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Draghi: “Banche più solide, non ci sarà Basilea 4. Prudenza sui titoli di Stato delle banche”

Il numero uno della Bce all’Europarlamento: “Non compreremo le sofferenze italiane” – “I requisiti patrimoniali per le banche non saranno ulteriormente incrementati” – “Nei prossimi anni riusciremo ad assorbire l’eccesso di crediti deteriorati” – Il computo dei titoli di Stato nelle banche va affrontato con gradualità e a livello globale, non solo europeo – “A marzo, se necessario, non esiteremo a intervenire con nuove misure”.

Draghi: “Banche più solide, non ci sarà Basilea 4. Prudenza sui titoli di Stato delle banche”

“Non ci sarà una Basilea 4”. Lo ha assicurato il presidente della Bce, Mario Draghi, nel corso dell’audizione trimestrale a Bruxelles davanti al Comitato affari economici e monetari del Parlamento europeo. Draghi ha poi smentito con decisione le indiscrezioni circolate negli ultimi giorni sulla possibilità che l’istituto centrale comunitario acquisti le sofferenze delle banche italiane.

“Da dicembre il sentiment di mercato è peggiorato – ha continuato il numero uno dell’Eurotower – e la situazione si è aggravata nelle ultime settimane. In questo contesto i prezzi delle azioni sono scesi in modo significativo e sono state colpite soprattutto le banche. Questo crollo riflette una sensibilità maggiore rispetto alle prospettive economiche globali: la gran parte delle banche quotate nell’Eurozona sono poco esposte ai settori legati alle commodities, ma il crollo in Borsa è stato amplificato dalla percezione che gli istituti di credito dovrebbero fare di più per adattare i propri business model a un contesto di tassi bassi”.

Tuttavia, Draghi ha sottolineato che “le banche europee hanno migliorato i propri conti e diminuito la leva finanziaria. Nell’Eurozona la situazione del settore bancario si è rafforzata negli ultimi anni e ora gli istituti sono più capaci di resistere agli shock. Per gli istituti significati il Cet1 è aumentato dal 9 al 13%. Inoltre, la qualità del capitale delle banche è migliorata in modo sostanziale”, perciò “i requisiti patrimoniali non saranno ulteriormente incrementati. Nel 2015 le banche che rientrano nella vigilanza Bce hanno aumentato i propri profitti rispetto al 2014, pur riuscendo a sostenere l’aumento di richiesta di prestiti dall’economia”.

Il Presidente della Bce ha ammesso però che “alcune parti del settore bancario si trovano di fronte a una serie di sfide”: ad esempio, “alcune banche hanno Npl molto elevati (è questo il caso dell’Italia, ndr) ma questi crediti sono già stati identificati e quindi sono state previste le misure per farvi fronte e siamo nelle condizioni per riuscire ad assorbire questi Npl nei prossimi anni. La Bce sta lavorando con le autorità dei singoli Paesi per fare in modo che gli interventi siano accompagnati anche da una serie di misure a livello nazionale”.

Quanto alla congiuntura economica globale, “le prime settimane di quest’anno hanno evidenziato che l’Eurozona si trova davanti a grandi sfide – ha continuato Draghi –. Abbiamo assistito a un aumentare delle preoccupazioni per le prospettive dell’economia globale e il rallentamento delle economie emergenti è il punto focale di questa incertezza. L’indebolimento della domanda globale ha contribuito al crollo del prezzo del petrolio e delle altre commodities che ha gravato sulle economie che si basano principalmente sulle esportazioni di questi prodotti”.

La ripresa, secondo il banchiere centrale, “sta avanzando a un passo moderato, sostenuta dalla politica monetaria e dal prezzo basso dell’energia. Gli investimenti rimangono bassi, inoltre il settore dell’edilizia non si è ancora ripresa. E’ necessario che arrivino contributi da tutti gli ambiti politici: per quanto riguarda il board della Bce, all’inizio di marzo rivedremo la politica monetaria. Riesamineremo la forza dell’inflazione sui prezzi e sui salari interni e analizzeremo il livello della trasmissione degli impulsi monetari da parte delle banche. Se uno di questi fattori comporterà un rischio negativo sulla stabilità dei prezzi, non esiteremo a intervenire”.

Allo stesso tempo, però, “è sempre più evidente che le politiche fiscali nazionali dovrebbero sostenere la ripresa tramite investimenti pubblici e la riduzione del carico impositivo”, senza dimenticare “il rispetto delle regole del Patto di Stabilità”, che “rimane cruciale per tutelare le prospettive di crescita”.

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