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Eni, due miliardi dall’Iran e nuovo giacimento nel mare di Barents

La società incasserà il credito dalla compagnia nazionale iraniana Nioc sotto forma di barili di petrolio – L’amministratore delegato Scaroni conferma: “Ora puntiamo sull’Africa” – Quanto alle liberalizzazioni, “è tutto da dimostrare che la passino dalla vendita di Snam Rete Gas, è un falso problema”.

Eni, due miliardi dall’Iran e nuovo giacimento nel mare di Barents

Due miliardi di dollari in forniture di petrolio. E’ quanto Eni incasserà, come rimborso di un credito, dalla compagnia nazionale iraniana Nioc. Lo ha confermato il manager capo della divisione Affari internazionali della stessa Nioc, all’agenzia Mehr, secondo quanto riportato dalla Reuters.

Nei giorni scorsi erano stati avanzati dubbi sul rimborso del credito. Il rischio era legato al possibile appoggio da parte dell’Italia all’embargo sulle esportazioni di petrolio iraniano verso la Ue come sanzione per il programma atomico portato avanti da Teheran. La scorsa settimana i governi europei hanno raggiunto un accordo preliminare in questa direzione.

Intanto, Eni ha annunciato anche la scoperta di un giacimento di olio e gas Havis nel Mare di Barents, a circa 200 chilometri dalla costa norvegese. Il titolo in Borsa, a poco più di due ore dall’apertura, guadagna circa mezzo punto.

Buone notizie che arrivano nel giorno stesso in cui sul Corriere della Sera viene pubblicata un’intervista all’amministratore delegato della società energetica, Paolo Scaroni. Il manager ha confermato che “l’Eni punta sull’Africa“, dove ci sarà “il prossimo boom globale”. In particolare, la zona “sub sahariana, in questa fase, è prioritaria per le strategie di sviluppo dell’Eni. E’ un terreno di grande sviluppo per noi e per la loro economia”.

Tornando alla partita che si gioca in casa, quella sul campo delle liberalizzazioni, Scaroni si è detto favorevole “senza dogmi e tabù”, ma “è tutto da dimostrare che la liberalizzazione passi dalla vendita di Snam Rete Gas“. Quello della proprietà di Snam Rete Gas è “un falso problema, se ne parla inutilmente da anni e nessuno ha mai provato che l’attuale configurazione sia penalizzante per la concorrenza. Non esiste non dico un procedimento ma neanche un sospetto di comportamento distorsivo del mercato a carico di Eni sulla distribuzione”.

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