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Ddl capitali al bivio: approvarlo subito o correggerlo? Convegno Assonime e Ocse

I relatori della conferenza sulla corporate governance organizzata a Palazzo Mezzanotte a Milano hanno ripreso le fila del dibattito sul disegno di legge

Ddl capitali al bivio: approvarlo subito o correggerlo? Convegno Assonime e Ocse

Torna a far parlare di sé il Ddl capitali. Ma le note non sono tutte positive. Stavolta accade nella platea della conferenza “The new G20/Oecd principles of corporate governance” organizzata da Assonime e Oecd in Borsa Italiana a Milano. A sottolineare le criticità sono soprattutto Assogestioni, che vede
il pericolo di disequilibri e incertezze interpretative in particolare sul voto multiplo e la disciplina del cda e Banco Bpm.

Già negli scorsi giorni il provvedimento, attualmente in discussione al Senato, è stato oggetto di discussione dopo un articolo del Financial Times che lo aveva criticato fortemente. Oggi è diventato il principale tema della conferenza. a cui hanno partecipato anche il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, e i vertici di primarie società quotate.

Assogestioni su voto multiplo e disciplina del cda

“Nell’ambito del Ddl capitali sono stati presentati emendamenti che creano “disequilibri e incertezze interpretative” in particolare sul voto multiplo e la disciplina del cda,” ha detto Carlo Trabattoni, presidente di Assogestioni. “Tali modifiche non solo risultano in contrasto con le best practices affermatesi internazionalmente, ma possono creare significative distorsioni nel rapporto fra gli attori del mercato, generando esiti opposti rispetto a quelli perseguiti”. L’auspicio di Assogestioni è che il Governo colga l’occasione della delega alla riforma del Tuf per riaprire un tavolo di confronto tecnico in un contesto istituzionale nell’ambito e in quell’occasione “effettuare appropriate analisi di impatto volte a presentare al mercato norme comprensibili e di applicazione certa”. “L’intensificarsi del dibattito pubblico su come rendere più competitivo il mercato dei capitali italiano è sicuramente una notizia positiva” ha detto ancora Trabattoni. “Non possiamo che esprimere forte apprezzamento verso un’iniziativa come il Ddl Capitali, che denota grande continuità con le misure identificate nell’ambito del Tavolo Finanza per la crescita 2.0, al quale ha partecipato Assogestioni, e raccolte nel Libro Verde”.

Tononi: occorre rivisitare alcuni passaggi tecnici

Sulla stessa lunghezza d’onda è anche Massimo Tononi, presidente di Banco Bpm che nel suo intervento ribadisce la necessità di una “rivisitazione” di alcuni passaggi tecnici della normativa che sono “non consueti all’estero”. Poi Tononi sottolinea come “il nostro assetto di governance è assolutamente valido e moderno, in linea con le migliori pratiche internazionali” e dunque “per correggere i limiti dei nostri mercati capitali è bene tenere alta l’attenzione sulla governance ma non è quella la discriminante principale”.

In merito ai due punti più controversi, il voto maggiorato e le norme di elezione del cda, “credo ci sia una differenza sostanziale tra il voto maggiorato, lasciato all’autonomia statutaria” e quindi alle “scelte prese dagli azionisti in assemblea straordinaria” e le modalità di riforma dell’elezione del cda, “un pò più originale”. “Sono abbastanza laico sul tema del voto individuale” che è “largamente prevalente nelle giurisdizioni internazionali, così come largamente prevalente è la presentazione della lista del consiglio da parte del board, che a me sembra un metodo molto efficace per nominare un nuovo cda”.

Freni: snellire le regole

Muove le difese del Ddl Federico Freni, sottosegretario al ministero dell’Economia e della Finanza che analizza le diverse caratteristiche della situazione italiana e di quella degli altri paesi. “Un sistema come quello olandese dove c’e’ una totale deregolazione non è la soluzione di questo governo. Noi non siamo per l’eliminazione delle regole, bensì per un loro snellimento” ha detto Fredi. ‘L’opt in – ha continuato – credo sia una scelta di civiltà giuridica a cui non possiamo e non vogliamo rinunciare. Non esiste un modello vincente di corporate governance, ma ne esistono tanti e quello vincente è quello che sa adattarsi ai vari fenomeni.

Le risposte alle critiche del Financial Times

Freni risponde anche alle critiche mosse gli scorsi giorni dal Financial Times che ha smontato la tesi della premier secondo cui il ddl dà più poteri ai soci senza mettere a rischio la gestione delle aziende. Giorgia Meloni ne aveva fatto cenno nella sua conferenza stampa di fine anno. Freni dice di aver letto quelle critiche, pur non condividendole: “a quelle norme ho lavorato anche nella fase di stesura e non mi sono mai arrivate queste preoccupazioni dagli operatori”. Ma comunque “siamo pronti a ragioniamoci insieme” ha detto.

Secondo il quotidiano della City il Ddl capitali, con le modifiche approvate dal Senato, favorisce Francesco Gaetano Caltagirone e tutti gli alleati della premier. Il provvedimento “sembra positivo”, dice, ma in realtà ha un approccio “protezionistico”, potenzialmente “scoraggiante per gli investimenti internazionali”. Non usa giri di parole l’Ft quando sostiene che “il beneficiario più evidente” del ddl capitali, come modificato, è Francesco Gaetano Caltagirone, “l’ottuagenario barone dell’edilizia e dei media, e azionista di rilievo di due dei più potenti gruppi di servizi finanziari italiani, Generali assicurazioni e Mediobanca. Lui e i suoi alleati furono ostacolati nei loro tentativi di imporre nuovi consigli di amministrazione in entrambe le società. Anche Caltagirone è un alleato fondamentale per Meloni: possiede giornali influenti nelle regioni dove la premier ha il consenso maggiore”. Se la legge dovesse passare come proposto, prosegue il giornale, rappresenterebbe “un secondo passo indietro dei mercati italiani nel giro di pochi mesi”, dopo il passo falso fatto in agosto dal governo con l’annuncio “caotico” sulla volontà di imporre una tassa sugli extra-profitti delle banche. Risolto poi con la possibilità delle banche di non pagare l’imposta destinando un importo pari a 2,5 volte la tassa a riserva.

Grieco: “La sola buona corporate governance non basta”

Allarga lo scenario Patrizia Grieco presidente dell’associazione per le società per azioni italiane. “Una buona corporate governance è condizione necessaria ma non sufficiente rispetto all’obiettivo più generale di creare un mercato dei capitali capace di sostenere la crescita e l’innovazione, di offrire un’adeguata di remunerazione del risparmio e di stimolare la transizione verso un’economia sostenibile”

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