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Eni torna in utile nel trimestre e riduce il rosso 2016

Il cane a sei zampe ha chiuso i conti dell’anno scorso con una perdita di 1,46 miliardi, dopo il rosso di 8,8 miliardi del 2015 – Utile operativo adjusted del quarto trimestre a 1,29 miliardi, +103% – Possibile lancio di bond per 2 miliardi di euro entro l’anno prossimo – Presentato il piano strategico 2017 – 2020 – dividendo di 0,8 euro per azione nel 2017.

Eni riduce nel 2016 il rosso a 1,464 miliardi dalla perdita netta di 8,778 miliardi del 2015. Lo rende noto il gruppo precisando che nel quarto trimestre l’utile netto si è attestato a 340 milioni, mentre l’utile netto adjusted è stato pari a 460 milioni, sostenuto dalla robusta ripresa dell’E&P e il risultato netto adjusted dell’anno sostanzialmente a breakeven (-340 milioni).

L’utile operativo adjusted dell’anno è pari a 2,32 miliardi, in flessione del 48% principalmente a causa dello scenario (-3,3 miliardi) e dei problemi in Val d’Agri. L’utile operativo adjusted del quarto trimestre si attesta a 1,29 miliardi, +103% rispetto al quarto trimestre 2015. Il dividendo 2016 è confermato a 0,80 euro per azione, di cui 0,40 euro già pagati in acconto.

Eni, inoltre, torna sul mercato con emissioni destinate agli istituzionali per un massimo di 2 miliardi di euro entro l’anno prossimo. Il gruppo del cane a sei zampe spiega che è stata deliberata “la possibile emissione di uno o piu’ prestiti obbligazionari, da collocare presso investitori istituzionali, per un ammontare complessivo non superiore a 2 miliardi di euro o equivalente in altra valuta, da emettersi in una o piu’ tranche entro il 31 dicembre 2018”.

Infine, il Consiglio di Amministrazione ha convocato per il 13 aprile 2017 l’Assemblea degli Azionisti, in sede ordinaria, in unica convocazione, per deliberare sull’approvazione del bilancio di esercizio 2016 e sull’attribuzione dell’utile, sulla nomina degli organi sociali, sul piano di incentivazione di lungo termine 2017-2019 e disposizione di azioni proprie al servizio del piano e, in via consultiva, sulla sezione della Relazione sulla Remunerazione relativa alla Politica sulla Remunerazione.

In particolare, il piano di incentivazione di lungo termine 2017-2019, deliberato dal Consiglio di Amministrazione nella riunione del 28 febbraio 2017, potrà determinare l’assegnazione di azioni proprie Eni – provenienti dagli acquisti eseguiti in attuazione di piani di riacquisto di azioni proprie in precedenza approvati dalla Società – sino ad un numero massimo complessivo di 11 milioni di azioni.

Dopo i conti, arriva anche il piano strategico 2017 – 2020. Considerando il processo di trasformazione del Gruppo e gli obiettivi definiti nel piano, Eni ha intenzione di confermare un dividendo per il 2017 di 0,8 euro per azione interamente pagato per cassa. La politica di distribuzione sarà progressiva, in linea con la crescita degli utili e con la variabilità dello scenario.

Nell’ambito del piano, la spinta principale continuerà ad arrivare dall’upstream dove la produzione di idrocarburi è prevista in crescita del 3% all’anno nel periodo 2017-2020, e sarà realizzata principalmente attraverso il ramp-up e l’avvio di nuovi progetti e l’ottimizzazione della produzione, che daranno un contributo totale di circa 850mila barili di olio equivalente al giorno nel 2020.

L’esplorazione rimane un fattore chiave per la crescita del valore della società. Nell’arco del periodo di piano, Eni prevede nuove scoperte per 2-3 miliardi di barili di petrolio equivalente, quasi il doppio delle scoperte del piano precedente, grazie alla perforazione di circa 120 pozzi in oltre 20 Paesi. Questo sarà possibile nonostante la riduzione del 10% del CAPEX dell’esplorazione. Il break-even medio dei nuovi progetti è di circa 30 dollari al barile. 

Il settore G&P di Eni raggiungerà il break-even nel 2017, e sarà in attivo in seguito, grazie all’allineamento dei contratti di fornitura di gas alle condizioni di mercato e alla riduzione dei costi logistici, mentre l’ebit dal 2019 sarà di oltre 600 milioni di euro.

Per affrontare le debolezze strutturali del settore della raffinazione, l’obiettivo di Eni è di ridurre il margine di breakeven a circa 3 dollari al barile entro il 2018. Tutto ciò genererà un flusso di cassa operativo cumulato di 3,3 miliardi di euro, e un aumento dell’ebit di 300 milioni di euro nel periodo del piano, a scenario costante 2017.

Nel settore della Chimica, Eni prevede di realizzare un Ebit di circa 300 milioni all’anno e un flusso di cassa operativo cumulato di 1,2 miliardi di euro. 

Il Piano di investimenti quadriennale è focalizzato su progetti ad alto valore e con rapidi ritorni e sullo sviluppo di progetti convenzionali. Il CAPEX di circa 31,6 miliardi di euro rappresenta una riduzione dell’8%, a un tasso di cambio costante, rispetto al Piano precedente, e riguarda principalmente il portafoglio Upstream, la riprogrammazione delle attività di progetto, e la rinegoziazione di contratti. Questa riduzione è stata parzialmente compensata dal maggior impegno di circa 500 milioni in altri settori, principalmente nelle energie rinnovabili, un elemento sempre più rilevante nella strategia di decarbonizzazione di Eni. Inoltre, il CAPEX non impegnato rappresenta circa il 55% degli investimenti totali nel 2019-2020, e assicura al portafoglio Eni una grande flessibilità nel caso in cui lo scenario di prezzi del petrolio dovesse nuovamente essere negativo. Il nuovo piano di dismissioni punta a realizzare circa 5-7 miliardi di euro principalmente attraverso la diluizione degli asset di esplorazione, in linea con la nostra strategia di dual exploration.

In conclusione, in base ai piani di Eni, questo piano permetterà di avere una generazione di cassa superiore, tramite la costruzione di un portafoglio dall’alto margine grazie a risorse materiali e convenzionali, operazioni design-to-cost e asset di alto valore.

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