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Emilia-Romagna attrae più giovani talenti del Veneto: 4 a 2. La Fondazione Nord Est spiega perchè

Il Nord Est è ancora attrattivo ma il 56% del saldo migratorio positivo, rivela la Fondazione Nord Est, è determinato da chi sceglie di trasferirsi o rimanere in Emilia-Romagna

Emilia-Romagna attrae più giovani talenti del Veneto: 4 a 2. La Fondazione Nord Est spiega perchè

Nel 2019, prima della pandemia e della guerra, il Nord-est ha registrato una perdita netta di quasi 14mila italiani che hanno scelto di trasferirsi all’estero. In compenso 32mila persone sono arrivate dal resto d’Italia e 46mila stranieri dall’estero. Così, c’è stato un guadagno netto di 64mila individui tra flussi oltreconfine e interregionali. Di cui il 56% a favore dell’Emilia-Romagna, a prova di una maggiore attrattività di tale regione. Il rapporto tra il saldo totale di quest’ultima e quella del Veneto è di quasi 4 a 2.

Tale capacità di attrarre e trattenere è ancora più evidente se riferita ai giovani di 25-34 anni diplomati e laureati, ovvero le persone più difficili da trovare e trattenere per le imprese: Emilia-Romagna e Lombardia sono le sole regioni in Italia che, grazie a un saldo interregionale molto positivo, riescono a più che compensare il deflusso verso l’estero dei giovani talenti italiani, tanto da guadagnarne rispettivamente più di 50mila e più di 70mila nel decennio 2008-2017 (l’ultimo disponibile). Spesso la scelta di trasferirsi è concomitante con l’inizio dei percorsi universitari, quando vengono più gettonate gli atenei collocati in territori che offrono in prospettiva maggiori occasioni occupazionali e nel presente migliore qualità della vita, che è essa stessa formativa: anche in questo caso il Triveneto perde giovani, mentre l’Emilia-Romagna e la Lombardia ne acquisiscono.

Nell’opinione degli imprenditori triveneti la maggiore attrattività dell’Emilia-Romagna è legata sia alle caratteristiche del sistema imprenditoriale – marchi più conosciuti (54,6%) e aziende più grandi (40%) – sia alle scelte del sistema universitario e amministrativo territoriali, che hanno varato progetti attraenti per i giovani (52,1%). Mentre sono considerati poco significative le retribuzioni più elevate o la maggiore domanda di laureati.

In realtà, questi due elementi sono oggettivi. Il differenziale salariale è pari al 10% a favore dei lavoratori delle industrie emiliane rispetto a quelle venete, mentre la maggior richiesta di profili qualificati è desumibile dalla composizione occupazionale: la quota dei laureati sul totale dei dipendenti è pari al 25,5% in Emilia-Romagna contro il 21,6% in Veneto. Questi elementi contribuiscono, insieme alle migliori prospettive di crescita professionale (progetti e sistemi di sviluppo e trasformazione del sistema imprenditoriale, presenza di imprese conosciute e ben raccontate), ad attrarre un numero più rilevante di giovani qualificati.

Ciò obbliga gli altri territori del Nord-Est a interrogarsi sulla propria capacità di fare sistema e saper raccontare e far conoscere le eccellenze. Imparando così la lezione dell’Emilia Romagna e a fare squadra con questa Regione per sostenere la capacità di sviluppo di tutto il Nord-Est e, quindi, dell’intero Paese, essendo il capitale umano la prima e principale risorsa per la crescita nell’economia e nella società della conoscenza. Nella prossima Note dalla FNE si calcolerà quali sono il costo e il guadagno in capitale umano delle scelte localizzative dei giovani, e dei meno giovani.

L’Emilia-Romagna è più attrattiva delle altre regioni nordestine

La mancanza di candidati rilevata dalle imprese nordestine e documentata nella precedente Note dalla FNE può in parte essere mitigata dalla capacità attrattiva delle regioni sia nel far arrivare da fuori persone sia nel trattenere chi già è presente nel territorio. I saldi migratori del Nord-est hanno il segno positivo sia con l’estero sia con le altre macroaree (Tabella 1). Tuttavia, appare evidente che l’Emilia-Romagna è maggiormente in grado di attrarre persone, soprattutto dalle altre regioni italiane, riuscendo a realizzare il 56% del saldo nordestino, a fronte del Veneto che, invece, ne acquisisce un po’ più della metà, pur con una popolazione del 10% superiore. Anche sul fronte della perdita di residenti italiani per trasferimento all’estero, l’emorragia è doppia in Veneto rispetto all’Emilia-Romagna, il che dimostra ancora di più la maggior capacità di questo territorio nel trattenere i suoi residenti. In misura minore, il raffronto vale anche per Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige, che registrano saldi migratori complessivi positivi di 4,3 e 4,5 migliaia rispettivamente, ma con esodi di 1,8 e 2,3 migliaia, assai alti in proporzione agli abitanti.

Fonte: nostra elaborazione su dati Istat

Le differenze regionali sono ancora più evidenti per i giovani istruiti

Non si tratta, tuttavia, di un dato nuovo riferibile solo al 2019. Infatti, focalizzando l’analisi su un periodo più lungo (2008-2017) e con focus sulla classe di età 20-34 per la popolazione con titolo di studio medio-elevato, due regioni in Italia evidenziano una significativa capacità di attrazione: Lombardia e ancora una volta l’Emilia-Romagna (Figura 1). Infatti, sebbene nel periodo considerato entrambe abbiano registrato una riduzione di giovani a favore dei paesi esteri, questo non risulta tale da portare in negativo il saldo complessivo che rimane ampiamente positivo (oltre 70mila unità nella prima e circa 50mila nella seconda), grazie ai flussi interregionali che sono per tutte due positivi per oltre 50mila unità. Per quanto riguarda le regioni del Triveneto, viceversa, il saldo complessivo risulta è quasi nullo in ragione di saldi migratori leggermente negativi a fronte di altrettanto poco significativi saldi positivi interregionali.

Fonte: Istat

Tale maggiore attrattività risulta già evidente in fase di iscrizione all’università. Infatti, i saldi migratori per gli immatricolati risultano positivi in Emilia-Romagna (+25mila), mentre sono negativi per Veneto (-12mila), Trentino-Alto Adige (-6mia) e Friuli-Venezia Giulia (-2mila).

Fonte: nostra elaborazione su dati MIUR e Istat

Le motivazioni che inducono a scegliere come luogo di studio una regione differente, scelta che secondo le ricerche Istat prelude poi a un trasferimento definitivo, sono molteplici ma riconducibili, oltre allo specifico motivo formativo, generalmente a due elementi principali:

  1. quello dell’investimento, come ad esempio migliori possibilità future di occupazione;
  2. quello di consumo: vivere, ad esempio, in una città che garantisca, attraverso le sue infrastrutture ampiamente intese, una migliore qualità della vita.

Le ragioni del divario, viste dagli imprenditori del Triveneto…

Prima di analizzare i dati statistici disponibili che possano verificare l’ipotesi di maggiori opportunità lavorative e di vita in Emilia-Romagna rispetto alle altre regioni nordestine, è interessante osservare come gli imprenditori del Triveneto, intervistati dalla Fondazione Nord Est, riconoscano in effetti caratteristiche e situazioni proprie dell’Emilia-Romagna – regione simile a quelle trivenete come storia e modello di sviluppo, all’interno della cosiddetta Terza Italia – che la rendono effettivamente più attrattiva (sebbene una quota rilevante di imprenditori intervistati non abbia saputo/voluto esprimere un giudizio o meglio una valutazione).

Nell’opinione del panel di imprese due elementi sono significativi nel disegnare una situazione più favorevole per l’Emilia-Romagna (Tabella 2): nello specifico, il 54,6% è molto o abbastanza d’accordo sul fatto che la maggiore attrattività sia legata alla presenza di imprese con marchi maggiormente conosciuti (Maserati, Ducati, Ferrari, Barilla, Bluemarine, Liu-jo,…), mentre il 52,1% ritiene che dipenda dalla capacità della Regione di sviluppare progetti attraenti per i giovani (si pensi alla Data Valley o alla Motor Valley). Un ulteriore 40% di intervistati ritiene che anche la dimensione più grande delle aziende emiliano-romagnole sia un fattore in grado di agire positivamente rispetto alla scelta dei giovani di trasferirsi in tale regione, così come la presenza di una grande città come Bologna che offre maggiori occasioni e attività per il tempo libero.

Fonte: FNE (n. casi 427, gennaio-febbraio 2022)

Un’impresa su due non si esprime sull’eventuale influenza in positivo o in negativo sia della maggiore richiesta di laureati sia del più alto livello di stipendi nelle imprese emiliane. In entrambi i casi, tuttavia, il rimanente 50% del panel propende leggermente per una non influenza di tali elementi.

…e attraverso le evidenze statistiche

Sul fronte delle statistiche disponibili, i primi dati che confermano le maggiori prospettive occupazionali per le persone con elevata formazione sono quelli relativi alla composizione degli occupati. Emilia-Romagna e Lombardia (l’altra regione particolarmente attrattiva) presentano, rispetto al Triveneto, e al Veneto in particolare, valori più alti di occupati (Tabella 3):

  • con titolo di studio terziario,
  • con la laurea e occupati in professioni tecnico-scientifiche,
  • con competenze digitali complesse per la classe di età 20-64 anni.

Questi tre parametri sembrano evidenziare come alcune regioni presentino un sistema economico-produttivo più ricettivo e più bisognoso di competenze elevate e pertanto più attrattivo nei confronti delle stesse.

Fonte: nostra elaborazione su dati Istat

Un altro dato che sembra confermare come la maggiore attrattività sia legata all’attesa di migliori prospettive occupazionali per i laureati in Emilia-Romagna e in Lombardia è il differenziale retributivo tra laureati e diplomati, calcolato sulle retribuzioni orarie, che risulta essere pari al 27,1% nella regione lombarda, del 18,1% in Trentino-Alto Adige e solo del 14,8% in Veneto e del 12,2% a Trento. In Emilia-Romagna si ferma al 16,1%, comunque superiore al dato veneto (Tabella 4).

Fonte: nostra elaborazione su dati Istat

In realtà il vantaggio retributivo delle regioni maggiormente attrattive si conferma anche nel raffronto generale sulle retribuzioni medie per occupato, anche considerando le diverse caratteristiche delle unità locali (Tabella 5).

Confrontando in particolare il dato veneto con quelli della Lombardia e dell’Emilia-Romagna si evidenzia un vantaggio molto ampio della prima e un po’ più contenuto nella seconda, a eccezione di quanto avviene per le imprese più grandi e per le attività dei servizi.

Fonte: nostra elaborazione su dati Istat

Se sul fronte delle migliori prospettive occupazionali quanto sopra evidenziato conferma un contesto migliore per l’Emilia-Romagna e la Lombardia, i dati sulla qualità della vita sono, invece, più controversi e non sono facilmente reperibili per classe di età; ciò consente di comprendere se e quanto questo elemento sia in grado di determinare una maggiore capacità di attrazione. Le classifiche sulla qualità della vita nelle province italiane trovano ai primi posti molte province del Nord Est, così come Milano e Bologna si classificano sempre nelle prime dieci posizioni e molte province lombarde ed emiliane si collocano in alto e in miglioramento. Tuttavia, sarebbe necessario chiedersi quali fattori specifici siano in grado di attrarre maggiormente nelle diverse fasce di età e nelle diverse fasi di vita: probabilmente maggiori prospettive occupazionali e di carriera, così come maggiori occasioni di aggregazione sono più significative per i più giovani, altrettanto i servizi di cura per la famiglia, la bellezza naturale dei luoghi sono più rilevanti per le classi intermedie, mentre la presenza di ospedali lo è per le persone più anziane e così via.

Una riflessione generale può, però, essere fatta a partire dall’indice Ises, costruito dalla Fondazione Nord Est per le province italiane considerando indicatori di benessere sia sociale che economico, che mostra dati molto simili per quanto riguarda le regioni qui prese in considerazione, come si vede nella figura 3.

Tale indice sintetico, che accomuna il livello di benessere e sviluppo nelle cinque regioni considerate, consente di porsi domande cui i dati disponibili da soli non riescono a dare risposta e che meriterebbero un approfondimento di analisi di tipo qualitativo. Ad esempio, quanto il livello di attrattività dipenda dalla capacità di un territorio di raccontarsi attraverso le sue imprese e le loro scelte competitive, etiche, sociali, di welfare, di attenzione ai giovani e alla cultura, o ancora dipenda dalla capacità di progettare, realizzare e presentare politiche e azioni di sistema che siano manifestazione dei percorsi di sviluppo scelti con chiari obiettivi e verificabili sul fronte del lavoro, del coinvolgimento dei giovani, e così via. Come gli stessi imprenditori del Triveneto hanno confermato.

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat, BES dei Territori

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