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Eni, nuovi guai: GdF indaga su presunte tangenti in Congo

La procura di Milano ha effettuato perquisizioni nelle sedi Eni e nei domicili di alcuni degli indagati. L’azienda guidata da Descalzi ha affermato la propria totale estraneità ai fatti e la massima collaborazione con i pm

La Guardia di Finanza di Milano ha effettuato nei giorni scorsi diverse perquisizioni nelle sedi Eni di Milano e Roma e in domicili di persone coinvolte nell’ambito dell’inchiesta, condotta dalla procura di Milano, su presunte tangenti per appalti petroliferi del gruppo guidato da Claudio Descalzi in Congo.

Eni è indagata come persona giuridica per la legge 231 per il reato di corruzione internazionale. A beneficiare dei presunti pagamenti sarebbero stati pubblici ufficiali congolesi ed anche manager dell’azienda.

Come sottolinea “Il Sole 24Ore”, al rinnovo delle concessioni petrolifere, Eni avrebbe avrebbe accettato di coinvolgere società congolesi indicate dal governo dello Stato africano per almeno il 10% del valore dei contratti, stimati in 350 milioni di euro.

Lo scorso 6 luglio, in occasione della pubblicazione della semestrale, Eni aveva rassicurato circa l’avvio di accertamenti dei pm su fatti relativi ad Eni Congo. Tra gli indagati figurano i nomi di Roberto Casula, attuale capo delle attività di esplorazione e produzione di Eni, Maria Paduano, dirigente del cane a sei zampe, rnest Olufemi Akinmade, ex dirigente di Agip in Nigeria, e un altro ex dirigente di Agip, Andrea Pulcin.

Nuovi guai dunque per Eni, dopo le inchieste aperte nei confronti di Eni per presunti comportamenti illeciti in Nigeria e Algeria.

La società ha confermato in una nota di “aver ricevuto ieri dalla Procura di Milano una richiesta di consegna di documenti in relazione ad alcune attività svolte in Congo nel 2009 e nel 2014”. “La richiesta fa seguito ad altre due precedenti ricevute nel 2017 di cui la società aveva già dato notizia nella propria informativa finanziaria” prosegue la nota, spiegando che “la società ha già provveduto alla consegna della documentazione richiesta” e confermando che “contestualmente si sono svolte operazioni di perquisizione presso gli uffici di due persone di Eni”.

“Eni dichiara la propria totale estraneità da presunte condotte illecite in relazione alle operazioni oggetto di indagine, operando nel pieno rispetto delle leggi stabilite da Stati sovrani, e continuerà a fornire la propria collaborazione alla magistratura affinché possa essere fatta la massima chiarezza sulla vicenda. Eni tiene infine a precisare di non avere avuto alcun rapporto con la società WNR-World Natural Resources” società di diritto britannico cui la società congolese AOCG cedette i diritti di esplorazione.

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