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Gas serra, l’Europa approva il sistema di scambi di emissioni

L’Europarlamento dà il via libera al nuovo sistema di emissioni che sostiene il programma di decarbonizzazione al 2030.

Gas serra, l’Europa approva il sistema di scambi di emissioni

Il via libera dell’Europarlamento alla riforma del sistema ETS, Emission trading system (sistema di scambio delle emissioni di gas serra) è finalmente arrivato. Sebbene previsto dagli accordi sul clima di Kyoto e poi ancora da quelli di Parigi, il provvedimento è passato oggi con con 535 voti a favore, 104 contrari e 39 astenuti. Adesso si aspetta l’adozione formale del Consiglio e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale Ue. La relatrice, Julie Girling ha espresso la propria soddisfazione, ricordando che il sistema resta al centro delle politiche Ue per la lotta ai cambiamenti climatici.

Il cammino è stato lungo e accidentato, ma da oggi sappiamo che il controllo delle emissioni nel quinquennio 2019-2023 dovrà essere rispettato. Approvata anche la revisione del cosiddetto fattore lineare di riduzione (volume di gas nocivi da siti di produzione) dall’attuale 1,74 al 2,2% all’anno; così come la creazione di due fondi: uno per la transizione energetico-ambientale degli Stati più poveri e un’altro per il sostegno finanziario a progetti per le rinnovabili. Sono poi state votate alcune raccomandazioni che aprono le porte a programmi di educazione ambientale di stimolo ai cittadini europei. Un’altra buona notizia è quella che rivede il budget per la ricerca con altri 120 miliardi di euro, caratterizzato dall’aumento del 50% dei fondi destinati ai progetti low-carbon.

L’ETS, quindi, come meccanismo flessibile dei Paesi dell’Unione dà vero sostegno alla decarbonizzazione al 2030, avviata tra l’altro recentemente anche in Italia. Gli impegni definiti a Parigi nel 2015 – nonostante gli stop and go dell’amministrazione Trump – mostrano qualcosa di più tangibile. Julie Girling ha riconosciuto che il sistema ha avuto molti detrattori nel corso degli anni. Non a caso “abbiamo affrontato molti problemi – ha detto – dal prezzo del carbonio troppo basso per far funzionare il mercato, alla difficile questione dell’equilibrio tra la nostra ambizione ambientale e la protezione dell’industria europea ad alta intensità energetica”. Il passo avanti c’è stato e non è non secondario il blocco alle rilocalizzazione delle imprese fuori dall’UE, allo scopo di mantenere target emissivi di carbonio altrimenti non consentiti. Mancano ora solo i due ultimi passaggi finali – Consiglio Ue e legge in Gazzetta europea – per un futuro con più ottimismo.

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