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G7 ad alta tensione e occhio a Fed e Bce

Mercati nervosi per il fine settimana caldo tra i potenti del mondo e in vista delle mosse delle banche centrali – Argentina e Turchia in fibrillazione – Prove di fusione tra Deutsche Bank e Commerzbank – Btp oltre il 3% e spread a 250 pb e il Tesoro riduce l’offerta di Bot – Boom di Saes Getters

G7 ad alta tensione e occhio a Fed e Bce

Fine settimana all’insegna del G7. Anzi, del G6+1, come è stata definita la riunione dei Grandi che si terrà oggi e domani in Canada a Charlevoix per sottolineare la profonda distanza tra Donald Trump e gli altri su commercio, Iran, ambiente, tanto per citare i dossier più caldi. Un’intesa sembra impossibile e non sarà facile nemmeno stilare un comunicato comune.

I mercati, in frenata, ne prendono atto. Ma le attese sono già concentrate sulle prossime mosse delle banche centrali: mercoledì la Fed comunicherà lo scontato aumento dei tassi e fornirà indicazioni sui rialzi futuri. Il 14 giugno toccherà alla Bce tracciare la road map verso la fine del Qe.

L’euro stamane è poco mosso a 1,179 su dollaro.

Ecco la situazione in attesa di un week end probabilmente “caldo”.

Le prese di beneficio sui titoli tecnologici dopo una settimana ruggente hanno frenato le piazze asiatiche: La Borsa del Giappone perde lo 0,3%, lo yen si rafforza su dollaro a 109,7. Terza seduta consecutiva di ribasso per l’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen: -1,3%. Stessa variazione negativa per Hong Kong.

In Cina, cominciano a vedersi gli effetti della guerra commerciale strisciante con gli Stati Uniti, in maggio il surplus della bilancia commerciale è sceso a 24,9 miliardi di dollari, da 28,3 miliardi di dollari di un mese prima: il consensus era 33 miliardi. Le importazioni sono aumentate del 26%, molto più del previsto.

A New York battuta d’arresto per i Big della tecnologia. Microsoft ha chiuso in ribasso dell’1,6%, Facebook -1,7%. L’indice Nasdaq arretra dello 0,7%.

Meglio gli indici di Wall Street: Dow Jones +0,38%, quasi piatto l’S&P 500 -0,07%.

Il titolo migliore è stato Mc Donald’s (+4,4%). Tra i settori brilla l’energia (+1,1%).

Stamattina il petrolio Brent è in lieve calo a 77,2 dollari il barile, dal +2,6% di ieri. Il ministro dell’energia dell’Iraq, Jabbar al Luaibi ha detto che l’incremento della produzione non è un tema all’ordine del giorno all’assemblea dell’Opec del 22-23 giugno a Vienna. Intanto, Reuters segnala che il Venezuela è sempre più in difficoltà nel garantire le forniture ai clienti, il ritardo accumulato è di circa un mese.

A Piazza Affari Saipem (+5,06%) è stato il titolo migliore. Ma il petrolio non c’entra. Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS Italiane) e il Consorzio Cepav due hanno firmato il contratto per la realizzazione del primo lotto costruttivo della tratta alta velocità/alta capacità Brescia-Verona, per un valore di 1,645 miliardi. Eni +1,17%.

VALUTE, SOFFRE L’ARGENTINA. I TASSI TURCHI AL 17,75%

Le grandi manovre sui tassi stanno provocando nuovi scossoni sui mercati emergenti. Gli operatori sono convinti che Jay Powell, a differenza di quanto fece Janet Yellen, procederà al rialzo senza tener conto delle conseguenze del tapering sulle economie emergenti più esposto al debito in dollari.

Si indebolisce il peso argentino, a 24,98. Nel corso della notte è stato annunciato l’accordo con il Fondo Monetario Internazionale. L’Argentina potrà avere fino a 50 miliardi di dollari di aiuti, divisi in due tranche. In cambio, il governo di Mauricio Macrì si è impegnato ad anticipare il raggiungimento del pareggio di bilancio primario.

Continua a soffrire il real del Brasile, sceso a 3,90 su dollaro, da 3,85 del giorno prima. Il cross è sui minimi degli ultimi due anni.

La sorpresa arriva dalla Turchia, a due settimane dal voto. Ieri c’è stata un’inattesa stretta da parte della banca centrale con l’aumento dei tassi di 125 punti al 17,75%. Forse un soprassalto di indipendenza nei confronti del presidente Erdogan, sostenitore dell’espansione ad ogni costo, forse una mossa obbligata per evitare il collasso. Oppure, più probabile, una mossa tattica del sultano in chiave pre-elettorale. La lira turca è risalita a 4,48 sul dollaro.

BANCHE, PROVE DI FUSIONE TRA DEUTSCHE E COMMERZBANK

Seduta senza troppi scossoni per le Borse europee che si sono concentrate sulla strategia monetaria della Banca centrale europea in attesa della riunione del 14 giugno. La previsione dell’annuncio della data di chiusura del Qe ha favorito il nuovo rialzo dell’euro, salito a 1,182 sul dollaro (+0,4%) Sull’andamento delle azioni hanno anche pesato i nuovi segnali di frenata dell’economia tedesca: gli ordini all’industria sono scesi del 2,5%.

È però in pieno fermento il cantiere della finanza d’oltre Reno, alla prese con le difficoltà delle grandi banche. I due istituti più importanti si parlano in vista di un’aggregazione. Bloomberg riferisce che il presidente di Deutsche Bank ha avuto colloqui riservati, sia con i principali azionisti di Commerzbank, sia con esponenti del governo Merkel.

MILANO -0,18%. BRILLA SOLO MADRID

Poco mossa Milano (-0,18%) in frenata nel finale a quota 21.767,80 su volumi per 2,5 miliardi, in calo rispetto agli oltre 3 miliardi di controvalore raggiunti nei giorni scorsi.

Andamento analogo per gli altri mercati azionari del Vecchio Continente: Londra, Francoforte e Parigi perdono attorno allo 0,1%.

Fa di nuovo eccezione Madrid (+0,38%) ancora in rialzo. L’indice Ibex è salito di oltre il 3% dall’apertura delle contrattazioni di venerdì scorso, giorno in cui Mariano Rajoy è stato sfiduciato e Pedro Sánchez è diventato il nuovo capo di governo spagnolo.

Sul fronte macroeconomico il Pil dell’Eurozona è cresciuto dello 0,4% a livello trimestrale e del 2,5% su base annuale nel primo trimestre di quest’anno. Il dato è in linea a quello preliminare e al consenso degli economisti, ma in rallentamento rispetto agli ultimi tre mesi del 2017 quando segnò +0,7%. Si tratta comunque del dato più debole dalla metà del 2016.

LO SPREAD CHIUDE A 250. BTP DI NUOVO OLTRE IL 3%

Non ha tenuto nel finale la diga dei titoli del debito italiano. Il rendimento sul decennale tedesco si è riportato sopra quota 0,50% per la prima volta da oltre due settimane.

I Btp chiudono la seduta sui minimi, con lo spread su Bund oltre 250 punti, circa 20 punti sopra il minimo visto a metà mattinata a quota 232.

Il tasso decennale è ritornato a quota 3%, per la prima volta da una settimana. Il tratto 2-10 anni della curva si è appiattito di 12 punti.

ASTE: IL TESORO ABBASSA L’OFFERTA DEI BOT

Il mercato inizia a focalizzarci sulle aste della settimana prossima. L’attesa è concentrata soprattutto sull’offerta di titoli a lungo, che verrà annunciata stasera, a listini chiusi.

Unicredit prevede un’offerta di importo complessivamente contenuto, fino a 6,75 miliardi di Btp sulle scadenze 3, 7 e 30 anni. Ancora più cauta Intesa Sanpaolo, che ipotizza un importo totale fino a 4 miliardi di 3 e 7 anni e nessun’offerta sull’extra lungo. Altri operatori ipotizzano un’offerta extra lunga limitata al 15 anni, oppure suddivisa su due diverse scadenze.

In serata il Tesoro ha annunciato che nell’asta di Bot a 12 mesi di martedì 12 verranno offerti titoli per 6 miliardi, contro i 6,5 in scadenza.

BANCHE IN FRENATA, MA UNIPOL SVEGLIA BPER

Di nuovo deboli le banche italiane. L’indice di settore lascia sul terreno l’1,21% (+0,42% il comparto europeo).

In controtendenza Bper (+1,93%) promossa a buy da Equita Sim. Il primo socio Unipol +0,9%, invita i dirigenti e procedere in modo spedito sulla via della riduzione dei crediti in sofferenza, l’ad Carlo Cimbri ha detto che si aspetta “risposte forti e veloci” su questo tema.

Sale anche Banco Bpm, +0,8% (target price 3,9 euro).

Giù Unicredit (-1,6%) e Intesa Sanpaolo (-1,1%). Ubi Banca -1,5%: il Credit Suisse ha abbassato la raccomandazione a Neutral.

BAGNAI (LEGA) IL CREDITO COOP NON SI TOCCA. POP. SONDRIO -1,3%

In un’intervista a Reuters, il senatore della Lega Alberto Bagnai ha detto che il governo deve bloccare la riforma del credito cooperativo fino a quando le regole europee continueranno a penalizzare le banche italiane, dopo che ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato l’intenzione di rivedere la disciplina riguardante Bcc e banche popolari. Si tratta di una mossa che crea incertezza, perché non è chiaro cosa succederà alle banche che si sono già trasformate in Spa.

Banca Popolare di Sondrio ha perduto l’1,3%: per un trader le dichiarazioni di Conte allontanano la sua trasformazione in Spa e quindi anche le prospettive di m&a.

Nel gestito, deboli Poste italiane e FinecoBank, entrambi -0,3%. Generali +0,3%. Cattolica +1,6%.

MORGAN STANLEY: FCA PUÒ RADDOPPIARE SE FA COSÌ

Giornata di riscossa per Fca (+3%), sostenuta dal report di Morgan Stanley in cui si ribadisce la raccomandazione “overweight” con prezzo obiettivo a 23 euro.

Gli analisti pensano che il titolo potrebbe raddoppiare il proprio valore se verranno perseguiti questi sette obiettivi: Spin off o vendita di Magneti Marelli; Spin off o vendita di Maserati e Alfa Romeo; Ottenimento del rating “investment grade”; Ottimizzazione del braccio finanziario; Uscita dei marchi Fiat da mercati UE e America Latina; Maggiore trasparenza sulle strategie di Jeep/RAM; sviluppo dei progetti di guida autonoma avviati con Waymo.

LUSSO IN SALDO DOPO LE VENDITE SU HERMES

Il lusso ha pagato la pioggia di vendite sulle griffe parigine a partire da Hermès (-5,11%) dopo che per la terza volta in una settimana Exane Paribas ha rivisto i rating al ribasso (underperform da neutral) dopo i recenti rialzo. Anche Lvmh ha subito un forte ribasso a Parigi (-3,3%). E non è andata meglio a Kering (-4,15%).

A Piazza Affari Salvatore Ferragamo ha perduto il 3,43%, Moncler-2,57%, Brunello Cucinelli a -4,76%, in scia al comparto europeo, che si attesta a -1,38%.

TELECOM, RETE SEPARATA ENTRO L’ANNO. VOLA SAES GETTERS

In frenata Mediaset (-0,9%). Telecom Italia -1,4%. L’ad Amos Genish ha promesso la separazione della rete entro l’anno, dopo che ieri Ag Com ha dato un primo via libera.

Nel resto del listino, balzo di Saes Getters (+14,5%) dopo la firma di un accordo con l’americana Entegris per la cessione del business della purificazione dei gas, che comporterà una plusvalenza di 229 milioni.

Ancora in rialzo Astaldi (+2,85%): un potenziale acquirente ha valutato il 33% del ponte sul Bosforo 467 milioni di dollari. L’aumento di capitale della società è condizionato al ricevimento di un’offerta vincolante sull’asset turco.

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