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Democrazie del post liberalismo e populismo, quale futuro?

Nel suo saggio “Contro-Rivoluzione. La disfatta dell’Europa liberale” Jan Zielonka, liberale convinto, docente ad Oxford e allievo di Dahrendorf si interroga sulla crisi del liberalismo e sull’ascesa dei movimenti anti-establishment e sostiene che solo attraverso una profonda autocritica il liberalismo democratico potrà evitare di soccombere all’avanzata dei contro-rivoluzionari in corso

Democrazie del post liberalismo e populismo, quale futuro?

Da Washington a Varsavia, Atene e Berlino, i politici anti-establishment continuano ad avanzare a spese di quelli di centro-sinistra e centro-destra. Questa sembra essere diventata la nuova normalità e le elezioni italiane del 4 marzo 2018 non hanno fatto che confermare «in maniera abbastanza spettacolare una tendenza generale», anche se le ultime elezioni regionali mandano segnali differenti.

L’Italia di oggi rappresenta «un caso da manuale di contro-rivoluzione» secondo Jan Zielonka, docente di Politiche europee all’Università di Oxford e liberale convinto, autore di un saggio, Contro-Rivoluzione. La disfatta dell’Europa liberale, edito in Italia da Laterza, sotto forma di lunga e articolata lettera al suo ormai scomparso mentore Ralph Dahrendorf, seguendo anche in questo le orme del suo maestro, il quale anni addietro aveva scritto un’opera utilizzando il medesimo registro narrativo. Zielonka analizza quanto accaduto nelle democrazie liberali negli ultimi trent’anni e, con spirito molto critico, ne definisce gli errori ammettendo la sconfitta di quel sistema in cui, nonostante tutto, egli ancora crede ma che necessita di profondi e strutturali cambiamenti e adeguamenti.

Rivoluzioni e contro-rivoluzioni sono sempre portatrici di turbolenze, e «non abbiamo ancora assistito alle peggiori manifestazioni della confusione e del conflitto generati dall’attuale delirio politico». I “nuovi arrivati” hanno sollevato una gran quantità di valide critiche all’establishment liberale, ma saper distruggere un vecchio ordine non implica essere capaci di costruirne uno nuovo: «l’universo del governo è altra cosa rispetto al cosmo dell’opposizione».

È probabile che tutti i notevoli sforzi di aumentare la spesa dello Stato e di allargare i diritti degli occupati scatenino una reazione dei mercati, un trasferimento degli affari all’estero e una conseguente delusione negli elettori e «il nuovo governo deve sapere in anticipo come affrontare queste situazioni».

Ai media piace concentrarsi sulle individualità e i retroscena politici, ma dovrebbero invece «dare spazio ai dilemmi politici che questi nuovi governi con programmi radicali di cambiamento devono affrontare». Puntando l’obiettivo sui valori e le norme che si nascondono dietro gli slogan politici, guardare all’Italia come a un «caso particolare dell’affascinante esperimento storico» che va sviluppandosi in Europa. Un esperimento che è al contempo un pericolo e un’opportunità.

Alcuni, molti in realtà, sarebbero contenti di preservare lo status quo o, addirittura, riportare indietro l’orologio a un «mitico passato». Molti liberali auspicano il ritorno «ai bei tempi andati del regno liberale» e non vogliono vedere alcun cambiamento.

Negli ultimi trent’anni essi hanno dato la priorità alla libertà sull’uguaglianza, i beni economici hanno ricevuto più attenzione e protezione di quelli politici, i valori privati sono stati accarezzati più di quelli pubblici, ora «queste priorità vanno rivisitate». Per Zielonka le riforme dei parlamenti non produrranno miracoli, necessita quindi costruire o ricostruire la democrazia su altri pilastri oltre la rappresentanza: «in particolare la partecipazione, lo scambio di opinione e la contestazione». Il liberalismo ormai non può votarsi «né alla difesa dello status quo né all’imposizione di un qualsiasi dogma».

Il populismo è diventato un tema di discussione pressoché universale. I liberali si sono dimostrati «più abili nel puntare il dito contro gli altri che nel riflettere su se stessi». Dedicano molto più tempo a spiegare la nascita e i difetti del populismo che non a illuminare i motivi della «caduta del liberismo». Il libro di Jan Zielonka intende concentrare l’attenzione proprio su questo squilibrio, è «il libro autocritico di uno che è liberale da sempre».

Oggi è l’intera Europa a versare  in «uno stato di confusione», i cittadini si sentono insicuri e arrabbiati, «i loro leader si rivelano incompetenti e disonesti», i loro imprenditori appaiono furibondi e la violenza politica è in aumento. Si chiede Zielonka se sia possibile invertire il pendolo della storia e in che modo bisogna farlo.

La «deviazione neoliberista ha fatto molti danni», ma l’autore non ritiene plausibile abbandonare alcuni punti centrali della «fede liberale»: la razionalità, la libertà, l’individualità, il potere sotto controllo e il progresso. Egli si dichiara convinto che le attuali difficoltà della situazione europea possano trasformarsi «in un altro meraviglioso Rinascimento», ma ciò richiederà una seria riflessione di quanto finora è andato storto.

In Europa, la politica si è configurata sempre più come «un’arte di ingegneria istituzionale» anziché come «arte di negoziazione fra le élite e l’elettorato». Poteri in numero sempre maggiore sono stati delegati a istituzioni non elettive – banche centrali, corti costituzionali, agenzie regolatorie – . «La politica incline a cedere alla pressione pubblica era considerata irresponsabile, se non pericolosa».

I politici contro-rivoluzionari sono spessi appellati populisti, ma «questo termine è fuorviante e stigmatizzante» e, secondo Zielonka, non coglie quello che è il loro obiettivo chiave, ovvero abolire l’ordine stabilito a partire dalla caduta del muro di Berlino nel 1989 e sostituire le élite che lo hanno generato.

Da intellettuali, non bisogna coltivare un «pensiero manicheo di bianco o nero».

Da democratici, non si deve mai ironizzare sulle scelte elettorali.

Da attivisti pubblici, non bisogna illudersi che la gente “si svegli” all’improvviso e «si accomodi nuovamente dietro di noi».

Lo scopo, sottolinea Zielonka, non è dimostrare semplicemente che le critiche erano sbagliate, bensì vedere se gli ideali liberali reggono di fronte ai cambiamenti sociali e tecnologici.

La spiegazione più frequente dell’odierna difficoltà dei liberali è la svolta neoliberista. Ma «il liberalismo è stato sequestrato da avidi banchieri oppure è stato un terreno di coltura ideale per l’autoindulgenza?»

La rivoluzione del 1989 ruotava intorno a concetti quali democrazia, sicurezza, Europa, confini e cultura. La gente voleva essere governata da un diverso tipo di politico e l’autore teme che «la situazione di oggi sia simile». I politici contro-rivoluzionari non si oppongono soltanto a singole politiche liberali, ma ne sfidano l’intera logica, e «tentano di introdurre una nuova normalità».

Che un paese possa o meno permettersi una più incisiva politica sociale non è solo «funzione di fatti statistici ma anche di scelte politiche». Molto dipende dalla concezione che si ha del bene e della giustizia. E invece, per assurdo, quelli che suggeriscono un salario minimo o un bonus per ogni figlio che si aggiunge alla famiglia finiscono per essere «etichettati dai neoliberisti come irresponsabili populisti». Allora Zielonka cita Andrew Calcutt, il quale sostiene che, anziché prendersela con il populismo perché «realizza quello che noi abbiamo messo in moto», sarebbe meglio riconoscere «la parte vergognosa che noi abbiamo avuto in tutto ciò».

Solo attraverso una profonda e articolata autocritica il liberalismo e i liberisti riusciranno a non soccombere all’avanzata dei contro-rivoluzionari. Solamente ciò consentirà loro di rivedere principi e dogmi adeguandosi ai tempi ormai mutati. È questa l’unica strada percorribile per Jan Zielonka il quale più volte nel testo sottolinea la sua ferrea convinzione nei valori puri e originari del liberalismo. Quelli che non vanno abbandonati, piuttosto ritrovati. Ed è con questa seppur flebile speranza ch’egli congeda il lettore di Contro-Rivoluzione. Un libro che racconta le degenerazioni dell’attuale sistema come anche quelle di chi vorrebbe combatterlo e cambiarlo. Un libro che è un’accorata richiesta di cambiamento, di adeguamento e, soprattutto, di equilibrio.

Bibliografia di riferimento

Jan Zielonka, Contro-Rivoluzione. La disfatta dell’Europa liberale, Editori Laterza, 2018. Traduzione di Michele Sampaolo dall’edizione originale Counter-Revolution. Liberal Europe in Retreat, Oxford University Press, 2018.

Biografia dell’autore

Jan Zielonka insegna Politiche europee alla University of Oxford ed è Ralf Dahrendorf Fellow al St Antony’s College.

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