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Finanza sostenibile, nel 2022 cala l’interesse degli italiani: il “greenwashing” induce alla prudenza

Troppo spesso etichette e pubblicità mirano a presentare prodotti o servizi come sostenibili, senza che questi effettivamente lo siano. È quanto emerso durante il convegno della Consob dal titolo “Investimenti sostenibili. Conoscenze, attitudini e scelte degli investitori italiani”

Finanza sostenibile, nel 2022 cala l’interesse degli italiani: il “greenwashing” induce alla prudenza

La finanzia sostenibile perde il suo fascino. Nel 2022 l’interesse degli italiani verso gli investimenti sostenibili è in lieve calo, anche se in prospettiva la “finanza verde” mantiene la sua forza di attrazione, tanto che una buona parte è disposta a valutare nei prossimi due anni un riorientamento del proprio portafoglio titoli in favore dei prodotti sostenibili. Tra i fattori che più inducono alla prudenza c’è il rischio del greenwashing, la volontà di indurre i propri potenziali clienti a credere che un marchio sia impegnato nella tutela dell’ambiente molto più di quanto non lo sia in realtà. Un fenomeno ormai al centro dell’attenzione dei regolatori internazionali.

Sono questi alcuni dei principali risultati evidenziati oggi, martedì 7 febbraio, nel corso di un convegno in Consob a Roma sul tema “Investimenti sostenibili. Conoscenze, attitudini e scelte degli investitori italiani”, che ha approfondito i temi della sostenibilità nell’ottavo Rapporto della Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane, presentato il 26 gennaio scorso.

Come è cambiato l’interesse degli italiani verso la finanza sostenibile

In un contesto di incertezza economica e geopolitica, caratterizzato da un’elevata inflazione e dalla guerra in Ucraina, il 15% degli italiani – secondo un sondaggio condotto tra giugno e luglio 2022 su un campione di 1.436 intervistati – si dice interessato ad investire in prodotti finanziari sostenibili (quelli che si contraddistinguono per l’impegno verso la tutela dell’ambiente, dei diritti dei lavoratori e dei valori del buon governo societario) anche a costo di accettare rendimenti più bassi rispetto a quelli prospettati da altre forme di investimento. Nel 2021 il dato corrispondente era al 17%. Il 48% degli intervistati (57% nel 2021) si dichiara disposto ad investire in prodotti finanziari Esg (Environment, Social, Governance) solo a patto che i rendimenti siano pari o addirittura superiori a quelli offerti da investimenti non sostenibili. Il 17% dichiara, invece, di non avere alcun interesse per la finanza sostenibile contro il 13% di un anno prima.

L’attenzione risulta maggiore tra le donne, i giovani, gli investitori abbienti e quelli più alfabetizzati dal punto di vista finanziario. Dal sondaggio risulta, però, che le conoscenze degli italiani sul mondo della finanza sostenibile sono ancora piuttosto limitate.

Malgrado la flessione registrata nel 2022 il “verde” in finanza non perde appeal. Il 57% degli intervistati è propenso a modificare nei prossimi due anni le proprie scelte di investimento, rafforzando la componente della sostenibilità.

Trai i timori e rischi percepiti: il greenwashing

“I dati rivelano che il greenwashing, inteso come affermazioni fuorvianti sulle effettive caratteristiche di sostenibilità dei prodotti, è fra i timori e i rischi percepiti dagli investitori – ha osservato Chiara Mosca, Commissario Consob -. È un fenomeno che può minare la fiducia”. Per questo, ha aggiunto, “il contrasto del greenwashing è una priorità globale ed è nell’agenda dei regulator internazionali”. Ma non solo il greenwashing. Un fattore deterrente rispetto alla scelta di investimenti sostenibili è anche la mancanza delle conoscenze necessarie, ha sottolineato la Commissaria Mosca.

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