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Elezioni regionali, perchè gli elettori non vanno a votare. Che cosa c’è sotto l’astensionismo

La rarefazione degli elettori – in Emilia ha votato solo il 37,7% degli aventi diritto e in Calabria il 44,1% – certamente indebolisce la democrazia ma Elisabetta Gualmini dell’Istituto Cattaneo ricorda che sull’astensionismo ha influito non poco il fatto che stavolta non c’era partita e che mancavano reali alternative al successo del Pd. Come è avvenuto.

Elezioni regionali, perchè gli elettori non vanno a votare. Che cosa c’è sotto l’astensionismo

Che effetto avrà il voto di mid term delle Regionali in Emilia e in Calabria sul governo Renzi e sul futuro della legislatura, che sembra sempre più orientata verso il voto anticipato dopo il cambio al Quirinale, è tutto da vedere. Il doppio successo in Emilia e in Calabria non basta a tranquillizzare del tutto il Pd, anche perchè la vera sfida di Renzi non era vincere le Regionali, dove il successo era scontato, ma pescare nell’area dell’astensionismo, che invece s’è allargato. In Emilia ha votato soltanto il 37,7% degli avanti diritto e in Calabria il 44,1%. Troppo pochi per non offuscare la doppia vittoria e per non sollecitare qualche riflessione sul distacco crescente dagli italiani dalla politica.

Però il qualunquismo non aiuta e, prima di stracciarsi le vesti, è sempre saggio saper leggere ciò che realmente dicono i risultati elettorali. La fa su “La stampa”, con la consueta chiarezza, Elisabetta Gualmini, la presidente dell’Istituto Cattaneo di Bologna che per mestiere studia i flussi elettorali.

Gualmini sostiene che la partecipazione attesa al voto era certamente più alta e che in Emilia si ipotizzava che i votanti fossero attorno al 60% degli aventi diritto ma cerca di spiegare realmente le vere ragioni dell’assenteismo.”Gli elettori italiani – scrive Gualmini – sono sempre meno identificati con i partiti e sempre meno vanno a votare per confermare la loro lealtà. Ci vanno se serve, mossi più dalla tv che dagli apparati, anche nell’Emilia rossa. Votano per scegliere chi deve governare o per dimostrare dissenso” . Ma stavolta – questo è il punto centrale – “le alternative non c’erano e il dissenso dell’antipolitica era spento”. I giochi erano scontati e le elezioni avevano poco appeal.

Poi, certo, alle elezioni regionali di domenica è mancato un traino nazionale o locale (quando si deve scegliere un sindaco è più appassionante), ha pesato l’irritazione per le “spese pazze” di molti consiglieri regionali dell’Emilia e anche il fatto che, a differenza delle precedenti volte, si votasse in un sol giorno.

Tutte considerazioni sacrosante che non impediranno di mettere in discussione gli equilibri interni Forza Italia, letteralmente surclassata dalla Lega di Matteo Salvini, e forse il futuro del cosiddetto Patto del Nazareno, in virtù del quale Silvio Berlusconi è accusato dai suoi di eccessiva arrendevolezza verso il governo Renzi in difesa dei suoi interessi aziendali. Ma, oltre che nel centrodestra, il voto potrebbe anche aprire un nuovo corso nel Movimento 5 Stelle, dove l’astro di Beppe Grillo incanta sempre meno.

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