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Export, Ue-Mercosur: accordo per migliore accesso ai mercati

L’intesa con la Ue è per i Paesi del Mercosur il primo vero passo di apertura verso una migliore trasparenza e competitività – L’accordo elimina i dazi doganali sul 93% delle esportazioni verso l’UE e concede un trattamento preferenziale al restante 7%

Export, Ue-Mercosur: accordo per migliore accesso ai mercati

Controcorrente rispetto alle tendenze populiste, la firma dell’accordo di associazione con la UE, con lo scopo di aiutare i mercati relativamente chiusi del Sudamerica, in particolare Brasile e Argentina, a stimolare la crescita economica, è il primo accordo commerciale significativo firmato dal Mercosur dalla sua istituzione nel 1991. Esso rappresenta il più grande accordo di riduzione tariffaria che l’UE abbia mai raggiunto in termini di riduzione delle tariffe, con i dazi all’importazione del 91% delle merci esportate verso il Mercosur che saranno gradualmente eliminati. La Commissione Europea stima che in questo modo si risparmieranno più di 4 miliardi di euro su base annua, vale a dire il quadruplo dei risparmi stimati dall’accordo di libero scambio dell’UE con il Giappone. Infine, il patto offrirà un migliore accesso agli appalti pubblici e ai servizi marittimi, con un miglioramento della trasparenza delle procedure di appalto.

L’accordo in principio, annunciato lo scorso luglio, deve ancora essere approvato dal Consiglio Europeo e dal Parlamento Europeo, nonché dagli organi legislativi nazionali dei Paesi membri di entrambi i blocchi. Per i paesi del Mercosur, l’accordo elimina i dazi doganali sul 93% delle esportazioni verso l’UE e concede un trattamento preferenziale al restante 7%. Come riportato da Atradius, se ratificato l’accordo aumenterà competitività, investimenti e produttività, beneficiando così il potenziale di crescita economica negli Stati membri. L’agricoltura è il settore commerciale che ne trarrà i maggiori benefici: Bruxelles ha accettato di ridurre gli ostacoli sull’82% delle importazioni agricole, anche se saranno applicate quote su alcuni prodotti agricoli sensibili come le carni bovine (un massimale di 99.000 tonnellate all’anno).

Carne, frutta, succhi d’arancia, zucchero ed etanolo in particolare, avranno un migliore accesso al mercato. E proprio un migliore accesso ai mercati d’oltremare è di grande importanza per i mercati sudamericani, dato il ruolo centrale che il settore agricolo svolge nelle economie locali. Tuttavia, in aggiunta all’approvazione del Consiglio e della Commissione, la strada si presenta ancora in salita, dal momento che l’accordo si scontra con l’opposizione degli agricoltori europei, in particolare quelli francesi. Inoltre, c’è ancora il rischio che l’Argentina possa decidere di non partecipare qualora il Presidente Macri dovesse perdere le elezioni di ottobre contro la coalizione dell’ex Presidente Kirchner.

Per quanto riguarda il Made in Italy, trainato chimica e farmaceutica, in Brasile i due comparti, malgrado la ripresa economica ancora lenta, sono previsti migliorare ulteriormente risultati e margini nel corso dell’anno. Il livello di concorrenza è alto ed è in corso un processo di concentrazione, in particolare tra gli operatori di medie e grandi dimensioni. l segmento rimane solido, malgrado il rischio di ribasso dovuto alle politiche di austerità che il governo brasiliano prevede di imporre: il valore aggiunto nel settore secondario farmaceutico è aumentato di oltre il 7% nel 2018 e dovrebbe aumentare di circa il 3% nel corso di quest’anno. La domanda di farmaci innovativi/specialistici continuerà ad aumentare, sostenuta dall’urbanizzazione e dall’invecchiamento della popolazione, con buone opportunità di generare reddito. Le grandi catene di farmacie continuano ad espandersi e ad aprire nuovi negozi, aumentando ulteriore l’offerta di prodotti da banco come cosmetici e alimenti naturali e sani.

Atradius sottolinea come i prodotti chimici abbiano risentito della riduzione della domanda da parte della Cina, tuttavia le prospettive per il 2019 sembrano essere più promettenti. Non va mai dimenticato che se, da una parte, il settore agrochimico rimane soggetto a improvvisi cambiamenti di fattori esogeni come clima, prezzi di mercato e tassi di cambio, dall’altra nel settore secondario dei prodotti chimici di base la maggior parte delle materie prime deve essere importata e i costi di produzione rimangono quindi esposti alla volatilità non solo dei tassi di cambio ma anche dalla continua minaccia di restrizioni e dazi commerciali.

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