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Fugnoli (Kairos): le Borse correranno fino a fine anno con alti e bassi, occhio al Giappone

Secondo lo strategist di Kairos, Alessandro Fugnoli, è probabile che a fine anno le Borse si ritroveranno a un livello più alto di oggi ma ci saranno alti e bassi e i ritmi di crescita dei diversi mercati azionari non saranno gli stessi: il più promettente è ancora il Giappone, mentre l’Europa può far meglio degli Usa ma molto dipende dalle elezioni tedesche

Fugnoli (Kairos): le Borse correranno fino a fine anno con alti e bassi, occhio al Giappone

L’indice S&P 500 ha recentemente toccato nuovi massimi storici: per alcuni esperti siamo nel più forte bull market dalla fine della seconda guerra mondiale. In Europa i segnali di schiarita, con gli indicatori economici migliori delle attese, stanno spingendo gli investitori a vendere i titoli rifugio. Risultato: nell’ultima settimana i titoli di Stato decennali tedeschi hanno aumentato il rendimento dello 0,16% pagando l’1,68% con lo spread con il Btp decennale che è sceso a 272 punti. Ma, come ha rilevato in settimana il Fmi guidato da Christine Lagarde, la situazione rimane fragile e permane un “elevato rischio di stagnazione”, soprattutto nella periferia: stiamo uscendo dalla decrescita ma dobbiamo ancora imboccare la strada della crescita. Sulla Cina i riflettori sono ancora accesi dopo la conferma del rallentamento del pil e l’assicurazione del Governo che non verrà permessa una crescita sotto il 7%. In settimana Pechino ha varato nuove misure per sostenere l’economia come l’eliminazione delle tasse sulle piccole imprese e la riduzione dei costi per gli esportatori. Nel frattempo in Giappone l’Abenomics sembra funzionare (anche l’ultimo dato sull’inflazione di giugno ha indicato una crescita dello 0,4% su base annua, oltre le attese degli analisti e in linea con la politica di contrasto alla deflazione portata avanti dal Governo) anche se non sono mancati gli scossoni sulla Borsa di Tokyo (solo venerdì il Nikkei è crollato del 3% penalizzata dal rialzo dello yen e da nuovi risultati trimestrali deludenti dopo quelli annunciati il giorno precedente da Canon).

In questo quadro l’incertezza rimane alta su più fronti. La ripresa negli Usa si rafforzerà o è destinata a rimanere tiepida a lungo? Quando Ben Bernanke inizierà il tapering? L’Europa riuscirà a imboccare stabilmente la strada della crescita attraverso le riforme strutturali? Mentre alcuni emergenti come il Brasile segnano il passo, la Cina potrà essere ancora il motore della crescita mondiale? Insomma, se nel breve periodo gli investitori si sono mostrati ottimisti sulla scia del rasserenamento in Europa e di risultati macro e trimestrali positive, il trend continuerà?

Per Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos Partner ed autore della  newsletter Il Rosso e il Nero, i nuovi massimi azionari sono il risultato dell’introduzione da parte della Fed del tapering come un fulmine a ciel sereno (che ha convinto il mercato a vendere qualsiasi asset, buono e meno buono) e della sua successiva ritrattazione. Il che ha generato un mutamento nei rapporti di forza tra Fed e mercati. “La Fed ha perso credibilità e i mercati si sentono più invulnerabili – spiega nella sua ultima newsletter pubblicata giovedì – Adesso la Fed starà zitta per qualche tempo. Mediterà, studierà i dati e non racconterà quello che pensa fino a settembre. Con l’avvicinarsi del Fomc decisivo del 17 settembre il mercato tornerà nervoso e il suo senso di invulnerabilità andrà ridimensionandosi”.

Fugnoli ritiene che due cose debbano essere ritenute probabili: 1) le borse, a fine anno, saranno su un livello più alto dell’attuale; 2) da qui a fine anno, ci saranno momenti in cui i mercati saranno più in basso di adesso. “Su questa ipotesi – precisa quindi Fugnoli – sarebbe dunque il caso di ridurre leggermente le posizioni azionarie per potere approfittare di fasi meno brillanti da qui all’autunno”.

Tra le Borse è da preferire il Giappone. L’Europa, sottopesata nei portafogli globali, dice, può far meglio dell’America se saprà confermare i segnali di stabilizzazione. “Resta però – chiosa Fugnoli – un investimento eminentemente speculativo”. Lo strategist rimane poi neutrale sui bond nel breve termine e suggerisce di accumulare dollari con calma e solo in fasi di debolezza come l’attuale.

Conclusioni che si basano sull’analisi della situazione nei tre angoli del globo seguendo la massima “gli umani amano creare problemi quando non ce ne sono e tendono a cercare di risolverli quando ci sono”. Così mette in discussione la percezione diffusa per cui sembra che l’America non abbia problemi, la Cina ne abbia invece di seri  e l’Europa sia sulla strada giusta per alleggerire i suoi. Vediamo quali sono le riflessioni per ciascuna di queste aree.

Stati Uniti

Al momento gli Usa stanno beneficiando di una piccola accelerazione da scorte che, partita a fine giugno, avrà, secondo Fugnoli, “una più grande accelerazione all’inizio del 2014 per il venir meno degli effetti fiscali restrittivi che stanno pesando sul 2013”. Ma all’orizzonte ci sono nuove baruffe politiche. “Vedendo però che Obama si sta preparando a girare il paese per farsi bello dei miglioramenti dell’economia – spiega Fugnoli – i repubblicani hanno fatto capire che ritireranno fuori il tema dei tagli di bilancio. La pace fiscale, uno dei pilastri su cui si sta reggendo il massimo storico della borsa, potrebbe  dunque essere rimessa in discussione”. Se per il momento  l’azione repubblicana sembra soprattutto di disturbo, per lo strategist  è comunque da tenere d’occhio.

Cina

“La Cina, che è invece piena di problemi, ha in compenso la voglia di affrontarli” esordisce Fugnoli sul Paese spiegando che il problema non è il 7.5 per cento di crescita piuttosto che il 7.2  o il 7.0, quanto il modello di sviluppo del paese che deve affrontare un ripensamento radicale, argomento su cui il dibattito è in corso da più di un anno. Si pensi all’espansione del credito, molto utile in passato, che si avvia a essere una politica da usare nei momenti di emergenza o all’ambientedegradato che metterà un freno  alla diffusione delle auto, che negli ultimi mesi hanno dato  un contributo significativo alla crescita. Gli occhi sono sulla conferenza economica di ottobre.“Al momento – dice Fugnoli – tutto fa pensare che privatizzazioni  e liberalizzazioni saranno il piatto forte”.

Europa

“La differenza in meglio rispetto alla Cina – dice Fugnoli – è che il quadro  macro europeo appare in fase di stabilizzazione. La differenza in peggio è che non si sa quanta voglia ci sia di affrontare i problemi strutturali. E sappiamo  che i problemi strutturali, proprio perché tali, non passano mai da soli”. Gli occhi di tutti, compresi dei mercati, sono così alla sera del 22 settembre, quando si saprà l’esito delle elezioni tedesche. Il che permetterà di farsi un’idea di come verrà impostata la strategia europea. I paesi del sud europeo (destre e sinistre insieme) – continua Fugnoli – gli Stati Uniti e i mercati sperano che la Merkel esca indebolita. Si usa uno schema semplificato secondo cui la Merkel forte significa austerità e rischi per l’euro e per l’economia mondiale, mentre una Merkel debole equivale a spesa pubblica europea e salvezza per l’euro e per il mondo”. Le cose però, avverte lo strategist, non sono così semplici. Perché questa impostazione, che mette al centro la Merkel, trascura il vivace dibattito in corso sull’euro nella sinistra tedesca, abuituati come siamo a pensare che la sinistra tedesca voglia da sempre l’euro con  entusiasmo.

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