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Facebook dichiara guerra ai cybercriminali

Grazie alla collaborazione del team di sicurezza del social network di Mark Zuckerberg, l’Fbi ha arrestato dieci persone sospette nell’ambito dell’indagine sul Butterfly Botnet, un virus di frodi bancarie che ha infettato oltre 11 milioni di computer – “Non vogliamo giocare in difesa, ma prendere un’iniziativa civile”.

Facebook dichiara guerra ai cybercriminali

Nell’eterna guerra tra Facebook e i cybercriminali che tentano di usare il sito come un perfetto incubatore per i loro virus, il social network di Mark Zuckerberg ha ottenuto, proprio in questi giorni un importante vittoria. L’Fbi, infatti, ha annunciato martedì di aver arrestato dieci sospetti nell’ambito di un’indagine su un’operazione che ha infettato oltre 11 milioni di computer con un software di frodi bancarie, generando perdite, secondo le stime del Bureau, per 850 milioni di dollari.

Nonostante non siano stati diffusi molti dettagli sull’operazione, che coinvolge sospetti sparsi in varie parti del mondo (dagli Usa alla nuova Zelanda, passando anche per il Perù), ma l’Fbi ha ringraziato Facebook per la collaborazione con un comunicato.

Ciò che si sa è che il virus è un Botnet Butterfly che penetra nei Pc attraverso varianti del virus Yahos, che si diffonde attraverso i servizi di messaggistica istantanea come e sui social network, attirando nella sua trappola gli utenti con messaggi travestiti: link esterni, che rimandano ad un sito esterno che installa il virus attraverso il browser, “mascherati”, per così dire, da normalissimi messaggi di amici che condividono un link.

Nell’ambiente è ben nota l’aggressività crescente di Facebook nel combattere i cybercriminali. Come ha affermato di recente il capo della sicurezza Joe Sullivan l’obiettivo della compagnia non è semplicemente quello di mantenere la sicurezza degli utenti, ma quello di combattere con ogni forza chiunque voglia metterli a rischio: “Non vogliamo giocare in difesa, ma prendere un’iniziativa civile”. I cybercriminali sono avvertiti.

Il link all’articolo completo di Forbes.

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