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Diario del terremoto: anche le aziende cercano di “sfollare”. Allarme per il settore biomedicale

DIARIO FUORI DAL CORO – All’indomani della seconda scossa, gli imprenditori fanno i conti con una situazione ben più grave di quella del 20 maggio – Confindustria: “Stiamo valutando di delocalizzare le imprese” – A Bologna, la diocesi più ricca d’Italia, lesionate 50 chiese – Il distretto biomedicale di Mirandola rappresenta il 60% della produzione italiana.

Diario del terremoto: anche le aziende cercano di “sfollare”. Allarme per il settore biomedicale

Lavorare non si può, stare fermi non si può. E’ la contraddizione che stanno vivendo le aziende emiliane colpite dal terremoto e dai lutti. All’indomani della seconda, grande scossa, di questo maggio terribile, gli imprenditori fanno i conti con una situazione ben più grave di quella del 20 maggio. Fare previsioni oggi è impossibile: “Dieci giorni fa – dice Rodolfo Musci, titolare della Pressmair di Finale Emilia – potevo stimare di tornare a regime in un mese, un mese e mezzo. Oggi non sono più in grado di fare previsioni, perché nessuno sa dirci cosa può accadere. L’altra metà di un capannone, dove avevo già avviato dei lavori, è crollata, per fortuna senza danni per nessun essere umano. Quindi sto pensando di spostarmi, almeno per un certo periodo. Dividerò l’azienda in tre. A Finale resteranno gli uffici, in container da cantiere. Oggi vado a vedere un capannone a Bologna per valutare se sia adatto a contenere il settore montaggi. Acquisterò invece quello che producevo con i macchinari dai miei fornitori. Le macchine sono rimaste sotto le macerie e non potrò usarle per un pezzo. Per ora faccio così e non sono il solo. So che la Ptl di Mirandola, produttrice di carpenteria in acciaio per industria e arredamento, ha già affittato una fonderia chiusa in località Cappella del Duca. Se uno passa di lì vede già il cartello. E altri stanno facendo lo stesso”.

A conferma di quanto racconta Rodolfo Musci le parole del presidente di Confindustria Emilia-Romagna Gaetano Maccaferri: “Stiamo valutando la possibilità per le imprese colpite dal terremoto di delocalizzare in strutture industriali vuote in varie province della regione”.

Bologna. 50 chiese lesionate nella diocesi più ricca d’Italia

Sono 50 le chiese lesionate anche a Bologna. La curia ha deciso di chiuderle, per non correre rischi fino a quando non sia garantita l’agibilità. Non è dato sapere se la Chiesa bolognese, “la più ricca d’Italia”, come è stata definita dopo il lascito di un patrimonio da 1,7 miliardi da parte di Michelangelo Manini, titolare della FAAC, attingerà anche a questa importante risorsa per mettere in sicurezza i luoghi di culto e aiutare i terremotati.

Allarme forniture dal distretto biomedicale

Il distretto biomedicale di Mirandola rappresenta il 60% della produzione italiana del settore. La maggior parte degli oggetti in plastica usa e getta impiegati nella sanità vengono da lì, in particolare quelli indispensabili per l’emodialisi, dai tubi ai filtri. Chi è in dialisi non può certo aspettare i comodi del terremoto e le aziende sanitarie hanno bisogno di forniture. Il distretto invece è completamente paralizzato: un centinaio di aziende, 7 milioni di fatturato, 5 mila addetti, tutto fermo, si parla già di un miliardo di danni. Gli ulteriori rischi? Che le numerose multinazionali dell’area prendano il volo e vadano a produrre altrove, sottraendo al territorio una fonte di lavoro e ricchezza importante. “Stiamo valutando il da farsi – dice Fernanda Gellona, direttore di Assobiomedica – anche d’intesa col ministero della sanità. La situazione è gravissima, tutte le aziende sono chiuse e la maggior parte ha subito gravi danni. I piani fatti fino a ieri per un riavvio stabile della produzione sono saltati. Le forniture però devono continuare”. Si sta valutando di spostare la produzione altrove? “Non lo so, non posso rispondere. Vedremo le priorità e quello che si può fare”.

Falsi tecnici: attenzione alle truffe

Tristezza si aggiunge a tristezza quando si legge che qualcuno cerca di approfittare della paura e dell’ansia delle persone. Molti giornali locali però lanciano l’allarme, soprattutto per gli anziani: attenzione ai falsi tecnici che cercano di intrufolarsi in casa, con cattive intenzioni.

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