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Eni: il progetto Baleine accelera la crescita della Costa d’Avorio

Baleine ad oggi è il più grande ritrovamento di idrocarburi effettuato da una compagnia energetica nel Paese africano e potrà contribuire ad una crescita industriale sostenibile

Eni: il progetto Baleine accelera la crescita della Costa d’Avorio

Sfruttare le risorse energetiche dei Paesi in via di sviluppo, in particolare dell’Africa, e restituire loro qualcosa in termini di crescita economica e sviluppo: si può fare. Anzi, si deve fare e su questo è impegnata da decenni Eni, sin dal Piano Mattei e ancora oggi, in tutti i Paesi in cui il gruppo italiano opera. L’ultimo esempio virtuoso è in Costa d’Avorio, dove il cane a sei zampa ha dato vita al progetto Baleine. Baleine semplicemente, ad oggi, è il più grande ritrovamento di idrocarburi effettuato da una compagnia energetica in Costa d’Avorio, e offre l’opportunità al Paese africano di rafforzare il suo ruolo di hub energetico regionale, oltre che ovviamente di soddisfare la crescente domanda interna.

Grazie all’utilizzo di tecnologie all’avanguardia, Baleine rappresenta un modello di eccellenza nello scenario africano ed è il primo sviluppo upstream a zero emissioni nette nel continente. Sarà anche un modello guida per future iniziative di produzione di energia a minor impatto sull’ambiente. L’impiego della FPSO Petrojarl Kong e della FSO Yamoussoukro garantisce infatti, secondo quanto sostiene Eni, una produzione offshore efficiente, mentre il gas processato è interamente destinato al consumo interno del Paese, contribuendo alla sicurezza energetica nazionale e favorendo la crescita industriale ivoriana. Baleine si distingue per il forte impegno nella sostenibilità, sempre a detta di Eni, con programmi di distribuzione di fornelli migliorati, progetti di tutela del patrimonio forestale e iniziative per lo sviluppo delle comunità locali che completano il quadro di una presenza responsabile e duratura nel Paese.

La produzione di gas da Baleine è quindi strategica poiché consentirà di incrementare l’offerta interna e regionale, mentre quella a olio sarà funzionale a rilanciare l’export. In Costa d’Avorio, come nel resto del continente africano, Eni esprime i capisaldi del proprio business: il percorso di decarbonizzazione, il modello di cooperazione e il modello operativo. “Oltre al rafforzamento e alla diversificazione del nostro portafoglio tradizionale – scrive l’azienda -, sempre più incentrato sulla valorizzazione del gas naturale, promuoviamo nuove soluzioni per ridurre l’impronta carbonica complessiva delle nostre attività. L’obiettivo che ci siamo posti è fare di Baleine il primo giacimento a zero emissioni nette (Scope 1 e 2) in Africa”.

Da segnalare pure che pochi giorni fa il Presidente della Repubblica della Costa d’Avorio Alassane Ouattara incontra l’Amministratore Delegato di Eni Claudio Descalzi, e che tra l’azienda italiana – in questo caso attraverso la controllata Eni Natural Energies (ENE) – e il Ministero dell’Agricoltura della Costa d’Avorio è stato firmato a fine maggio un Memorandum d’Intesa per promuovere iniziative agricole sostenibili per la transizione energetica. In particolare, l’accordo prevede di valorizzare la filiera dell’hevea e di valutare l’introduzione di colture oleaginose su terreni marginali e degradati, contribuendo così allo sviluppo agricolo sostenibile del Paese, senza competere con la produzione alimentare o forestale.

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