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Diario Coronavirus: la prima settimana in Italia

Dalle “zone rosse” al panic selling in Borsa, passando per i negozi chiusi e l’Amuchina venduta a peso d’oro: ecco come la prima settimana di epidemia da coronavirus ha cambiato le vite degli italiani

Diario Coronavirus: la prima settimana in Italia

Sembra passato un secolo, ma sono solo otto giorni. Fino al 20 febbraio, il coronavirus era un problema della Cina e in Italia discutevamo se mettere in quarantena i bambini di ritorno dalle zone infette. Poi però, dal giorno successivo tutto è cambiato: in breve, il nostro Paese diventa il terzo per numero di contagi al mondo (al secondo posto c’è la Corea del Sud) e gli italiani vengono bloccati negli aeroporti stranieri in quanto possibili untori. Ma come siamo arrivati a questo punto in così poco tempo? E, soprattutto, in che modo la prima settimana di epidemie ha cambiato le nostre vite?

LE “ZONE ROSSE”

La prima contromisura forte all’emergenza arriva il 22 febbraio, quando il governo ordina di chiudere con un cordone sanitario 11 Comuni. Obiettivo: circoscrivere delle “zone rosse” per isolare il coronavirus. Ecco la lista dei Comuni in quarantena:

  • Codogno
  • Castiglione d’Adda
  • Casalpusterlengo
  • Fombio
  • Maleo
  • Somaglia
  • Bertonico
  • Terranova dei Passerini
  • Castelgerundo
  • San Fiorano
  • Vo’ Euganeo

L’ultimo Comune è in provincia di Padova, mentre tutti gli altri si trovano nella provincia di Lodi.

IL PANICO DA SUPERMERCATO E GLI AVVOLTOI SU AMAZON

Il giorno successivo, domenica, nelle zone dei focolai arriva la decisione di chiudere scuole, uffici e cinema. A quel punto scattano le manifestazioni d’isteria di massa: la popolazione prende d’assalto i supermercati e fa scorte alimentari come se l’apocalisse fosse alle porte e non rimanesse che barricarsi in casa per settimane. Intanto, gli speculatori fiutano l’opportunità e fanno schizzare i prezzi di mascherine e disinfettanti oltre ogni limite del buonsenso: rimarrà nella memoria collettiva l’immagine delle quattro confezioni di Amuchina vendute su Amazon a 100 euro. Ora l’Antitrust ha messo sotto i riflettori piattaforme e siti online.

LA BORSA CROLLA: INIZIA IL PANIC SELLING

Lunedì l’effetto coronavirus si abbatte sui mercati finanziari. La Borsa di Milano è la peggiore d’Europa (-5,45%, a 23.422 punti) e brucia tutti i guadagni messi a segno nel 2020: circa 30 miliardi di capitalizzazione. Profondo rosso anche per Francoforte (-3,98%), Parigi (-3,94%), Madrid (-4%), Londra (-3,33%) e Zurigo (-3,59%). I settori più colpiti sono trasporti, vendite al dettaglio, lusso e banche. Anche lo spread prende la strada del rialzo.

ITALIA ISOLATA, TURISMO A PICCO

Martedì la crisi inizia a infettare i rapporti fra l’Italia e gli altri Paesi. Alle Mauritius 40 turisti italiani vengono bloccati sull’aeroplano solo perché arrivano dalle zone infette. Iraq, Kuwait, Giordania e Seychelles vietano l’ingresso agli italiani. E non saranno gli ultimi.

Intanto, nel nostro Paese il settore del turismo viene sommerso da un’ondata di disdette: addirittura il 40% delle prenotazioni totali. E siamo solo all’inizio. Non va meglio al settore fieristico, con il Salone del Mobile di Milano costretto al rinvio.  

LA REAZIONE DOPO IL CAOS

Giovedì riaprono i bar e a Milano si riaccendono le luci della Scala. La notizia migliore è che 40 persone contagiate dal coronavirus sono guarite. Il sindaco del capoluogo lombardo, Beppe Sala, lancia lo slogan “Milano non si ferma”. Viene presa la decisione di non effettuare più i test con i tamponi sui soggetti che non presentano alcun sintomo.

Un altro segnale di distensione arriva dal mondo produttivo: banche, imprese, cooperative e sindacati hanno messo nero su bianco che “dopo i primi giorni di emergenza, è ora importante valutare con equilibrio la situazione per riavviare tutte le attività bloccate”. L’appello è sottoscritto da Abi, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confindustria, Alleanza Cooperative, Rete Imprese Italia, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti, Cgil, Cisl e Uil.

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