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Distretti industriali, Triveneto e Sud guidano l’export

MONITOR INTESA SANPAOLO – Nel 2015 l’export dei distretti ha toccato la cifra record di 94,6 miliardi di euro, più del doppio rispetto ai minimi toccati nel 2009 – Per il secondo anno consecutivo il risultato è stato trainato dai mercati avanzati ed è cresciuto nonostante le difficoltà incontrate sul mercato russo, che ha continuato a risentire della crisi del rublo e del crollo del prezzo del petrolio.

Distretti industriali, Triveneto e Sud guidano l’export

Nel 2015 l’export distrettuale è cresciuto per il sesto anno consecutivo, raggiungendo la cifra record di 94,6 miliardi di euro, più del doppio rispetto ai minimi toccati nel 2009. A rilevarlo è il consueto Monitor dei distretti industriali pubblicato dal centro studi di Intesa Sanpaolo: 61 distretti, su un totale di 147 monitorati, lo scorso anno hanno registrato nuovi massimi storici.

Si è, inoltre, nuovamente ampliato l’avanzo commerciale, che si è portato a quota 62,7 miliardi di euro, i due terzi circa dell’intero surplus del manifatturiero italiano. La centralità dei territori distrettuali è ancora più evidente se si guarda a un orizzonte temporale più esteso: in 14 anni, tra il 2002 e il 2015, il surplus commerciale generato dai distretti è stato pari a 734 miliardi di euro. Si tratta di un risultato straordinario, reso possibile dalla presenza di filiere produttive che, in molti casi, si sono conservate integre, riuscendo a offrire indubbi vantaggi competitivi e a mantenere nel territorio valore aggiunto.

E’ da tre anni che l’export dei distretti mostra una crescita del 4% circa: +4,8% nel 2013, +4% nel 2014, +4,2% nel 2015. Negli anni successivi al completo recupero di quanto perso nella crisi del 2009 (avvenuto tra il 2010 e il 2012), l’export distrettuale è aumentato complessivamente del 13,6% (tra il 2012 e il 2015). Colpisce soprattutto la costanza dei risultati. Nello stesso periodo il progresso dei settori distrettuali tedeschi non è andato oltre il +2,7%; quello del manifatturiero italiano si è fermato al +6,3%. Le produzioni distrettuali si confermano pertanto altamente competitive sui mercati internazionali e motore della crescita del manifatturiero italiano.

Hanno mostrato un buon ritmo di crescita anche i 22 poli tecnologici monitorati che hanno chiuso il 2015 con un progresso del 5,9%, in accelerazione rispetto al biennio precedente, raggiungendo così un nuovo massimo storico: 28,1 miliardi di euro. Il quadro è positivo sia per i poli del biomedicale (+11,5%), del farmaceutico (+5,8%) e dell’aeronautico (+0,6%), che hanno chiuso in crescita anche il 2014, sia per i poli dell’ICT che rimbalzano (+8,5%), dopo le difficoltà degli scorsi anni.

Tra i distretti industriali si sono messe in evidenza le aree specializzate in prodotti e materiali da costruzione (+7,8% nel 2015), nell’agro-alimentare (+7,3%) e nel mobile (+6,4%). Buone notizie vengono poi dai distretti della meccanica che, dopo un inizio d’anno debole, ha mostrato segnali di accelerazione nei trimestri successivi, riuscendo a chiudere il 2015 con un progresso del 4,2%, una crescita più che doppia rispetto alle performance sia del settore al di fuori dei confini distrettuali, sia dei competitor tedeschi.

Performance meno brillanti, ma pur sempre positive, sono state registrate dai distretti della moda e degli elettrodomestici che, dopo un ottimo 2014, hanno mostrato un lieve aumento dei valori esportati: +2,2% per i beni di consumo e +3,4% per i beni intermedi della moda; +1,3% per gli elettrodomestici. Triveneto e Mezzogiorno sono i territori distrettuali più dinamici del Paese. I distretti triveneti sono tornati a essere il motore della crescita italiana sui mercati esteri, grazie all’affermazione di importanti filiere che hanno saputo acquisire un’indiscussa leadership internazionale.

Spiccano per crescita e per dimensione l’occhialeria di Belluno, la concia di Arzignano, la meccanica strumentale di Vicenza, il prosecco di Conegliano-Valdobbiadene, il mobile del Livenza e Quartier del Piave, i dolci e la pasta veronesi e le carni di Verona. Molto brillanti anche i distretti del Mezzogiorno che nel 2015 hanno registrato un aumento dell’export pari all’8,3%, il doppio circa rispetto alla media italiana. Puglia e Campania, le due regioni meridionali con la più alta presenza distrettuali, sono state trainanti, riportando un progresso del 10,8% e del 6,9% rispettivamente. Queste regioni sono state premiate dalla loro specializzazione agro-alimentare e dagli ottimi risultati conseguiti dalla meccatronica del barese Nelle altre regioni si sono messi poi in evidenza l’oreficeria di Valenza, le piastrelle di Sassuolo e la metalmeccanica di Lecco, rispettivamente primo, terzo e quarto distretto italiano per crescita delle esportazioni in valore assoluto.

Per il secondo anno consecutivo l’export distrettuale è stato trainato dai mercati avanzati: spiccano, in particolare, i risultati ottenuti negli Stati Uniti dove si è registrata una crescita generalizzata, guidata dai distretti del sistema moda, dell’agro-alimentare, dei prodotti e materiali da costruzione e della meccanica. Si è poi consolidata la ripresa di alcuni importanti mercati europei, come il Regno Unito e la Spagna. In controtendenza rispetto alla media manifatturiera italiana, l’export distrettuale è tornato a crescere sul mercato cinese (+5,7% nel 2015 vs. -0,9% del manifatturiero), mostrando segnali di accelerazione nella seconda parte dell’anno. Sistema moda, mobili e agro-alimentare sono i settori distrettuali che più di tutti sono riusciti a crescere su questo mercato, confermando il crescente potenziale di crescita offerto da questo mercato per i beni di consumo italiani.

La crescita sui nuovi mercati è stata però frenata dalle difficoltà incontrate sul mercato russo, che ha continuato a risentire della crisi del rublo e del crollo del prezzo del petrolio. Nel 2016 le esportazioni dei distretti dovrebbero mostrare un ritmo di crescita sostanzialmente in linea o di poco superiore a quello osservato nell’ultimo biennio. Lo scenario internazionale vede, infatti, una crescita mondiale stabile. Tuttavia permangono fattori di rischio geopolitico e legati alle turbolenze dei mercati azionari. I distretti manterranno una migliore dinamica rispetto alle aree non distrettuali, favoriti anche da una presenza sui mercati esteri più strutturata, con l’utilizzo più diffuso di marchi registrati a livello internazionale e un maggiore radicamento sui mercati con partecipate estere.

Molto però dipenderà dall’evoluzione della domanda in Germania e Francia che restano i primi due sbocchi commerciali dei distretti. I consumi di questi due mercati continueranno a crescere a buoni ritmi per effetto del calo del prezzo del petrolio e di condizioni finanziarie molto favorevoli. Rimane, invece, incertezza sulle prospettive di crescita degli investimenti.

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