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Draghi rilancia i mercati di tutto il mondo: vola anche Tokyo e a Milano Mps va in orbita

Dopo le rassicurazioni del presidente della Bce vola anche la Borsa di Tokyo e i futures segnalano una buona partenza per le Borse europee anche oggi – A Milano salgono 38 blue chip su 40 e Mps va in orbita – Settimana decisiva per la bad bank: tra il 20 e il 30% il prezzo di cessione dei crediti deteriorati – Petrolio: forse si è toccato il fondo.

Draghi rilancia i mercati di tutto il mondo: vola anche Tokyo e a Milano Mps va in orbita

L’effetto Draghi si è diffuso da Francoforte a tutti i listini del pianeta. La promessa del presidente della Bce di “riconsiderare e rivedere” la politica dell’istituto al prossimo vertice di marzo per far fronte ad una situazione molto peggiorata ha rincuorato gli operatori, privi in queste settimane di segnali dalle banche entrali, colte in contropiede dalla crisi del petrolio.

Tokyo si avvia così a chiudere una settimana molto difficile con un rialzo che sfiora il 5%. Hong Kong avanza dell’1,4%, Sidney +1%. Positivi, ma con minor euforia, i mercati Usa: Dow Jones +0,74%, Nasdaq +0,1%. L’indice S&P 500, su dell’1,6% ad un’ora dalla chiusura, ha ridotto i guadagni allo 0,52%.

Intanto George Soros ha annunciato di avere aperto posizioni al ribasso sull’indice principale della Borsa Usa. La cautela di Wall Street è destinata a riflettersi sull’apertura europea. I futures di Londra, Parigi e Francoforte segnalano un avvio in linea con i prezzi della serata.

A MILANO SALGONO 38 BLUE CHIPS SU 40 

La fiammata di Draghi ha riacceso i motori delle Borse del Vecchio Continente. Francoforte, nonostante il tonfo di Deutsche Bank (in rosso per 6,7 miliardi) ha guadagnato il 2%, al pari di Parigi. Madrid +1,8%. Assai più robusta la reazione di Piazza Affari: +4,2%, al termine di giornata in cui  l’indice FtseMib ha oscillato da un massimo di 18.354 punti a un minimo di 17.836 punti, con un’escursione di ben 518 punti base.

Il clima di incertezza continua a spingere gli acquisti di Bund tedeschi, il cui rendimento è sceso a 0,4840%, e di oro, poco sotto i 1.100 dollari l’oncia. Ma è rientrato l’allarme di mercoledì sui nostri titoli di Stato: lo spread è sceso di 6 punti base a quota 110, per un rendimento del Btp a 10 anni dell’1,56%.

Il movimento al rialzo del listino ha coinvolto 38 delle 40 blue chip che compongono il paniere principale, ma è stato particolarmente sensibile per il comparto bancario, sorretto dalle dichiarazioni di Mario Draghi. Il presidente della Bce ha garantito che i questionari inoltrati dalla Vigilanza Europea alle banche (non solo italiane) non sono l’anticamera di richieste di aumenti di capitale o altri interventi.

Inoltre, il presidente della Bce ha sottolineato che “siamo consapevoli che il problema delle sofferenze si risolve in tempi lunghi, come dimostra il caso dell’Irlanda” dove non è ancora stato completato il rientro dai Npl accumulati nella crisi del 2008/09. Una risposta indiretta all’atteggiamento del commissario Ue Margrete Verstagen, ferma sulla valutazione delle partite incagliate al prezzo di realizzo di mercato.  

IL MONTE VA IN ORBITA. RENZI: PRESTO UN PARTNER

Dopo il calvario dei giorni scorsi, Monte Paschi ha messo a segno una performance stellare: +44%, a quota 0,73 euro da 0,4980 euro, il prezzo più basso della sua storia, toccato mercoledì. La tensione si è attenuata anche sui subordinati emessi dall’istituto: il rendimento del bond MPS scadenza settembre 2020, cedola 5,6%, è sceso al 12% dal picco precedente intorno al 25%. La banca ha intanto deciso di anticipare di una settimana, al 28 gennaio, il Cda sui risultati 2015.

Infine, sempre ieri sono arrivati segnali positivi anche dagli investitori come Davide Serra di Algebris: “Stiamo cominciando a investire nel debito della banca, sia senior che bond subordinati”, ha dichiarato a margine del World Economic Forum di Davos.

Ben più robusto il sostegno in arrivo dall’esecutivo: “Mps ‘ha attraversato vicissitudini pazzesche ma oggi è risanata, un bel brand”, ha ribadito ieri il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, a ‘Porta a Porta’, ricordando che “al termine di un processo che durerà qualche mese la Banca dovrà trovare qualche partner. Il Monte – aveva detto in precedenza – è a prezzi incredibili. Penso che la soluzione migliore sarà quella che il mercato deciderà. Mi piacerebbe tanto fosse italiana ma chiunque verrà farà un ottimo affare”.

Balzo da Guinness dei primati anche per Carige (+29%) dopo le rassicurazioni del governo sulla solidità patrimoniale del sistema bancario italiano. In piena rimonta anche Unicredit (+7,9%) e Intesa (+4,9%). Recuperano le Popolari: Bper +11%, Banco Popolare +10,3%, Ubi +5,7% Bpm +4,4%.

SETTIMANA DECISIVA PER LA BAD BANK

Intanto sembra vicino l’accordo tra il governo italiano e la commissione europea sul progetto di cessione dei crediti. Il piano del governo sulla Bad Bank prevede che i crediti deteriorati siano conferiti a veicoli privati, istituiti dalle stesse banche in tandem con investitori interessati, ad esempio fondi specializzati nella gestione di distressed asset. Le bad bank avranno la possibilità di comprare dallo Stato una garanzia pubblica a condizioni di mercato e il prezzo di cessione dei crediti oscillerà tra il 20 e il 30% del loro valore nominale. Ma i problemi non sono tutti superati.

Margrethe Vestager, commissaria Ue alla Concorrenza, ha ventilato la possibilità che le banche, vendendo i crediti anomali ai veicoli societari non a condizioni di mercato, andranno comunque incontro a una procedura di risoluzione, con perdite per azionisti e possessori di obbligazioni subordinate. 

SOFFRE SAIPEM, L’AUMENTO E’ ALLE PORTE

L’unica nota negativa riguarda Saipem (-5,68%), che oggi comunicherà i termini dell’aumento di capitale da 3,5 miliardi che dovrebbe prendere il via lunedì prossimo.

L’Eni si è rafforzata nel finale, chiudendo in rialzo del 3% e portandosi a 12,55 euro. Anche l’indice del settore Eurostoxx Oil & Gas accelera in progresso del 3,2%. 

PETROLIO: FORSE E’ STATO TOCCATO IL FONDO

A condizionare i mercati resta la situazione critica del mercato del petrolio. Il greggio è calato del 25% da inizio 2016. Dal picco del 2014 a 115 dollari ha perso il 75%.

Ieri c’è stato un rimbalzo dei prezzi, nonostante le scorte settimanali di greggio negli Stati Uniti siano risultate in crescita (ma meno del previsto) rispetto alla settimana precedente: il Wti ha guadagnato 1,18 dollari a 29,53 dollari al barile. Prezzi stabili stamane in Asia.

Secondo Khalid Al Kahli, presidente del colosso saudita Aramco, “il collasso dei prezzi è del tutto irrazionale”. Ma Riyadh non abbasserà la produzione. 

Faith Birol, presidente dell’Aie, prevede un prossimo rialzo. “E’ la prima volta – rileva – che gli investimenti sono calati nel settore in questa misura”. Perciò “la domanda è destinata a salire e i prezzi saranno di nuovo sotto pressione”. 

“La vecchia massima per cui il migliore rimedio per contrastare i prezzi bassi sono i prezzi bassi stessi non ha smesso di funzionare ma lavora, nella prima fase, molto lentamente, salvo accelerare nel tempo –  ota Alessandro Fugnoli –. Analisti molto avvertiti come Currie di Goldman e Morse di Citi, che hanno correttamente previsto il ribasso, parlano di un greggio a livelli più alti degli attuali già per la fine di quest’anno”.

AUTO E TLC IN RALLY

In grande fermento il resto del listino. Mediaset +6% grazie al Buy di Ubs. Telecom +5%. Buoni rialzi anche per la galassia Agnelli: Fiat Chrysler mette a segno +6,37%, mentre Ferrari sale del 3,59%.

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