Eni ha pubblicato il report volontario di sostenibilità “Eni for 2022 – A just transition”, che racconta i principali risultati e obiettivi ottenuti nel suo percorso di transizione energetica. Il report di Eni si distingue dalla Dichiarazione consolidata di carattere non finanziario, inclusa nella Relazione finanziaria annuale 2022, perché più che con i numeri racconta attraverso storie il contributo dell’azienda per raggiungere un’energia efficiente e sostenibile con l’obiettivo al 2050 della neutralità carbonica, condividendone i benefici sociali ed economici con i lavoratori, i fornitori, le comunità e i clienti in maniera inclusiva e trasparente. Eni for 2022, insomma, approfondisce le storie, i casi concreti e le testimonianze di persone con le quali l’azienda condivide il proprio cammino. l report spiega il percorso per affrontare queste sfide, attraverso le tre leve del modello di business integrato:
- Neutralità carbonica al 2050; qui si spiegano le tappe e il percorso che porteranno Eni alla totale decarbonizzazione dei processi e dei prodotti entro il 2050 e ad abbattere totalmente la propria impronta carbonica, sia in termini di emissioni nette che in termini di intensità carbonica netta.
- Eccellenza operativa mette in luce l’impegno continuo per la valorizzazione, la salute e la sicurezza delle persone, l’integrità degli asset, la tutela dell’ambiente, il rispetto dei diritti umani, la resilienza e la diversificazione delle attività e la solidità finanziaria.
- Alleanze per lo sviluppo è incentrata sull’impegno di Eni alla riduzione della povertà energetica nei Paesi in cui opera. Altro obiettivo è promuovere uno sviluppo equo e sostenibile in collaborazione con attori internazionali e in linea con i Piani di Sviluppo Nazionali e l’Agenda 2030.
Il modello di business di Eni è volto alla creazione di valore di lungo termine per tutti gli stakeholder attraverso una forte presenza lungo tutta la catena del valore dell’energia.
“Nell’affrontare le sfide del settore energetico che Eni ha di fronte manteniamo salde le nostre priorità con un impegno continuo per favorire l’accesso all’energia, lo sviluppo locale e la tutela dell’ambiente. Il successo della nostra strategia non può prescindere dalla collaborazione con i nostri stakeholder, dai privati, al pubblico, alle organizzazioni internazionali e della società civile, agli istituti di ricerca” ha affermato Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni.
Il concetto di Just Transition per Eni
Nel Report da poco pubblicato Eni spiega che “nel promuovere una transizione giusta è fondamentale adottare un differente approccio tra Paesi con economie avanzate e Paesi con economie emergenti”. Sono due gli aspetti da tenere in considerazione: la “Transition- Out” – ovvero la necessità di convertire e chiudere determinati siti o settori di attività – e la “Transition-In” – ovvero lo sviluppo di nuovi business, infrastrutture, prodotti. E bisogna considerare che le persone impattate potenzialmente in maniera negativa dalla “Transition-Out” possono non essere le stesse che beneficiano dalla “Transition-In”.
Allo stesso modo i nuovi settori “low carbon” devono essere caratterizzati da lavori dignitosi e impatti positivi per le comunità. Priorità, nei Paesi con economie emergenti, deve essere quella di conciliare il diritto allo sviluppo e all’accesso all’energia con l’esigenza globale di ridurre le emissioni, tenendo conto del principio di “comuni ma differenziate responsabilità”. Nei paesi che hanno sempre sperimentato la povertà energetica e bassi livelli emissivi pro capite, la Just Transition dovrà, in primo luogo, far superare questo livello di povertà anche attraverso un forte coordinamento internazionale. Lo scopo deve essere quello di supportare questi Paesi nell’evoluzione industriale e tecnologica verso infrastrutture energetiche pulite.
L’importanza del capitale umano
Allo stesso modo, l’azienda s’impegna a gestire ogni potenziale impatto negativo su lavoratori, comunità, consumatori e business partner nelle attività sia di “transition-out” che di “transition-in”, facendo leva su un solido approccio al rispetto dei diritti umani, alla diversità all’inclusione e all’empowerment delle donne. Eni è stata una delle sette società del settore che ha preso parte alla definizione del Just Energy Transition Framework tracciato dal Council for Inclusive Capitalism.
Eni, ha, inoltre, sta sviluppando un proprio framework di riferimento che includa gli impegni che l’azienda ha assunto nei confronti di quattro categorie: lavoratori, fornitori, comunità e consumatori. Il dialogo consentirà di mettere a sistema gli impegni e le azioni già messi in campo, definendo strategie, obiettivi e indicatori da monitorare nel tempo per valutare l’efficacia del percorso intrapreso. Punto di partenza ed elemento di collegamento tra la strategia Eni e la gestione delle ripercussioni e delle opportunità sociali di questo percorso è il modello di gestione dei diritti umani, che nel corso dell’ultimo quinquennio è stato sviluppato e consolidato con successo nei principali processi di Eni.
“Oggi più che mai è necessario mettere a fattore comune risorse e capitale umano, attraverso una visione ampia, che permetta di allinearsi sugli obiettivi comuni per ridurre i gap esistenti a livello geografico e promuovere il progresso umano globale” spiega Descalzi nel report.
Confermati gli obiettivi di neutralità carbonica al 2050
Eni ha mantenuto i suoi impegni verso la neutralità carbonica al 2050 confermando gli obiettivi di decarbonizzazione. L’azienda ha conseguito una riduzione del 17% delle emissioni Net GHG Lifecycle Emissions (Scope 1+2+3) rispetto al 2018, proseguendo nell’attuazione delle misure necessarie per raggiungere le zero emissioni nette (scope 1 e 2) nell’Upstream entro il 2030, investendo in tecnologie innovative e progetti a bassa impronta carbonica. Nel 2023 ha varato la FPSO (Unità galleggiante di produzione, stoccaggio e scarico) che verrà utilizzata per avviare la produzione del progetto Baleine, la più importante scoperta mai fatta in Costa d’Avorio e il primo sviluppo net-zero Scope 1 e 2 in Africa.
Offrire opportunità di conversione alle attività esistenti
La transizione energetica richiede innanzitutto una transizione tecnologica. Nel processo di just transition, gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite rappresentano un riferimento fondamentale per condurre le attività nei Paesi emergenti. In quest’ottica, Eni sta lavorando affinché il processo di decarbonizzazione offra opportunità di conversione delle attività esistenti e di sviluppo di nuove filiere produttive con rilevanti prospettive nei Paesi in cui opera. Per esempio, nel 2022, è stata consegnata alla bioraffineria Eni di Gela il primo carico di olio vegetale prodotto in Kenya (da scarti e materie prime prodotte in terreni degradati, non in competizione con la catena alimentare) che ha generato ricadute positive sull’occupazione e sullo sviluppo locale. Un modello che verrà replicato in altri Paesi.
Favorire l’accesso all’energia e all’educazione nei paesi dove opera
Eni ha posto particolare attenzione alle iniziative per favorire l’accesso all’energia e all’educazione nei Paesi dove opera, in particolar modo in Africa. I progetti di agri-business, per esempio, incarnano l’approccio dell’azienda verso una just transition, improntata ad una forte attenzione per la dimensione sociale. Sono stati avviati progetti in Costa d’Avorio, Mozambico e Ghana per facilitare l’accesso a metodi e strumenti di cottura efficienti. In particolare, in Costa d’Avorio sono stati distribuiti oltre 20.000 fornelli migliorati in 6 mesi, raggiungendo più di 100.000 persone. Eni ha, inoltre, promosso il diritto all’educazione in Congo, Ghana, Iraq, Messico, Mozambico ed Egitto, dove ha inaugurato anche la Zohr Applied Technology School, una scuola che punta a migliorare le competenze in campo energetico e tecnologico di studenti e studentesse.
Qui per scaricare il report completo Eni For 2022.