro Giglio -dal web marketing alla logistica, dal customer care ai pagamenti. In più, e siamo gli unici al mondo a farlo, svolgiamo l’attività di collegamento tra i prodotti e i 200 più importanti market place del mondo, quelli dove la gente va a cercare i prodotti, grazie ad una piattaforma molto complessa in grado di gestire 200 sistemi diversi, 200 logistiche diverse. Per fare un esempio – continua – se abbiamo un prodotto in una boutique del brand in Montenapoleone, noi siamo in grado di esporlo nelle vetrine dei grandi magazzini virtuali, cioè i migliori market place internazionali: da Yoox a Zalando in Europa, Macys o Bloomingdale in America, per non parlare di Russia, Medio Oriente o Cina. Questo grazie ad una piattaforma capace di gestire automaticamente 200 grandi operatori diversi, ciascuno con la propria logistica e sistemi diversi l’uno dall’altro”.

La formula funziona. Giglio, che tra i soci conta il gigante giapponese delle tlc Docomo può già contare su un centinaio brand contro i 70 di fine 2018, in costante crescita così come lo sono gli utenti (300 milioni) e gli oltre 100 progetti di e-commerce in 57 Paesi. L’ultimo, in ordine di tempo, riguarda la gestione in esclusiva delle attività di e-commerce e un progetto innovativo di omnicanalità all’interno dei punti vendita Harmont & Blaine che fornirà al brand funzioni in grado di integrare tutti i punti vendita fisici con il negozio virtuale.

A novembre Giglio aprirà in Cina “i primi tre siti completamente gestiti da noi: Stefano Ricci, Trussardi e Bric’s. E ci occuperemo anche degli shop in shop, cioè le vetrine virtuali sui grandi market place e di We Chat, il grande social che comprende anche la parte video”.

“Dal punto di vista digitale – aggiunge Giglio che parla correntemente in mandarino – la Cina è molto più evoluta dell’Occidente: posso ordinare un prodotto, pagarlo, riceverlo in una giornata e nel frattempo tutti i miei amici sanno che ho fatto quell’acquisto perché condivido la scelta con loro via social”.

Ma non c’è solo in Cina, come dimostra l’apertura del magazzino completamente automatizzato in New Jersey che rafforza la logistica del gruppo che conta su tre altri poli: Milano per l’Europa, Hong Kong per l’Asia e Shenzhen dedicata alla Cina. “Un sistema – commenta Giglio – capace di trattare un milione di pezzi l’anno, ma che intendiamo potenziare a breve, perché non trattiamo più solo fashion, bensì anche design e food” grazie agli accordi che, tra l’altro, hanno interessato un nome storico del design, la Kartel, e del food, quale la Riso Scotti, cui presto seguiranno altri brand importanti (“almeno una dozzina”) da avviare lungo la Via della Seta digitale ove il valore complessivo della merce venduta è cresciuto, nel primo semestre 2019, del 15% rispetto all’anno precedente, avvicinandosi a 130 milioni di euro.

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