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Energia, Scaroni (Eni) al Parlamento Ue: “Via dalle bollette i costi per le rinnovabili”

Pubblichiamo il testo integrale dell’intervento dell’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, al Parlamento europeo sul tema delle politiche energetiche – “Serve un nuovo approccio: Europa troppo cara, Usa più competitivi con lo shale gas” – “Le soluzioni? Via dalle bollette i costi per le rinnovabili e più dialogo con i Paesi partner”.

Energia, Scaroni (Eni) al Parlamento Ue: “Via dalle bollette i costi per le rinnovabili”

Da sempre quando si affronta il complesso tema dell’energia, si vuole ottenere tre risultati:

– prezzi competitivi
– riduzione dell’impatto ambientale
– la massima sicurezza degli approvvigionamenti.

In altre parole, la vostra politica energetica deve garantire a consumatori e imprese tutta l’energia di cui hanno bisogno e quando ne hanno bisogno, a un prezzo competitivo nel nostro Mercato globale e con un impatto ambientale sostenibile.

A me sembra  che, vuoi per assenza di un chiaro mandato da parte degli Stati Membri, vuoi per mancanza di efficaci strumenti giuridici, vuoi per mera sfortuna, o per un combinato disposto di tutte e tre le cose, l’Europa non ha pienamente centrato questi tre obiettivi.

Dopo tanti anni di interventi legislativi e regolatori sul tema abbiamo in Europa l’energia tra le più care al mondo, la sicurezza energetica sta peggiorando e stiamo raggiungendo gli obiettivi di riduzione delle emissioni solo grazie al calo dei consumi.

Guardiamo alla competitività della nostra energia. Mentre vi parlo i cittadini e le imprese in Europa pagano il gas tre volte rispetto agli Stati Uniti. La loro bolletta energetica negli ultimi quattro anni si è dimezzata grazie, come è noto, alle opportunità offerte dallo sfruttamento dello shale gas.

In Europa, oltre a non avere, spero solo per il momento, shale gas, continuiamo ad appesantire bolletta energetica di costi indiretti. Solo l’anno scorso i cittadini europei hanno speso per sovvenzionare le fonti rinnovabili oltre 30 miliardi di euro, una cifra colossale. In Italia, per esempio,  questi sussidi ammontano a oltre 11 miliardi di euro all’anno e pesano sulla bolletta per circa il 18%. Una percentuale che rasenta la follia.

Questa situazione continuerà negli anni a venire. Passando all’ambiente, il risultato non è molto migliore. Mentre nei corridoi di Strasburgo, e ancora di più a Bruxelles, si discuteva della politica del 20-20-20 by 2020, il prezzo internazionale del carbone è crollato di più del 30%. Di conseguenza, la produzione elettrica a carbone è esplosa e così le emissioni. Tra il 2010-2012, la produzione elettrica da gas, nettamente piu’ pulita, si riduceva del 25%.

I meccanismi messi in piedi per regolare le emissioni attraverso i certificati hanno dimostrato di nulla potere di fronte alle dinamiche di mercato. I prezzi della Co2 sono precipitati a causa dell’eccesso di offerta sul mercato europeo delle emissioni. Oggi sono 5 euro a tonnellata contro i 22 di quattro anni fa e, quindi, non riescono a scalfire la competitività del carbone.

Passando al tema della sicurezza, le centrali a gas, che sono il naturale antidoto alle rinnovabili in Europa, nel senso che ne compensano l’erraticita’, chiudono perché non sono più competitive. In Germania, per non fare che un esempio, si prevede  di dismettere, oltre 10 GW di capacità di generazione a gas da qui al 2015 mentre potrebbero essere costruiti oltre 7 GW di nuova capacità di generazione a carbone.

Insomma per sfortuna, o perché non siamo attrezzati, la nostra politica energetica non ha pienamente raggiunto i risultati che si era data.

Su quello della competitività, il drammatico divario di prezzi per un bene essenziale come l’energia è un problema per la nostra industria che compete nel mondo globale con quella statunitense. Le industrie si spostano negli Stati Uniti dove, tra l’altro, vi è una forza lavoro qualificata, competitiva e flessibile e un costo del denaro più basso della media europea, con il risultato che l’ Europa rischia di diventare più povera e rinchiusa in se stessa.

Abbiamo bisogno di un nuovo approccio al tema dell’energia, in modo da poter guardare con fiducia all’Europa, al suo Parlamento e al suo esecutivo e percepirla come fonte di soluzione dei nostri problemi. Mi rendo conto che il compito è assai arduo. Anche noi che ci occupiamo di energia dalla mattina alla sera non abbiamo ricette. Abbiamo però qualche idea.

In primo luogo dobbiamo ripulire la nostra bolletta energetica da aggravi impropri e mi riferisco qui ai sussidi alle rinnovabili. Qualcuno afferma che le rinnovabili sono meno care rispetto ad altre fonti di energia. Se lo fossero non ci sarebbe bisogno di sussidi. La verità è che sono ancora troppo costose.

Per questa ragione, dobbiamo finanziare solo la ricerca in rinnovabili per avere nel futuro rinnovabili che non abbiano bisogno di essere sussidiate. Ciò non basta per colmare il gap di competitività dell’Europa rispetto agli Stati Uniti. Sappiamo per certo che questo gap non potrà essere colmato dalle esportazioni di gas dagli Stati Uniti.

Tralasciando la questione, piuttosto spinosa, di quanto gas possa arrivare in Europa, il problema rimangono i costi. Per essere trasportato da noi il gas americano deve essere liquefatto, messo su una nave e poi rigassificato. Tutto ciò vuol dire che quando, e se, arriverà in Europa, costerà circa il doppio rispetto a quanto lo pagano i consumatori e  le aziende sul suolo statunitense. E’ necessario, quindi, trovare una soluzione tutta nostra  al nostro problema.

Bruxelles e Strasburgo devono giocare un ruolo primario per incoraggiare e permettere la ricerca e lo sviluppo di shale gas nei paesi dell’Unione Europea. Di shale gas in europa ce ne è. Dobbiamo trovare il modo di sfruttarlo come hanno fatto oltreoceano e di rendere disponibile questa preziosa risorsa a basso costo che e’ il vero motore di sviluppo di ogni economia.

Nel frattempo, Avremo sempre bisogno dei nostri partners energetici tradizionali: Algeria, Norvegia, Russia, Libia. Con questi paesi abbiamo una prossimità geografica e un rapporto commerciale storico che li rende il nostro interlocutore naturale. Algeria, Norvegia, Russia e Libia hanno la possibilità di renderci competitivi. Conviene anche ad essi poter contare su un mercato grandissimo vicino e ricco di opportunità.

Rilanciare un dialogo costruttivo con i paesi produttori è un’altra sfida che deve essere colta e perseguita dal nostro esecutivo di Bruxelles e da voi, nostro legislatore.

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