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Dazi mina vagante anche se Trump fa la colomba a giorni alterni

Dopo il lunedì nero, le Borse asiatiche rimbalzano e così sperano di fare gli altri listini sulla scia delle parole più moderate di Trump sulla guerra dei dazi, che pesa anche sul nostro spread

Dazi mina vagante anche se Trump fa la colomba a giorni alterni

“È in corso una gara di testosterone tra I due leader che fanno sfoggio della loro forza. Il rischio è che il gioco, se durerà troppo, possa far precipitare l’economia in recessione”. Il monito di un gestore Usa, Bernard Baumhol di Outlook Group, riflette la preoccupazione dei mercati, ostaggi di un confronto che promette di non essere breve. Stamane in Asia si è placata per ora la furia delle vendite che ha provocato ieri la brusca caduta dei listini, ma nessuno si illude che la prova muscolare a suon di dazi sia destinata ad esaurirsi nel breve termine. E così, preso atto della situazione, gli operatori riducono l’esposizione al rischio ma non disperano anche perché Donald Trump ha ribadito l’intenzione di incontrare ad incontrare il presidente Xi Jinping nel corso del prossimo G20. Nella conferenza stampa congiunta di ieri con il presidente dell’Ungheria, Viktor Orban, c’è stato spazio anche per un po’ di ottimismo, sull’esito del confronto. I mercati asiatici reagiscono così al lunedì nero di Wall Street.

RISALE LO YUAN, MINACCIA DI PECHINO SUI T BOND

Le Borse cinesi, dopo aver accusato in apertura un ribasso dell’1,6% (ai minimi dal 30 gennaio) hanno recuperato nel corso della seduta fino a chiudere a -0,2%.

Limitano i danni anche il Nikkei di Tokyo -0,5% e il Taiex di Taiwan (-0,2%). Più marcata la perdita dell’Hang Seng (-1,6%), ma solo perché ieri la borsa di Hong Kong era chiusa. In lieve rialzo la Corea del Sud e l’India.

Si stabilizza a 6,87 sul dollaro, dopo la forte svalutazione degli ultimi giorni, pilotata dalle autorità di Pechino come arma per contrastare l’effetto dei dazi. Ieri un articolo firmato dal caporedattore del Global Times, Hu Xijin, ha evocato la prospettiva della progressiva liquidazione deiTreasuries posseduti dalla Cina. Una mossa estrema che gli Usa potrebbero neutralizzare obbligando la Fed ad acquistare titoli del Tesoro, con forti conseguenze per la politica monetaria. I rendimenti dei Tbond continuano la loro discesa: il due anni ha toccato quota 2, 193%.

Si assesta il won della Corea, precipitato sui minimi degli ultimi due anni. Ha invertito la rotta lo yen giapponese, salito insieme a tutti gli attivi considerati maggiormente al riparo dalle ventate di volatilità che hanno colpito i mercati in questa prima parte di maggio. Il cross dollaro yen sale dello 0,3% a 109,6.

L’oro è piatto a 1.300 dollari l’oncia, appena sotto i massimi dell’ultimo mese e mezzo toccati ieri.

LA CINA TASSA ANCHE I DENTIFRICI: WALL STREET PRECIPITA

Drammatica ieri la seduta di Wall Street: Dow Jones -2,38, S&P 500-2,41, Nasdaq -3,41%.

La tempesta si è scatenata dopo che Pechino ha pubblicato l’aumento dei dazi su 60 miliardi di import dagli Usa in risposta alle misure di Trump. Sono state colpite con tre aliquote 2.493 categorie di beni, dal gas liquefatto ai dentifrici.

In forte calo i settori più sensibili ai commerci con la Cina: Boeing, Caterpillar ed i semiconduttori accusano cali attorno al 5%

Per Bank of America Merrill Lynch, le nuove tariffe doganali potrebbero avere un impatto negativo medio sulle 500 maggiori società del listino, nell’ordine del 2% dell’utile per azione.

LA CORTE SUPREMA BACCHETTA APPLE

Apple ha chiuso in calo del 6%, ma la variazione negativa non è da mettere in relazione solo alla burrasca tra Cina e Stati Uniti. Oggi la Corte Suprema ha dato il nulla osta alla presentazione di class action da parte dei soggetti che contestano le alte commissioni sulle app. Il verdetto, 5-4, ha visto il giudice Brett Kavenaugh, di recente nominato dalla Casa Bianca, con l’ala liberal.

Nuova batosta per Uber: il titolo ha perso ieri l’11%, dopo il -8% del giorno del debutto.

FRENA STAMANE L’AUMENTO DEL PETROLIO

Petrolio Brent in rialzo dello 0,4% a 70,5 dollari il barile dopo aver toccato ieri quota 71,4 dopo che l’Arabia Saudita aveva annunciato che due sue petroliere, in procinto di passare lo stretto di Hormuz, erano state sabotate.

Segno più solo per gli energetici (e per qualche rara eccezione nel mondo delle Utility): Eni +1,2%, Saipem +2% e Tenaris +0,2%. Avanza Saras (+3%). Ha chiuso il primo trimestre 2019 con ricavi pari a 2,09 miliardi di euro. Su anche Italgas (+1,05%) e A2A (+1,28%).

ANCHE L’EUROPA SOTTO TIRO

L’Europa ha pagato ieri un pesante tributo alla guerra dei commerci.

Piazza Affari ha lasciato sul terreno l’1,35% a quota 20.593 punti.

Ribassi dello stesso ordine di grandezza per gli altri listini europei: Francoforte -1,5%; Parigi -1,22%; Madrid -0,81%. Fuori dall’Eurozona Londra limita i danni allo 0,5%.

ARIA DI PACE A PARIGI PER ESSILOR-LUXOTTICA

Nel giorno della guerra dei dazi è scoppiata la pace, seppur precaria, in casa Essilor-Luxottica. Leonardo Del Vcchio e Hubert Sagnieres hanno firmato un accordo che prevede, in attesa della scelta di un amministratore delegato, di concedere più poteri ai due luogotenenti: Francesco Milleri eLaurent Vacherot. In questo modo cade la richiesta di un arbitrato internazionale, già avanzata da Delfin, ma non quella dei soci che chiedono l’integrazione del consiglio (oggi composto da 8 rappresentanti per ciascuno dei contendenti) con 2 indipendenti. La proposta sarà senz’altro bocciata dall’assemblea di giovedì prossimo, ma sta ad ammonire che la vera pace è ancora lontana. Intanto, il titolo a Parigi ha recuperato il 3%.

SALE AL 277 LA FORBICE BTP/BUND

Giornata ad alta tensione per il mercato secondario italiano. Il differenziale di rendimento tra Italia e Germania ha chiuso a 277 punti base dai 275 dell’avvio e 273 dell’ultima chiusura. Il decennale italiano tratta a 2,70%, da 2,68% della chiusura. Bund tedesco a -0,06%, da -0,04%. Sale anche il differenziale con il Bono della Spagna, a 174 punti base, massimo degli ultimi sei mesi.

A frenare gli operatori anche l’attesa delle aste a medio lungo in calendario per stamane, quando il Tesoro offrirà Btp a 3,7 e 30 anni per un ammontare complessivo di 5,25-6,75 mld di euro.

SOTTO TIRO L’AUTO, PERDONO COLPI BREMBO E PININFARINA

A guidare il ribasso in Europa sono stati i titoli automotive (-2,7% l’indice di settore). Sotto tiro Daimler (-3,4%) al centro di acquisti da parte della cinese Saic intenzionata a salire al 5%, la stessa quota della connazionale Geely (+2,07%) che controlla Volvo (-2,5%). Giù anche Bmw (-1,5%).

Fiat Chrysler arretra dell’1,8% a Milano ma le perdite aumentano sul listino Usa a 2,9%: Fca esporta in Cina le Jeep prodotte in Usa. Ferrari -1,88%, Pirelli -2,06%.

Ancor più pesanti le perdite per Brembo (-6%), che ha inaugurato all’inizio di aprile il suo terzo polo produttivo in Cina (100 milioni di investimenti, 450 addetti).

Pininfarina -6,7%. La società ha archiviato il primo trimestre con un utile in calo a 0,4 milioni, un valore della produzione pari a 25,2 milioni, in flessione dell’11% per il minor contributo dei servizi di ingegneria in Italia e dei proventi di licenza del marchio, e una posizione finanziaria netta diventata negativa per 6,8 milioni. 

NEL MIRINO STM, PRYSMIAN E LEONARDO

Tra gli industriali soffre anche Leonardo (-5%), che dovrebbe depositare questa settimana una manifestazione d’interesse per Piaggio Aero.

Prysmian (-3%) ha annunciato ieri sera risultati in linea con le previsioni: ricavi a 2,771 miliardi di euro (+1,3%, +1,9% considerando la crescita organica), Ebitda adjusted (margine operativo lordo al netto delle voci straordinarie) a 231 milioni (dai 198 del primo trimestre del 2018) e un utile triplicato a 89 milioni (da 28).

Nel mirino Stm (-5,10%), investita dalla bufera sui chip, prime vittime dello scontro dei Big sull’alta tecnologia.

Piangono anche i titoli più apprezzati: Moncler -4,47%, Recordati -3,7%, Buzzi -3,6%.

IN ROSSO ANCHE I BANCARI

Archiviano la seduta in rosso i bancari, stressati dalla pressione sullo spread. Pesanti Banco Bpm (-3,7%) e Ubi (-3,36%). FinecoBank -2,48% (rating hold, target a 9,3 euro da 10,3 per Banca Imi) dopo la separazione da Unicredit (-2,8%), che ha deconsolidato da ieri la partecipazione nella società del gestito. Jean Pierre Mustier ha ribadito che fusioni cross-border in Europa restano molto difficili da perseguire.

PRECIPITANO GEOX, MONDO TV. IN CALO INTERPUMP

Non mancano escursioni da brivido nel resto del listino. Mondo TV perde il 15% dopo i conti trimestrali. La imita Geox (-15%) che chiude il primo trimestre con ricavi a 261 milioni di euro, 4 milioni di euro in meno dello stesso periodo dell’anno scorso. A parità di perimetro, la flessione è del 2% anno su anno.

Giù Interpump (-7,6%). Banca Akros ha ridotto il rating a neutral da accumulate, mentre sia Equita Sim che Kepler Cheuvreux sono passati a hold da buy. Si ribalta Tiscali: -3% da +9% della mattina. Amsicora, veicolo gestito da Claudio Costamagna, Alberto Trondoli e Manilo Marocco, ha sottoscritto un accordo per rilevare il 22,06% del gruppo e supportarne il rilancio, a fianco del fondatore Renato Soru, azionista con il 7,9%.

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