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Francia, il baby boom finanziato dallo Stato ora costa troppo

Parigi ha uno dei tassi di nascite più alto dell’Unione europea – In controtendenza rispetto a un sempre più canuto Vecchio Continente, la Francia ha incentivato e finanziato il decollo dei parti e le famiglie numerose – Ora però servono più asili, scuole e posti di lavoro, ma non ci sono i soldi

Francia, il baby boom finanziato dallo Stato ora costa troppo

“Les enfants de la patrie”, i figli della patria celebrati dalla Marsigliese, sono diventati un po’ troppi. Braccia forti, è vero, ma pure bocche da sfamare. E così la Francia si trova a dover gestire, economicamente, un baby boom che prima ha alimentato e ora le è sfuggito di mano.

Il Wall Street Journal dedica un ampio reportage a un problema alquanto insolito per una nazione del Vecchio Continente, che – ormai quasi per definizione – sembra condannato a un inesorabile invecchiamento di massa.

Con una media di 2,01 bambini nati per donna, la Francia ha il tasso di nascite più alto dell’Unione europea, dopo l’Irlanda. Negli ultimi anni, i neonati sono cresciuti a ritmi mai visti nel Paese dagli anni Settanta.

Il decollo dei parti è l’orgoglioso frutto di una precisa politica nazionale: menter la popolazione europea continua a scendere, la Francia cresce, con una buona fetta di popolazione adulta in età da lavoro che in futuro potrà dare supporto sia agli infanti che agli anziani.

Il mini baby boom francese è arrivato grazie a generosi sussidi e servizi per le famiglie. Ci sono assegni, detrazioni fiscali, aiuti statali per la casa. Per il nobile intento, si è speso l’equivalente del 4% del Pil, il tasso più alto tra i 34 Paesi industrializzati dell’Ocse. E, per la cronaca, quasi il doppio della media: il 2,2%.

Il problema è che più bebè, ragazzini e studenti hanno bisogno di più asili, scuole e università. Tutte strutture che Parigi sta tentando di finanziare, nonostante il deficit. Molti giovani adulti devono appoggiarsi ad assegni sociali, perché lo stato non riesce a creare abbastanza posti di lavoro. Tra le varie iniziative, c’è un nuovo programma di supporto per 100 mila giovani disoccupati. Costo dell’operazione: più di 600 milioni di euro l’anno.

Il governo francese è fiducioso e crede che questi sforzi saranno ripagati. Ma molti economisti sostengono che Parigi debba rivedere il suo welfare, incluse le misure per la famiglia.

Il presidente François Hollande, poco prima dell’insediamento, aveva promesso di ridurre il rapporto deficit/Pil al 3% e investire nelle generazioni future.

A meno di un anno dall’elezione, Hollande ha dovuto guardare in faccia una realtà più problematica. La disoccupazione continua a salire. Il deficit pure.

Eppure l’Eliseo non si arrende. Va avanti con il piano per creare 150 mila posti di lavoro per giovani al costo di 3,5 miliardi di euro l’anno. Il mese scorso, ha messo a punto un sistema di welfare che assicura ai giovani disoccupati 500 euro al mese. Al momento i beneficiari sono 10 mila, ma nei prossimi anni si dovrebbe arrivare a coprire 100 mila persone.

La Francia continua a puntare sui giovani. Pure troppo, secondo alcuni. Il destino dell’insolita direzione di un Paese della Vecchia Europa non è ancora chiaro. Intanto, per i figli della patria, “le jour de gloire” – il giorno della gloria, tanto per tornare alla Marsigliese – non è ancora arrivato.

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