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Disastri ambientali e consumo del suolo: che fine ha fatto la legge?

I rappresentanti delle Regioni vanno in Parlamento a sollecitare provvedimenti solo annunciati: 23mila km quadrati sono già andati persi. Danni economici superiori a 2 miliardi di euro.

Disastri ambientali e consumo del suolo: che fine ha fatto la legge?

I territori a rischio e il suolo che viene consumato in modo improvvido devono trovare una regolamentazione ferrea. Se ne discute da anni e i piccoli passi avanti delle trascorse legislature hanno indicato soluzioni che in pratica non lasciano ancora tranquilli. Di catastrofi annunciate non se ne può più e i soldi da spendere dopo sono una iattura per il bilancio dello Stato. L’Ispra ha stimato danni economici superiori a 2 miliardi di euro.

I governatori sono andati in audizione al Senato alle commissioni Agricoltura e Territorio per farsi sentire. Una delegazione guidata da Bruno Discepolo, Assessore Urbanistica della Regione Campania, con gli Assessori Quirico Sanna, della Sardegna e Cristiano Corazzari del Veneto ha rimarcato la necessità di approvare a stretto giro i disegni di legge in discussione. “Abbiamo confermato – ha detto Discepolo – quanto sia indispensabile una norma-quadro nazionale in materia di consumo del suolo. Lo Stato deve stabilire i principi fondamentali a cui attenersi, con provvedimenti che permettano di intervenire subito e in modo chiaro”.

Dobbiamo considerare il consumo del suolo all’interno dei territori e quindi dell’impatto e degli effetti che ha il fenomeno, tenendo presente anche il problema dei cambiamenti climatici e delle conseguenti emergenze. I disastri italiani dovuti all’incuria ed alla scarsità dei fondi per la prevenzione sono noti. Nonostante le promesse, le citazioni nel contratto di governo, dall’esecutivo sinora non sono arrivate risposte adeguate allo stato di necessità. Di fatto le Regioni sono alle prese con fenomeni gravissimi causati dall’impermeabilizzazione o dal compattamento dei terreni, con la perdita di biodiversità.

Insomma, si tratta di mettere mano ed in fretta ad una disciplina che non investe solo l’urbanistica, ma che interessa anche altri settori. L’economia dei territori è una prerogativa italiana, tanto delle Regioni montuose che di quelle che si affacciano sul mare. Proprio per questo, commenta Discepolo, è fondamentale che sia riconosciuto a livello legislativo il valore funzionale del suolo. Ci sono, tuttavia, esigenze locali da tutelare. Nell’incontro in Senato è stato evidenziato quanto sia indispensabile che i provvedimenti abbiano una precisa articolazione delle competenze tra Stato e Regioni. Così come è da prevedere un tavolo permanente di confronto per le modalità attuative.

Intanto da Nord a Sud le strutture regionali sono impegnate nel monitoraggio dei singoli territori. È partita la collaborazione con l’Ispra, ma l’asticella dovrà alzarsi verso i Ministeri competenti. Poco o nulla può scaturire da enti di programmazione o di studio. La Lega non si lascia scappare l’occasione per dire anche la sua. “La legge sul consumo suolo dovrà essere una legge di principio che salvaguardi le prerogative della tutela ambientale e della preservazione dell’ecosistema e che non dimentichi la rigenerazione dei territori, necessaria premessa per una tutela equilibrata delle nostre comunità”. Lo dicono in una nota i senatori Gian Paolo Vallardi e Giorgio Maria Bergesio, che hanno incontrato i rappresentanti delle Regioni.

Finché la legislatura andrà avanti hanno il potere di accelerare l’iter in Parlamento. Decisioni che riguardano tutti per evitare tragedie e danni umani e materiali. E i Cinquestelle? In attesa che si certifichi il destino politico di Luigi Di Maio, il Presidente della commissione cultura della Camera, Luigi Gallo, dice che sull’ambiente, sul consumo del suolo ed altro, bisogna rispolverare i punti del l’agenda politica del movimento e per le scelte servono organi decisionali allargati. Una speranza, chissà.

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