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Fs, il Governo fa decadere il cda e affossa la fusione con Anas

Toninelli annuncia di aver firmato la decadenza del cda di Fs, colpevole di non aver a sua volta fatto decadere l’Ad Mazzoncini dopo il rinvio a giudizio per truffa – Salta l’assemblea del 26 luglio – Il ministro su Anas: “La decisione è presa, non c’è alcun motivo per tenerle insieme”.

Fs, il Governo fa decadere il cda e affossa la fusione con Anas

Colpo di mano del governo su Ferrovie dello Stato. Il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, ha annunciato su Facebook di aver firmato la decadenza dell’intero consiglio di amministrazione di Fs nominato a fine 2017 dal governo Gentiloni.

“Ho appena firmato la decadenza dell’intero Cda di FS per chiudere con il passato. Siamo il governo del cambiamento e pensiamo che non esista attività industriale, soprattutto se prodotta al servizio dei cittadini, che non abbia un risvolto etico” ha fatto sapere il ministro.

Da giorni ormai circolavano rumors di corridoio sulla prossima uscita dell’Ad Renato Mazzoncini, ma in pochi si aspettavano l’estromissione dell’intero cda.

Mazzoncini, scelto dall’ex Premier Matteo Renzi per guidare Ferrovie (ricordiamo che la società è controllata al 100% dal Mef), lo scorso giugno è stato rinviato a giudizio per truffa nell’ambito di un’inchiesta relativa a 6 milioni di contributi della Regione Umbria all’azienda di trasporti, Umbria Mobilità, (all’epoca il manager guidava Busitalia, poi assorbita da Fs).

E’ a questo che Toninelli si riferisce quando parla di “risvolto etico”. Rispondendo ad alcune domande dei giornalisti su quello che ormai può essere definito ex ad di Ferrovie, il ministro ha infatti aggiunto: “”Ci dispiace che il cda si sia arroccato non applicando l’automatica decadenza prevista dallo statuto”.

Il rinvio a giudizio contrasta infatti con la clausola etica voluta dal Governo Letta e recepita nello statuto (art.10) della società. In sostanza, lo statuto prevede che, in caso di rinvio a giudizio, l’ad deve “darne immediata comunicazione” al cda che a sua volta, dopo aver verificato la situazione, può decidere la decadenza dell’amministratore dalla carica “per giusta causa, senza diritto al risarcimento danni, salvo che il consiglio di amministrazione, entro il termine di dieci giorni di cui sopra, proceda alla convocazione dell’assemblea, da tenersi entro i successivi sessanta giorni”. Il cda riunitosi pochi giorni dopo l’avvenuta comunicazione di Mazzoncini della sua situazione giudiziaria ha invece respinto la sua decadenza.

Tra l’altro proprio domani, 26 luglio, si sarebbe dovuta riunire l’assemblea degli azionisti che però, fa sapere Toninelli, “non si terrà”.

La nomina del nuovo board di Fs si inserisce direttamente nella partita sulle nomine pubbliche. Dopo la scelta dei vertici di Cdp e mentre continua l’incertezza sulla Rai, proprio la guida di Ferrovie potrebbe servire a riequilibrare i rapporti di forza tra i due partiti di maggioranza. In base alle indiscrezioni, infatti, in pole position per la poltrona di ad dovrebbe esserci Giuseppe Bonomi, ex presidente Sea, gradito al Carroccio.

Pare invece sempre più in bilico la fusione con Anas, che tra i suoi artefici aveva proprio Mazzoncini e che era sostenuta all’unanimità dal board decaduto di Fs. Nel corso degli ultimi giorni sia il vicepremier Di Maio che il titolare dei Trasporti, Toninelli, hanno usato parole durissime nei confronti del “matrimonio”. Il primo ha parlato di “un’operazione sbagliata che bisogna fermare”, mentre il secondo sembra aver ormai suonato il De Profundis sull’intera operazione: “Penso che la decisione sia presa: ci manca ancora qualche dato scientifico, qualche studio dai tecnici, ma non c’è alcun motivo per tenerle insieme”.

Per portare a termine l’operazione servono ancora alcuni passaggi chiave che il governo giallo-verde non sembra intenzionato a portare a termine. Sulla questione è però intervenuto oggi anche l’amministratore delegato di Anas, Vittorio Armani, che ha chiesto all’Esecutivo di “non distruggere valore”.

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