Condividi

Energia green: investimenti programmati mai così alti nel mondo (710 miliardi), ma gli squilibri preoccupano

Secondo l’Aie, le economie avanzate vogliono investire 370 miliardi entro il 2023 per l’energia green, mentre quelle emergenti e in via di sviluppo solo 52 – Difficile ridurre il gap

Energia green: investimenti programmati mai così alti nel mondo (710 miliardi), ma gli squilibri preoccupano

Gli investimenti programmati a livello mondiale per l’energia green sono aumentati del 50% dalla fine di ottobre, raggiungendo quota 710 miliardi di euro, un livello mai visto prima d’ora. Lo fa sapere l’Agenzia internazionale per l’Energia (Aie) in un rapporto, sottolineando però che la spesa programmata non è distribuita in modo omogeneo: al contrario, vi sono “squilibri preoccupanti” tra le varie regioni.

I Paesi avanzati e l’energia green

Le economie avanzate investono da sole più di 370 miliardi di dollari, che dovrebbero essere impiegati prima della fine del 2023, un livello di spesa pubblica a breve termine che aiuterebbe a tenere aperta la porta al percorso globale dell’Aie verso zero emissioni nette entro il 2050.

I problemi non mancano

Alcuni dei fondi stanziati, però, rischiano di non raggiungere il mercato nei tempi previsti, perché i ritardi nell’impostazione dei programmi governativi, le continue interruzioni della catena di approvvigionamento, la carenza di manodopera e l’incertezza finanziaria ostacolano i progetti. Inoltre, le misure rivolte ai consumatori, come gli incentivi per le ristrutturazioni edilizie e i veicoli elettrici, faticano a raggiungere un pubblico più ampio a causa di problemi quali la burocrazia e la mancanza di informazioni.

Le economie emergenti e in via di sviluppo

Nelle economie emergenti e in via di sviluppo, invece, entro la fine del 2023 sono previsti circa 52 miliardi di dollari di spesa per la ripresa sostenibile, ben al di sotto di quanto necessario per rendere credibile un percorso verso le emissioni nette zero entro il 2050.

Difficile ridurre il divario: ora la priorità è l’inflazione

Secondo Aie, inoltre, è improbabile che il divario si riduca nel breve termine, poiché i governi devono fronteggiare in primo luogo l’aumento dei prezzi di cibo e carburante, che si sono impennati dopo l’invasione russa dell’Ucraina.

“I Paesi, in cui l’energia pulita è al centro dei piani di ripresa, stanno mantenendo viva la possibilità di raggiungere zero emissioni nette zero entro il 2050, ma le difficili condizioni finanziarie ed economiche hanno minato le risorse pubbliche in gran parte del resto del mondo – spiega Fatih Birol, direttrice esecutiva dell’Aie – La cooperazione internazionale sarà essenziale per cambiare queste tendenze di investimento nell’energia pulita, specialmente nelle economie emergenti e in via di sviluppo, dove il bisogno è maggiore”.

Sebbene l’ultimo aggiornamento del Sustainable Recovery Tracker indichi segnali promettenti nelle economie avanzate, “il mondo ha ancora bisogno di espandere massicciamente i suoi sforzi per la distribuzione di energia pulita durante questo decennio, prima di tutto nelle economie in via di sviluppo, se vogliamo preservare la speranza di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 C”, conclude Birol.

Le prospettive per gli investimenti privati nell’energia green

Nel complesso, la spesa pubblica per l’energia sostenibile rimane una piccola parte dei 18,2 trilioni di dollari di deflussi fiscali, senza precedenti, che i governi hanno dedicato a contrastare gli impatti economici del Covid-19. Ma l’Aie stima che la spesa pubblica che è stata stanziata per la spesa prima del 2023 potrebbe sostenere investimenti sostenibili per un valore di oltre 1,6 trilioni di dollari mobilitando livelli più elevati di partecipazione del settore privato.

Fonte: Aie, Sustainable Recovery Tracker

Leggi anche: Cambiamento climatico, Ipcc Onu: “Dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030 è possibile”

Commenta