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Editoria italiana, la crisi è sempre più nera

Secondo lo studio di Mediobanca, l’Italia è fanalino di coda in Europa per gli investimenti dei grandi gruppi editoriali – Calano le vendite delle copie cartacee e i fatturati, in controtendenza solo Cairo.

Editoria italiana, la crisi è sempre più nera

L’industria dell’editoria italiana non gode di buona salute. A pochi giorni dalla grande operazione che ha fatto finire il gruppo Gedi (Repubblica-L’Espresso) nelle mani della finanziaria della famiglia Agnelli, Exor (già proprietaria di La Stampa e Secolo XIX), a rilevare ancora una volta il momento infelice non buono per il mercato dell’informazione è l’edizione 2019 dell’indagine dell’Area studi di Mediobanca. Nello studio vengono analizzate le dinamiche economiche e diffusionali dei principali sette gruppi editoriali italiani cui fanno capo i maggiori quotidiani nazionali d’informazione, attraverso i conti del periodo 2014-2018, con un aggiornamento ai primi nove mesi del 2019.

Il risultato è che nel 2018 prosegue il trend decrescente della diffusione cartacea in Italia che, con una diminuzione nell’ultimo anno di circa 240 mila copie al giorno, si è attestata a 2,5 milioni di copie (-8,6% sul 2017 e -32,3% sul 2014). Nel 2018 sono state invece diffuse giornalmente circa 380 mila copie digitali (13% del totale), in aumento del 13% rispetto al 2017. La top 10 dei quotidiani d’informazione italiani vede in testa il Corriere della Sera, con 216mila copie giornaliere nel 2018. Sul podio troviamo, poi, La Repubblica (166mila copie), seguita da un altro quotidiano del gruppo Gedi, La Stampa (131mila). Seguono Avvenire (101mila), QN-Il Resto del Carlino (92mila), Il Messaggero (88mila), il Sole24Ore (80mila), QN-La Nazione (67mila), Il Giornale (54mila) e Il Gazzettino (47mila).

Risultati deludenti nonostante i prezzi: i quotidiani italiani sono mediamente meno cari rispetto a quelli europei e registrano l’incremento di prezzo più contenuto nel 2018-2014. Ma va anche detto, e lo studio di Mediobanca lo sottolinea, che Bild, The Sun e Daily Mail costano meno della metà e hanno una diffusione di quasi cinque volte superiore a quella degli altri quotidiani d’informazione.

Risultati dei principali gruppi italiani

Il trend negativo dei ricavi aggregati dei sette principali gruppi editoriali italiani, che rappresentano il 67% del settore editoriale nazionale, prosegue nel 2018: in controtendenza solo Cairo Communication (+0,5% sul 2017). Nel 2018 i principali sette editori hanno registrato ricavi complessivi per 3,4 miliardi, -4% sul 2017. I primi tre gruppi, Cairo Communication (fatturato di 1.224 milioni), Mondadori (891 milioni) e GEDI (649 milioni), rappresentano da soli l’82,3% del giro d’affari dei maggiori sette operatori editoriali nazionali. L’ingente calo delle vendite si riflette anche sull’occupazione: tra il 2014 e il 2018 la forza lavoro è diminuita di 2.540 unità, di cui 786 a seguito della cessione dell’attività Periodici Francia del Gruppo Mondadori.

Nel 2018 l’occupazione si attesta a 11.053 dipendenti (-14,1% sul 2014 e -3,9% sul 2017) e i giornalisti rappresentano il 35,4% del totale (erano il 37,2% nel 2014). I maggiori gruppi editoriali italiani hanno cumulato nel periodo 2014-2018 perdite nette per 678 milioni e solo Cairo Editore, consolidata in Cairo Communication, ha sempre chiuso in utile nel quinquennio. Buone notizie sul versante redditività industriale che segna mediamente un netto miglioramento: ebit margin 5,7% nel 2018 rispetto allo 0,3% del 2014. Nel 2018 positive le performance di Cairo Communication (10%), Mondadori (6,4%), Monrif (2%) e GEDI (1,7%). In coda Class Editori (-12,5%). La struttura finanziaria è eterogenea: nel 2018 la società più solida è Caltagirone Editore (debiti finanziari pari al 2,5% del capitale netto), seguita da Cairo Communication (34%) e GEDI (34,6%).

Le difficoltà economiche dell’editoria sono evidenti anche nel drastico calo degli investimenti materiali, pari nel 2018 a 16 milioni, più che dimezzati in cinque anni (-56,7% sul 2014). In Borsa, tra il 2014 e il 2018, i maggiori ribassi sono quelli registrati da Il Sole 24 ORE (-84,5%), Class Editori (-81,2%) e GEDI (-63,9%); positivo, invece, l’andamento del titolo Mondadori (+92,5%). A fine novembre 2019, in rialzo ancora Mondadori (+29,2% rispetto a fine 2018) e in ripresa il Sole 24 ORE (+41,5%).

Il confronto con l’Europa

Nel 2018 il calo del giro d’affari dei gruppi editoriali in Italia si riscontra se pur meno evidente anche in Francia (-1,4%) e nel Regno Unito (-3,2%), mentre la Germania vede un segno positivo (+1,0%) sul 2017. I ricavi delle società editoriali europee esaminate cui fanno capo i quotidiani d’informazione segnano mediamente un -3,8% nel 2018-2017, in controtendenza i ricavi delle società europee che editano testate economiche (mediamente +4,5%). Italia fanalino di coda per tasso di investimento (1,1% nel 2018), meno della metà del Regno Unito (2,6%) e un terzo di quello francese (3,4%); Germania best performer (7,2%). Per quanto concerne i maggiori gruppi editoriali europei per fatturato nel 2018, la prima posizione spetta alla divisione News Media del Gruppo Axel Springer, editore dei quotidiani Bild e Die Welt con 1,5 miliardi, cui seguono le britanniche Associated Newspapers (729 milioni) e News Group Newspapers (449 milioni), editrici rispettivamente del Daily Mail e del The Sun.

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