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Ex Ilva, altiforni spenti, liti continue e idee confuse: il compleanno triste dello stabilimento di Taranto. Così muore un’eccellenza italiana

La storica acciaieria ex Ilva di Taranto, fondamentale per la produzione di laminati piani per buona parte dell’industria italiana, è nel caos ma non pare che il ministro Urso abbia ancora trovato il bandolo della matassa per salvarla

Ex Ilva, altiforni spenti, liti continue e idee confuse: il compleanno triste dello stabilimento di Taranto. Così muore un’eccellenza italiana

L’ex Ilva di Taranto compie 65 anni ma – annota amaramente l’ex leader della Fim-Cisl, Marco Bentivogli, sul Sole 24 Ore – “é il primo anniversario con tutti gli altiforni spenti” malgrado lo storico stabilimento pugliese sia l’unica acciaieria italiana a ciclo integrale e sia indispensabile per la produzione di laminati piani per auto, elettrodomestici, apparecchi elettrici ed edilizia. Purtroppo “la vertenza Ilva resta incagliata nell’eterno scontro tra enti locali, azienda, Governo e poteri dello Stato” ed è per questo che – concorda sempre sul principale giornale economico italiano Paolo Bricco, un giornalista che racconta da tempo con acume le tribolazioni di Taranto – “l’Ilva è nel caos”. Un caos alimentato oggi soprattutto da due fattori: il possibile azzeramento degli accordi per la cessione dello stabilimento alla Baku Steel e la mancanza di intesa tra Governo e enti locali sulla collocazione della nave rigassificatrice senza la quale “l’ex Ilva semplicemente non esiste più”. Viene da piangere ad assistere all’agonia di un’eccellenza italiana come lo stabilimento ex Ilva di Taranto ma non sembra proprio che il ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, abbia ancora trovato il bandolo della matassa per evitare l'”eutanasia industriale di tutto e di tutti”. Assurdo

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