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Generali, assemblea: Donnet verso la vittoria, ma Caltagirone punta alla minoranza di blocco

All’assemblea Generali, la forte partecipazione dei soci e l’orientamento dei fondi esteri sembrano assicurare la vittoria alla lista del Cda e a Donnet, ma Caltagirone non abbassa la guardia

Generali, assemblea: Donnet verso la vittoria, ma Caltagirone punta alla minoranza di blocco

Salvo imprevedibili colpi di scena, la lista del cda, sostenuta da Mediobanca e De Agostini e guidata dal Ceo Philippe Donnet, vincerà l’assemblea delle Generali che si apre fra qualche ora a Trieste ma si svolge da remoto per rispetto delle regole anti-Covid. A favorire il successo di Donnet, che riceverà così il terzo mandato a guidare la maggiore compagnia assicurativa italiana, ci sono due elementi fondamentali: la forte partecipazione al voto degli azionisti, che dovrebbe superare il livello record del 70% contro il 55% dell’ultima volta, e l’orientamento della maggior parte dei fondi istituzionali (soprattutto di quelli internazionali, che – anche in virtù del consigli delle agenzie di proxy – si fidano di più dei risultati già conseguiti da Donnet che delle pur attraenti ambizioni degli sfidanti).

Nel nuovo Cda Donnet raccoglierà 10 membri e Caltagirone 3

Donnet è dunque in pole position e, se rieletto, procederà spedito verso l’attuazione del nuovo piano industriale, presentato sul finire dell’anno scorso e un po’ oscurato finora dallo scontro durissimo tra le due cordate. Sulla sua strada troverà però una minoranza di blocco del 30% circa, composta da Caltagirone, Del Vecchio, Benetton, Seragnoli, Minozzi, Cassa Forense e alcune fondazioni bancarie che potrà porre il suo veto sulle operazioni straordinarie e darà battaglia alla sua gestione.

Se il nuovo board sarà composto ancora da 13 membri, la lista del Cda dovrebbe raccoglierne 10 mentre Caltagirone e soci ne avrebbero 3. Non sembra che la terza lista, quella di Assogestioni, riesca a superare il 5% – è accreditata del 2% – e pertanto non avrà rappresentanti in consiglio.

Del Vecchio e Caltagirone cercheranno la rivincita in Mediobanca?

La domanda che domina la comunità finanziaria è adesso un’altra: Caltagirone e Del Vecchio cercheranno la rivincita in Mediobanca, rea ai loro occhi di aver sostenuto la lista del cda uscente di Generali e di aver favorito la conferma di Donnet? Se ne parla da tempo, anche perché Caltagirone e Del Vecchio (che ha giurato opposizione eterna ad Alberto Nagel, l’Ad di Mediobanca, per la vecchia querelle sullo Ieo) hanno quote rilevanti nel capitale dell’istituto di Piazzetta Cuccia: Del Vecchio ha investito un sacco di soldi ed è il primo azionista di Mediobanca con il 19,4% e Caltagirone ha il 5%. Senza contare i Benetton, che hanno il 2,1% ma anche un rapporto ambivalente con Mediobanca (opposti a Trieste ma sullo stesso fronte nell’Opa Atlantia).

Ma nell’azionariato di Mediobanca – un po’ come nelle Generali – i fondi esteri hanno il 40% e hanno sempre sostenuto la guida di Nagel. Dopo la lezione di Trieste, perciò, Del Vecchio e Caltagirone ci penseranno bene prima di avviare la battaglia finale in Piazzetta Cuccia. O investono altri soldi e rafforzano ancor di più le loro partecipazioni azionarie, oppure la conquista di Mediobanca rischia di rivelarsi problematica.

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