Si apre oggi a Dublino l’Eurogruppo, l’incontro tra i ministri delle Finanze dell’Unione europea che si protrarrà anche nella giornata di domani. Al centro del meeting ci saranno soprattutto il salvataggio di Cipro e il progetto dell’unione bancaria che, dopo tanti proclami, ha bisogno di prendere corpo il prima possibile, nonostante le trattative al riguardo si preannuncino complicate.
Per quanto riguarda Cipro, invece, Nicosia deve infatti trovare altri 6 miliardi di euro, da aggiungere ai 7 miliardi già previsti e ai 10 degli aiuti internazionali: la dimensione del salvataggio dell’isola è aumentata dopo la revisione dei conti operata dalla Commissione Ue. I primi passi che dovrà compiere sono la ristrutturazione dei vecchi debiti, un ulteriore giro di vite fiscale e la vendita delle riserve d’oro. Tutto quanto dovrà poi passare al vaglio dell’Ue e in particolar modo della Germania.
Intanto, però, si prevedono ancora due anni di recessione per l’isola, che nei prossimi due anni vedrà il suo Pil contrarsi del 12,5%, mentre è ripresa l’operatività bancaria, anche se con alcune limitazioni.
L’altro grande tema sul tavolo, come detto, è quello dell’unione bancaria europea. Sul tavolo c’è la proposta di trasferimento della vigilanza bancaria dagli stati membri alla Banca centrale europea. A bloccare un accordo che pareva ormai fatto è stata, alla fine di marzo, la Germania, che ha sollevato quattro punti ancora da chiarire, tra cui spicca la richiesta di una netta separazione tra politica monetaria e sorveglianza creditizia.
A minare alla radice l’idea di un’unione bancaria, sono le spinte interne verso una sempre maggiore discrezionalità nazionale: il caso Cipro, così come altri casi analoghi, secondo alcuni responsabili europei, “giustifica la scelta di alcuni paesi di andare per la propria strada quando si tratta di proteggere i propri investitori o correntisti”. Il rischio serio, dunque, è quello di un progetto comunitario molto poco omogeneo, se non, addirittura, privo di significato.
Allegati: L’articolo del Guardian