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Fed conferma il rialzo dei tassi a marzo. Piazza Affari: +7,5% a gennaio

Yellen lascia la presidenza della Fed: toccherà a Powell debuttare con il rialzo dei tassi americani – Asia in rally – Facebook in altalena – Piazza Affari chiude il mese di gennaio totalizzando un rialzo del 7,5%, nettamente meglio di tutti gli altri listini europei

Fed conferma il rialzo dei tassi a marzo. Piazza Affari: +7,5% a gennaio

Mercati Usa in lieve rialzo, dollaro poco mosso. Gli investitori hanno preso così atto del verdetto più scontato nella recente storia dei meeting della Fed. La Banca centrale ha infatti deciso, come previsto, che i tassi resteranno invariati, ma ha aggiunto che “il tasso d’inflazione si sta avviando a raggiungere entro l’anno l’obiettivo del 2%”. Di qui la prospettiva di un “graduale” rialzo del costo del denaro a partire dalla riunione di marzo, la prima guidata dal nuovo presidente, Jerome Powell, e che proseguirà, probabilmente, con un nuovo ritocco a giugno.

Janet Yellen consegna al successore una situazione buona, assai migliore di quella ereditata da Ben Bernanke: salgono occupazione (234 mila nuovi posti nel settore privato a gennaio) consumi ed investimenti. A Powell il non facile compito di ridurre la liquidità in circolazione, controllare l’aumento dei prezzi e così contenere i rischi di una prossima recessione.

ASIA IN RALLY, MA LA CINA SEGNA IL PASSO

L’andamento dei mercati ha confermato la buona intonazione delle economie avanzate. Positivi i listini asiatici. La Borsa del Giappone si avvia a chiudere in rialzo stamattina, mentre lo yen si indebolisce sul dollaro a 109,2. Indice Nikkei +1,2%. Gennaio si è chiuso con un rialzo del 2,8%. Sono in rialzo le altre Borse dell’Asia Pacifico. Seoul +0,3%, Mumbai +0,5%.

Incerti mercati cinesi, nonostante l’indice Pmi segnali una robusta salita dell’attività manifatturiera. L’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen (l’indice tech è ai minimi da sei mesi) è in calo dell’1,1%, Hong Kong -0,4%. A gennaio sono schizzate all’insù le entrate dei casinò di Macao: +36,4%.

Wall Street non nasconde il suo ottimismo. Dopo due sedute in discesa ieri gli indici sono tonati a salire in attesa della pioggia di risultati da stasera in poi. Il Dow Jones è salito dello 0,28%, S&P 500 +0,05%, Nasdaq +0,12%.

CONTI D’ORO PER BOEING, ZUCKERBERG CONVINCE GLI ANALISTI

A dare la carica al listino sono stati i conti di Boeing (+4,9%): il colosso di Seattle, uno dei titoli più favoriti dalle politiche di Donald Trump, ha annunciato profitti oltre le stime e consegne record di nuovi aere commerciali per il 2018.

Dopo Borsa ad alta tensione per Facebook, il primo dei colossi della new economy ad annunciare i risultati. Il titolo del social network ha prima accusato un ribasso del 4% quando gli analisti hanno appreso che, complici le misure adottate per ridurre la trasmissione di fake news, per la prima volta il traffico è calato (50 milioni di ore al giorno in meno). Ma l’azione ha chiuso la lunga giornata in rialzo dell’1,4% dopo la conference call di Mark Zuckerberg. Il fondatore del social network, affiancato da Sheil Sanberg, ha sostenuto, numeri alla mano, che il network ha messo a punto una strategia capace di moltiplicare i profitti nonostante il calo del traffico. “Voglio esser chiaro – ha detto – il metro per misurare la nostra redditività non è mai stato il numero delle conversazioni in sé, ma la qualità del traffico e delle connessioni”. In forte crescita, intanto, le entrate e i profitti (+47% negli ultimi 12 mesi).

Delude Microsoft, scesa del 2% nel dopo mercato. Il titolo ha registrato una perdita di 82 centesimi di dollaro per azione, dovuta agli impatti della riforma fiscale.

PETROLIO, RECORD STORICO PER LA PRODUZIONE USA

Poco mosso il petrolio: le scorte di greggio Usa questa settimana sono cresciute oltre le attese a +6,8 milioni di barili. Intanto la produzione americana è tornata ai massimi storici, ai livelli del 1970 prima dell’esaurimento dei pozzi tradizionali. Grazie allo shale oil le estrazioni Usa sono tornate a 10,04 milioni di barili al giorno.

PIAZZA AFFARI CHIUDE GENNAIO A +7,5%

Mercati europei contrastati , nonostante la minor pressione sulle obbligazioni, i buoni dati in arrivo dal mercato del lavoro e il rialzo del dollaro nel pomeriggio, in attesa del verdetto della Fed.

A Piazza Affari l’indice Ftse Mib (+0,11%) ha recuperato nel pomeriggio dopo una mattinata in pallido rosso chiudendo a quota 23.507 punti. Nel corso di gennaio l’indice ha guadagnato il 7,5%, la miglior performance del marzo scorso, nettamente meglio delle altre borse europee. Alterno l’andamento delle altre piazze: scende Londra -0,72% mentre si riaccendono le schermaglie con la Ue sulla Brexit. Meglio Parigi (+0,15%) e Madrid (+0,22%). Piatta Francoforte (-0,06%). È stato più pronunciato delle attese il calo dei consumi nel mese di dicembre: -1,9% contro il -0,4% previsto.

INFLAZIONE IN FRENATA, LA DISOCCUPAZIONE SCENDE AL10,8%

A gennaio l’indice dei prezzi al consumo dell’eurozona è cresciuto dell’1,3% a livello annuale, in rallentamento rispetto all’1,4% di dicembre, ma in linea al consenso degli economisti. L’indice “core” è invece salito dell’1% contro lo 0,9% di dicembre.

“Un ampio grado di stimolo monetario resta necessario affinché le pressioni inflazionistiche sottostanti continuino a crescere”, ha affermato il membro della Bce, Benoit Coeurè, il quale si aspetta che “i tassi di interesse chiave restino sui livelli attuali per un lungo periodo di tempo e ben oltre l’orizzonte” del Qe.

Buone notizie per l’Italia in arrivo dal fronte della disoccupazione, scesa a dicembre al minimo da oltre cinque anni, a fronte però di un calo degli occupati e di un aumento degli inattivi, mentre la creazione di nuovi posti arriva soprattutto da contratti a termine. A dicembre il tasso di disoccupazione è sceso a 10,8%, minimo da agosto 2012, dal 10,9% del mese precedente. Su base annua, il saldo positivo degli occupati di 173.000 unità è legato interamente all‘aumento dei dipendenti a termine (+303.000) mentre sono calati quelli a tempo indeterminato (-25.000) e crollati i lavoratori indipendenti (-105.000).

POCO MOSSI I BTP, A MAGGIO STRESS TEST PER LE BANCHE DI ATENE

In questa cornice, dopo le vendite degli ultimi giorni hanno ripreso quota gli acquisti sui bond governativi, considerati in questo momento meno rischiosi delle azioni: il rendimento del Bund decennale scende allo 0,69% da 0,70% di lunedì. Anche l’ obbligazionario italiano ha archiviato attorno alla parità una seduta di transizione caratterizzata da pochi spunti e mancanza di direzione.

Il differenziale di rendimento tra Btp e Bund sul tratto a dieci anni si è adagiato poco sotto quota 140 punti base e il tasso poco sopra il 2%. La tornata di aste italiane di fine mese si è chiusa con le riaperture dei titoli andati in asta ieri, che hanno visto il collocamento di 1,44 miliardi di euro complessivi.

La Banca centrale europea pubblicherà i risultati degli stress test delle quattro maggiori banche greche in maggio per consentire di colmare eventuali ammanchi di capitale prima che la Grecia lasci il programma di bailout ad agosto. I risultati dei test degli altri 33 istituti di credito dei paesi della zona euro verranno pubblicati il 2 novembre.

TIRO AL BERSAGLIO SU LEONARDO, ALLARME EURO PER STM

In Piazza Affari è continuata la crisi di Leonardo – 2,02% a 9,72 euro dopo il pesante calo -12% accusato martedì dopo la presentazione del piano industriale i cui obiettivi sono stati giudicati inferiori alle aspettative. Société Générale e JP Morgan, più altri broker stamattina abbassano il target price. Gli analisti di Banca Akros, che ha confermato sul titolo la raccomandazione buy e il prezzo obiettivo a 14,25 euro, ritengono che le vendite sul titolo siano eccessive.

Sotto tiro anche Stm (-1,39%). A scatenare la nuova ondata di vendite è stato il profit warning lanciato dalla concorrente Infineon. La società tedesca prevede che la debolezza del dollaro possa pesare sui ricavi e stima una crescita dei ricavi del 5% anno su anno, molto meno rispetto al precedente +9%.

Si annuncia una seduta complicata per Salvatore Ferragamo (ieri -1,26%) che, a mercati chiusi, ha pubblicato il dato sui ricavi 2017 che conferma le previsioni negative degli analisti: risultato in calo a 1,393 miliardi di euro (-3,1% a cambi correnti).

ITALGAS AL TOP, SALE TELECOM

La minor pressione sui tassi ha favorito il rimbalzo delle utility. La miglior blue chip di giornata è stata Italgas, +2,14%, che nel pomeriggio ha annunciato la chiusura di due operazioni già note, vale a dire l’acquisto di rami d’azienda di Amalfitana Gas e di AEnergia Reti. Positiva A2a +0,88%; Enel +0,83%. Citigroup ha ribadito il giudizio buy, target price 5,5 euro.

Sale anche Telecom Italia (+0,61% a 0,726 euro) su cui Banca Akros ha confermato il rating accumulate con prezzo obiettivo a 1,12 euro. Il presidente Arnaud de Puyfontaine si è detto “fiducioso di riuscire a chiudere tutte le questioni aperte e di poter quindi avviare una nuova fase nelle relazioni con le istituzioni”, ribadendo la fiducia nell’operato dell’ad Amos Genish.

Bancari contrastati: alla buona intonazione di Banco Bpm (+0,87%) e Bper (+0,82%) si contrappongono le vendite su Ubi Banca (-1,37%). Molto volatile Creval, che chiude a +3,69% ma in seduta ha oscillato tra 9,813 e 10,954 euro.

FINCANTIERI, OGGI ITALIA E FRANCIA A CONFRONTO

Al di fuori nel paniere principale, Safilo chiude in calo del 5,94% dopo i conti del 2017 con vendite inferiori alle attese e la previsione di un ebitda più che dimezzato a 38-40 milioni.

Da segnalare Fincantieri, -1,24% alla vigilia dell’incontro odierno a Roma tra i ministri di Italia e Francia coinvolti nel progetto dell’alleanza sulle navi militari tra la società e Naval Group.

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