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Crisi Sky: 300 milioni da tagliare, a rischio 3.000 dipendenti

Sky Italia ha perso i diritti tv della Serie A a favore di Dazn e l’azienda è costretta a ridimensionarsi: nei prossimi 4 anni lascerà a casa 1/4 della forza lavoro.

Crisi Sky: 300 milioni da tagliare, a rischio 3.000 dipendenti

Non c’è pace a casa Sky Italia. La tv satellitare, che fino a qualche anno fa era praticamente monopolista sui diritti del calcio italiano e quasi sempre anche delle coppe europee e dei grandi eventi, è ufficialmente entrata in una stagione difficile, forse di declino. Intanto, il satellite non va più “di moda”: quasi nessuno investe più in questo segmento, vista l’offerta gratuita del digitale terrestre e quella a pagamento ma più economica, più agile e più adatta ai gusti del pubblico giovane, delle piattaforme streaming. Se infatti oggi film, serie tv e documentari si guardano on demand e magari su tablet o cellulari tramite Netflix, Disney + e Amazon Prime Video (solo per citarne alcune), vale lo stesso per il calcio e lo sport. E la piattaforma più adatta a quel punto non è più la “vecchia” tv con telecomando e palinsesto ma il “mosaico” cotto e mangiato di Dazn.

Proprio il network britannico ha messo a segno il colpaccio, soffiando di recente a Sky gli ambitissimi diritti televisivi per la Serie A, detenuti ininterrottamente da Sky da 18 anni. La Lega calcio ha deciso che dalla prossima stagione, e per almeno tre stagioni, tutte le partite del campionato di calcio saranno trasmesse su Dazn, che ha presentato l’offerta migliore approfittando anche del supporto tecnologico (e finanziario) di Tim. Al momento a Sky non rimane nulla, e un ulteriore bando per assegnare 3 partite a domenica (in co-esclusiva, quindi comunque su Dazn) lascerebbe al gruppo guidato in Italia da Maximo Ibarra solo le briciole. Senza contare che nemmeno la Champions League, altro cavallo di battaglia di Sky, che nelle ultime stagioni (compresa quella in corso) ha trasmesso tutte le partite in quasi esclusiva, sarà più suddivisa come adesso.

Da agosto infatti subentra Amazon Prime Video (a proposito di piattaforme streaming): Sky avrà ancora l’esclusiva su 121 partite più la finale, ma le migliori 16 partite del mercoledì le trasmetterà solo il canale di Bezos. E 16 partite del martedì andranno in chiaro su Mediaset. Sky coprirà integralmente gli Europei di giugno (in buona parte visibili anche sulla Rai), ma è rimasta fuori dalla partita per i Mondiali in Qatar del 2022, assegnati integralmente alla Rai. Dopo la debacle, l’Ad Ibarra si è affrettato a ribadire grandi ambizioni, annunciando l’ingresso di Disney + nell’offerta Sky e puntando su un palinsesto più ricco di “altri sport” (anche se spesso minori), ma la sensazione è che il vento stia cambiando. A riprova di questo è arrivato persino un piano di esuberi, presentato ai sindacati. Nei prossimi 4 anni, a causa del vuoto lasciato dal calcio, Sky si vede costretta a tagliare costi per 300 milioni, il che significa una corposa riduzione del personale: attualmente, tra diretti e indiretti, gli addetti sono circa 11.000, ma 2.500 o 3.000 di loro saranno progressivamente accompagnati alla porta.

La formula trovata esclude licenziamenti veri e propri, si tratterà piuttosto di uscite volontarie o pensionamenti anticipati. I sindacati sono già sul piede di guerra: il pericolo è che il piano non tenga nemmeno del tutto conto della batosta sui diritti tv e che vada persino inasprito nei prossimi mesi: “Sono preoccupato per eventuali risvolti della questione dei diritti tv del calcio – ha detto Pierpaolo Mischi, segretario nazionale della Uilcom Uil -, con i possibili ulteriori impatti negativi sull’occupazione. In questo caso, come detto dall’Ad Ibarra potrebbe esserci un aggiornamento del piano e questo potrebbe comportare qualche rischio, anche se lo stesso Ad ci ha confermato che dovrebbe essere gestito in continuità con quello attuale, secondo criteri di sostenibilità sociale”.

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