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Dopo mercati e magistrati, il premier teme il fuoco amico

Per ora Berlusconi riesce a driblare l’interrogatorio dei magistrati andando (domani) a spiegare la manovra a Bruxelles e Strasburgo. Ma nel Pdl cresce il dissenso e Alfano invita chi non crede nella vittoria a mettersi ai bordi del campo per far giocare chi ancora ci crede. Fini intanto accusa il governo di aver indebolito la coesione nazionale.

Dopo mercati e magistrati, il premier teme il fuoco amico

Si può restare (o meglio resistere) alla guida del governo fino alla fine della Legislatura, cioè fino al 2013, incalzati dai mercati che chiedono misure drastiche per l’economia, da magistrati che vogliono chiarimenti su scandali che sono oggetto di processi, e ora anche dal fuoco amico dei suoi alleati e persino del suo partito? Silvio Berlusconi sostiene di voler tirare avanti e sul sito dei promotori della Libertà di Michela Brambilla, spiega che lui e il suo governo, con la manovra, hanno salvato l’Italia. Intanto, proprio perchè queste cose le vuole andare a spiegare domani a Bruxelles e Strasburgo ai suoi interlocutori europei, si sottrae ai magistrati napoletani che avrebbero dovuto ascoltarlo (come parte lesa) a proposito dei soldi che avrebbe dato a Lavitola (latitante) e Tarantini (detenuto nel carcere di Poggioreale). Naturalmente i magistrati non mollano e fanno sapere che non rinunceranno ad ascoltare il premier. Il quale a sua volta vorrebbe evitare l’interrogatorio, preparando un memoriale ad hoc.
Fin qui l’incrocio tra mercati e magistrati. Ma, in questo momento. a preoccupare Berlusconi è soprattutto il fuoco amico che viene dal Pdl e dalla Lega. E quindi c’è il rischio che, dopo tanti Marco Antonio che si posizionano in vista del dopo premier, possa irrompere sulla scena qualche Bruto che dia il colpo definitivo e provochi la caduta del governo. Cresce infatti, anche nel centro-destra il numero di coloro che reclamano il “passo indietro” del premier. Ieri è stata la volta della singolare convergenza tra il governatore del Lazio Polverini e del sindaco leghista di Verona Tosi. Il tutto dopo che nel Pdl c’erano già state le chiare parole di Pisanu e nella Lega non mancano coloro che ormai “il passo indietro” potrebbero chiederlo anche ad Umberto Bossi che i boatos dicono preoccupato per possibili contestazioni al tradizionale appuntamento del raduno dei “popoli padani” di domenica prossima a Venezia. Con il fuoco amico ha provato a fare la voce grossa il segretario del Pdl Angelino Alfano, che ha ammonito i malpancisti a mettersi ai bordi del campo per lasciare giocare la partita a coloro che credono ancora nella vittoria. Un modo implicito per riconoscere che il dissenso verso Berlusconi è un problema anche per il centro destra.
Tra le opposizioni Bersani ha concluso la festa democratica chiedendo o un governo di solidarietà nazionale o le elezioni anticipate. A sua volta Casini ha chiesto una sorta di armistizio (con reciproco passo indietro di centro-destra e sinistra) per favorire un Esecutivo di salvezza nazionale. Ed è tornato in campo (da Mirabello) anche il presidente della Camera Gianfranco Fini che reclama un nuovo governo e un nuovo premier, visto che Berlusconi ha indebolito la coesione nazionale e, al tempo stesso ha invitato i suoi sostenitori a sottoscrivere il referendum per abolire l’attuale legge elettorale, quella che non consente agli elettori di scegliersi i parlamentari.

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