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Draghi e la bacchetta magica che non c’è

Saggiamente il Governatore della Banca d’Italia invita a stare con i piedi per terra ma il nuovo Governo rappresenta senza dubbio una svolta importante rispetto ai primi due governi della legislatura – Recovery con le riforme per la crescita e lotta alla pandemia gli obiettivi centrali

Draghi e la bacchetta magica che non c’è

Come ha opportunamente ricordato il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, i problemi del nostro paese sono così numerosi e aggrovigliati che nessuno possiede la bacchetta magica per risolverli di colpo, nemmeno Mario Draghi. E però il nuovo governo varato dall’ex presidente della BCE insieme al Quirinale, rappresenta senza dubbio una svolta rispetto ai primi due governi di questa legislatura, e potrà portare non solo ad un miglioramento nella gestione dell’emergenza sanitaria, ma soprattutto ad una corretta impostazione dei progetti per il Recovery plan e delle connesse riforme.

Se i media sono ancora in grado di rispecchiare gli umori della pubblica opinione, allora si può dire che la fiducia dei cittadini verso la nuova compagine ministeriale è in aumento, in quanto i ministri tecnici cui sono affidati i temi più delicati del nostro futuro, appaino persone altamente competenti e non legate ad alcuna cordata politica.

Il cambio di passo rispetto all’inconcludente governo Conte bis e al catastrofico Conte 1, è evidente. Ed è stato un bene interrompere in tempo una gestione che stava producendo danni irreparabili. Qualcuno, come Antonio Polito sul Corriere della Sera, si ostina ancora a giudicare l’iniziativa di Renzi intempestiva e strumentale, anche ammettendo che ha condotto ad un governo nettamente migliore. Un cerchiobottismo veramente stravagante!

Ma è opportuno anche il richiamo di Visco a stare con i piedi per terra, a non farsi troppe illusioni che potrebbero poi portare a cocenti delusioni, specie se prevalessero aspettative di soluzioni a brevissimo termine dei tanti problemi che ci affliggono. La situazione economica italiana è davvero critica. Gli ultimi dati elaborati dalla Commissione europea ci collocano all’ultimo posto come velocità di ripresa del PIL e prevedono che nel 2022 saremo l’unico paese a non aver ancora recuperato i livelli di reddito del 2019. Questo ovviamente avrà conseguenze sui redditi dei cittadini e sul numero di posti di lavoro disponibili.

Obiettivo primario del nuovo governo quindi, dovrà essere quello di accelerare il tasso di crescita. E’ augurabile che il premier Draghi lo sottolinei con forza nel suo programma che presenterà alle Camere la prossima settimana. Per conseguirlo bisognerà utilizzare al meglio i soldi europei puntando su investimenti capaci di aumentare la competitività e su una transizione ecologica basata non tanto su divieti o tasse, ma su innovazione tecnologica e su programmi di una realistica gradualità. E per questo i ministri chiave sono Cingolani, Colao e Giovannini oltre a Daniele Franco all’Economia.

Bisognerà poi impostare alcune riforme indispensabili a far funzionare i progetti che verranno proposti all’Europa, a cominciare dalla Pubblica amministrazione e dalla Giustizia, settori che pure appaiono ora presidiati da persone capaci di concepire innovazioni incisive. Maggiori dubbi suscita Orlando al Ministero del Lavoro che dovrà gestire il passaggio dall’attuale Cassa integrazione alle politiche attive del lavoro, cioè dal congelamento dei dipendenti negli attuali posti di lavoro, alla gestione del passaggio di molti lavoratori dai settori obsoleti a quelli in sviluppo. Auguriamoci che in nome dell’alleanza strategica tra PD e 5 Stelle non voglia proseguire le politiche della Catalfo!

In generale il Governo potrà avere successo se adotterà un approccio alle riforme graduale, iniziando da punti apparentemente secondari ma che, se implementati correttamente, possono dare un visibile contributo al miglioramento del nostro sistema pubblico. Ai cittadini italiani non si può promettere tutto e subito come si è fatto in passato con il reddito di cittadinanza o con Quota 100, ma bisogna chiarire bene che non si chiedono sacrifici ulteriori con incremento delle tasse sui redditi o sui patrimoni.

L’unica cosa che si dovrà chiedere alle persone è la disponibilità a rimettersi in gioco, a cambiare lavoro frequentando un buon corso di formazione, ad andare in pensione nei tempi giusti in linea con l’aumento delle speranze di vita, a creare un sistema di istruzione in cui tutti siano valutati con correttezza, studenti e professori. Bisognerà creare con urgenza un ambiente più favorevole alle imprese (come tante volte raccomandato dal Banca d’Italia) perché accanto agli investimenti pubblici bisognerà confidare in una buona crescita degli investimenti privati, anche dall’estero, in modo da irrobustire il nostro sistema produttivo e creare posti di lavoro anche per i giovani.

Come sappiamo le cose da fare sono moltissime. Non tutti i problemi potranno essere risolti con rapidità. Ma se il governo riuscirà a mandare i segnali giusti fin dai primi provvedimenti, potrà influire sulle aspettative che, come Draghi ben sa, sono un potente fattore di accelerazione dei processi che portano ad uno stabile rilancio dell’economia e della coesione sociale.

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