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Giappone, l’invasione degli smartphone-zombie

“Gli incidenti che coinvolgono pedoni o ciclisti sono causati per il 41% dall’uso sconsiderato del telefono cellulare,” dice Tetsuya Yamamoto, funzionario alla sezione Prevenzione e sicurezza del Corpo dei vigili del fuoco di Tokyo.

Giappone, l’invasione degli smartphone-zombie

Camminano con gli occhi sempre fissi sul cellulare, sia che siano impegnati con l’ultimo Candy Crush, sia che stiano furiosamente chattando con un amico, e non alzano lo sguardo se non quando vanno a sbattere contro qualcosa o qualcuno. Sono gli smartphone-zombie e si trovano un po’ ovunque, ma nei quartieri dello shopping di Tokyo stanno diventando un problema che merita l’attenzione delle autorità cittadine. “Gli incidenti che coinvolgono pedoni o ciclisti sono causati per il 41% dall’uso sconsiderato del telefono cellulare,” dice Tetsuya Yamamoto, funzionario alla sezione Prevenzione e sicurezza del Corpo dei vigili del fuoco di Tokyo.

E non si tratta solo di quegli episodi, vagamente comici, in cui un compassato uomo d’affari, assorto nel suo telefonino, va a sbattere contro un palo della luce o inciampa nel guinzaglio del cane; molti sono invece incidenti gravi, talvolta persino mortali. Più della metà dei giapponesi possiede uno smartphone, e la percentuale, che continua a crescere, comprende anche i bambini, che spesso chattano o giocano con il loro smartphone andando o tornando da scuola.

La NTT Docomo, maggiore operatore telefonico nipponico, ha commissionato una ricerca la quale dimostra che l’ampiezza di visuale di una persona che tiene gli occhi sullo smartphone è ridotta ad appena il 5% di quella che avrebbe se camminasse guardando avanti. Hiroshi Suzuki, a capo dell’ufficio della Docomo che si occupa di responsabilità sociale, ha realizzato una simulazione al computer di quello che avverrebbe, in un giorno di medio affollamento delle strade, se tutti i pedoni, nell’atto di attraversare un incrocio, tenessero gli occhi fissi sullo schermo del cellulare.

Risultato: su 1500 pedoni, vi sarebbero 446 scontri, 103 persone buttate a terra e 21 telefoni a pezzi sul selciato (82 possessori di smartphone, infatti, rimarrebbero avvinghiati cadendo al loro amato bene). Il signor Suzuki, convinto che il buon giorno si veda dal mattino, gira per le scuole del Giappone insegnando ai bambini come utilizzare in modo responsabile il cellulare. Per ovviare al problema, non si fa però solo appello al senso civico – peraltro già piuttosto sviluppato nei giapponesi; anche la tecnologia dà il suo contributo: per esempio, un’applicazione che, attivata da sensori, mandi un segnale luminoso quando qualcuno o qualcosa si avvicina allo smartphone-zombie, o un’altra, che riprenda e mostri sullo schermo del telefono la strada che il possessore del cellulare sta percorrendo.

Ma Tokyo non è che una delle tante metropoli afflitte dal problema. In Cina, nella città di Chongqing, un parco pubblico ha i viali divisi in due corsie; una porta scritto: “Niente telefoni cellulari”, l’altra: “L’uso del cellulare è permesso ma tutte le conseguenze sono sotto la vostra responsabilità”. Nella metropolitana di Hong Kong, invece, messaggi registrati in cantonese, cinese mandarino e inglese avvertono gli incauti smartphone-zombie della presenza di una scala mobile. Ma nello Stato di New York si progetta di risolvere il problema alla radice: è stato proposto, infatti, di presentare un progetto di legge per vietare l’uso di dispositivi elettronici quando si attraversa una strada.

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