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Erasmus e Brexit: la Ue salva gli studenti dal No deal

L’Unione europea salva dalla possibile hard Brexit gli studenti che partecipano all’Erasmus+ – Chi studia nel Regno unito prima del 30 marzo potrà continuare il programma a prescindere dal possibile accordo, ma il futuro rimane incerto

Erasmus e Brexit: la Ue salva gli studenti dal No deal

L’Unione Europea salva gli studenti Erasmus dallo spettro “hard Brexit”. A meno di due mesi dall’addio ufficiale e con il pericolo di un “No deal” che diventa di giorno in giorno più reale, lo scopo di Bruxelles è quello di salvaguardare chi ha già cominciato a studiare oltremanica.

A livello teorico, le linee guida del Regno Unito spiegano che Londra “si rapporterà alla Commissione europea con l’obiettivo di assicurare al Regno Unito la piena partecipazione del Paese ai programmi Erasmus+ eEuropean solidarity corps fino al 2020”.

Il problema è che, in caso di hard Brexit, qualsiasi rassicurazione potrebbe saltare. Per questo motivo la Commissione Ue ha presentato “un regolamento d’emergenza per l’Erasmus+”. La proposta sarà votata dal Parlamento Europeo in una delle due plenarie di marzo. Parallelamente si terrà un negoziato con il Consiglio Ue. Lo scopo è quello di approvare tutto prima del 29 marzo, data ufficiale della Brexit.

“Tutte le attività del programma Erasmus+ che sono iniziate prima del 30 marzo saranno finanziate fino alla fine, cioè per un massimo di 12 mesi”, stabilisce il regolamento.

La norma assicura che «le persone all’estero con una attività finanziata da Erasmus+ non vedranno la propria attività interrotta il giorno in cui il Regno Unito abbandona l’Unione europea”. Non solo, vale anche per chi fa il percorso inverso. Le regole si applicano “per esempio a uno studente di un’università francese in Erasmus+ a Londra, ma ugualmente a uno studente britannico che sta prendendo parte a un programma di Erasmus+ a Budapest”, spiga la Commissione.

Parlando in parole povere, gli studenti che ad oggi e fino al 30 marzo 2019 parteciperanno al progetto Erasmus+ non avranno problemi. E non si tratta di un numero esiguo di persone: ad oggi sono 14mila gli studenti europei che studiano temporaneamente nel Regno Unito e 7mila i britannici che fanno lo stesso in uno dei Paesi Ue.

E dopo il 29 marzo che succede? Una domanda che per ora rimane senza risposta, anche perché, in caso di “No deal” decadrebbero anche gli accordi presi per il periodo di transizione (che durerà fino alla fine del 2020). Chi vorrebbe fare l’Erasmus in Uk dopo Brexit, per il momento, non può far altro che aspettare e sperare che la politica riesca a trovare una soluzione di fronte a uno scenario inedito come quello della fuoriuscita del Regno Unito dall’Ue.

 

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