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Dieselgate: Usa accusano, Fca si difende

L’Agenzia statunitense per l’ambiente ha accusato Fca di truccare le emissioni di 104mila veicoli venduti negli Usa: si profila così un nuovo Dieselgate, dopo quello che ha travolto Volkswagen, che per ora viene escluso dalla casa italo-americana: “Standard rispettati” – Crollano Fca e Exor a Piazza Affari – Marchionne: “Accuse ingiuste”.

Dieselgate: Usa accusano, Fca si difende

“Fca ha inserito in 104mila veicoli venduti negli Usa un software in grado di modificare i dati sulle emissioni di CO2”: l’accusa, grave e paragonabile a quella che ha travolto Volkswagen aprendo il caso Dieselgate per la casa tedesca (che proprio due giorni fa ha patteggiato una multa di 4,3 miliardi di dollari, riconoscendo le proprie colpe), arriva sempre dall’Agenzia per l’ambiente statunitense ma cade stavolta sul capo di Fiat Chrysler, che ha però immediatamente respinto le accuse. “Standard rispettati”, si è difesa la casa italo-americana contestando il comunicato dell’Epa, che specifica che il software “è stato installato sui modelli di Jeep Grand Cherokee e Dodge con diesel 3.0 venduti nel 2014, nel 2015 e nel 2016”.

Fca Us si è detta “rammaricata” di fronte alla decisione dell’Epa di aver notificato alla società una violazione delle leggi, aggiungendo in una nota la disponibilità ad incontrare i rappresentanti dell’Epa e della nuova amministrazione per dimostrare che le strategie di controllo delle emissioni sono “giustificate e non sono defeat devices, e che la questione sarà risolta rapidamente”. Il gruppo di Marchionne rischia una multa potenziale di 4,63 miliardi di dollari, in linea con quanto patteggiato da Volkswagen: l’amministratore delegato ha però respinto questo paragone, definendo le accuse “ingiuste. Fca non ha fatto nulla di illegale, queste analisi sono diverse da quelle di Volkswagen”.

In attesa di fare luce sulla vicenda, la notizia ha inevitabilmente avuto ripercussioni sui mercati: il titolo Fca a Piazza Affari ne ha risentito pesantemente, arrivando a perdere in poco tempo oltre il 18% a 8,56 euro per azione, salvo poi chiudere intorno al -16% in una seduta complessivamente negativa per tutto il listino del Ftse Mib. In sofferenza anche Exor, altro titolo della galassia Agnelli, che chiude a 40 euro per azione perdendo più del 9%.

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