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Crisi Juve: il divorzio da Marotta fu l’inizio del caos ma Exor non mollerà. Cosa rischia il club

La rottura tra Agnelli e Marotta fu l’inizio della crisi Juve. Con l’arrivo Paratici le perdite cominciarono a moltiplicarsi. Cosa rischia sul piano giudiziario, sportivo ed economico il club bianconero

Crisi Juve: il divorzio da Marotta fu l’inizio del caos ma Exor non mollerà. Cosa rischia il club

29 settembre 2018. Molti identificano nell’acquisto di Cristiano Ronaldo l’inizio dei guai juventini, ma in realtà la data da tenere a mente, alla luce di quanto sta emergendo nell’inchiesta Prisma, è quella sopraccitata che corrisponde al divorzio con Beppe Marotta. I numeri, del resto, parlano chiaro e raccontano di una Juventus quasi sempre in attivo durante la gestione dell’attuale direttore nerazzurro, con un fatturato costantemente in crescita e dei risultati sportivi straordinari, all’insegna del dominio in Italia (7 Scudetti, 4 Coppe Italia e 3 Supercoppe Italiane) e due finali di Champions. L’addio, inizialmente salutato con freddezza dai tifosi, ha dato il via all’era Paratici, considerato da molti come “quello bravo”, in grado di proiettare la Signora a livelli ancora più alti. Non è andata così, né in campo (la squadra, tolti i primi due anni, non è più riuscita a vincere, rischiando anzi di restare addirittura fuori dalle prime quattro) né sul mercato, dove una serie di investimenti sbagliati ha indotto il club a una serie di capriole (lecite o meno lo stabilirà la magistratura) quantomeno discutibili. E poi è arrivata la pandemia, certo, ma il Covid, come ammesso dallo stesso Agnelli in un’intercettazione con Arrivabene, non basta a spiegare i clamorosi passivi di bilancio, che hanno costretto Exor a varare aumenti di capitale per più di 400 milioni.

Caos Juve: le accuse agli indagati

L’indagine, iniziata due anni fa dalla Procura di Torino e dalla Guardia di Finanza, si riferisce ai bilanci 2019, 2020 e 2021 e ha portato alle dimissioni in blocco di tutto il CdA juventino, Andrea Agnelli compreso. Il primo capo d’accusa riguarda le plusvalenze fittizie, dunque l’ipervalutazione di calciatori negli scambi con altre società o in una cessione stessa. In questo caso però il club ha buoni argomenti di difesa: dare un valore oggettivo a un giocatore è impossibile, inoltre il Gip Ludovico Morello ha già ammesso che “potrebbe esserci buona fede”. Le partite più dure si giocano quindi su altri terreni, a cominciare dall’accusa di notizie false sugli stipendi dei calciatori. L’accusa fa riferimento al periodo pandemico in cui la Juventus annunciò di aver raggiunto un accordo per risparmiare 4 mensilità (circa 90 milioni), ma in realtà 3 vennero elargiti lo stesso, come si evince dalla chat whatsapp della squadra e da un messaggio di capitan Chiellini. Delicata anche la questione delle false comunicazioni sociali, con la situazione Ronaldo in primis (da qui la famosa carta mai trovata su un presunto debito di 19 milioni), il tutto aggravato dal fatto che il club è quotato in borsa. Altra ipotesi di reato è proprio la manipolazione del mercato azionario con un possibile impatto sull’andamento dei titoli, così come l’ostacolo alla Consob e l’uso di fatture false per operazioni in realtà inesistenti. Per questo la Procura di Torino ha presentato richiesta di rinvio a giudizio per 12 persone fisiche (Andrea Agnelli, Pavel Nedved, Maurizio Arrivabene, Stefano Cerrato, Cesare Gabasio, Fabio Paratici, Marco Re, Stefano Bertola, Francesco Roncaglio, Enrico Vellano, Stefania Boschetti e Roberto Grossi) più la Juventus FC per responsabilità dell’ente.

Caos Juve: cosa rischia il club, in Italia e in Europa

I tifosi sono ovviamente più interessati ai possibili risvolti sportivi, che diventerebbero certi se emergessero reati tributari e abusi di mercato. A quel punto la Procura Federale si muoverebbe secondo il codice di riferimento, vale a dire l’articolo 31 che prevede la “penalizzazione di uno o più punti in classifica” per le società che “mediante falsificazione dei propri documenti contabili o amministrativi, si avvale delle prestazioni di sportivi professionisti con cui non avrebbe potuto stipulare contratti sulla base delle disposizioni federali vigenti”. La pena, se applicata nella stagione in corso, deve portare la società a perdere qualcosa di concreto (tipo la qualificazione alle coppe), mentre se risultasse ininfluente ai fini della classifica verrebbe applicata nella stagione successiva, facendo così partire la squadra con un handicap. Molto più remota invece l’ipotesi retrocessione, che diventerebbe reale solo se dovesse essere certificato che i trucchetti usati nel bilancio sono serviti per iscriversi ai campionati. La Uefa, per ora, osserva da spettatrice, ma ha già fatto sapere di essere pronta a rivedere gli accordi raggiunti qualche tempo fa: il settlement agreement che ha permesso alla Juve di disputare le coppe europee, dicono da Nyon, salterebbe in caso di illeciti comprovati.

Caos Juve: quale futuro? Exor non molla, ma valuta soci di minoranza (e delisting)

L’ad di Exor John Elkann ha già smentito la possibile cessione della Juventus, tanto più con il centenario alle porte, ma le continue iniezioni di risorse non risultano molto gradite (eufemismo) agli investitori del club e della holding. L’ipotesi di un nuovo aumento di capitale resta percorribile, ma è bene non escludere soluzioni alternative come l’ingresso di nuovi soci, ovviamente di minoranza. Per gli esperti la soluzione migliore sarebbe un’opa finalizzata al delisting della Juventus, con la successiva vendita di una quota a un fondo internazionale.

Caos Juve: ci sarà spazio per Alessandro Del Piero?

E poi, una volta terminata la bufera, bisognerà ripartire con un nuovo asset societario che torni a mettere il lato sportivo in primo piano. Il nome più gradito ai tifosi è quello di Alessandro Del Piero, fuori gioco da 11 anni proprio perché non in sintonia con Andrea Agnelli. L’addio dell’ormai ex presidente potrebbe coincidere con il suo rientro, ma solo dopo che il “governo tecnico” (presieduto da Gianluca Ferrero e Maurizio Scanavino) avrà gestito l’emergenza. Del Piero per ora non conferma e non smentisce, limitandosi a sottolineare il suo amore per la causa e il fatto di aver mantenuto casa a Torino, ma è chiaro che il suo (eventuale) ingresso non dovrà essere solo di facciata: il suo sogno è un ruolo operativo, “alla Maldini” per intenderci, ma il suo curriculum extracampo (commentatore tv) non va esattamente in quella direzione. Da capire, poi, cosa accadrà sul fronte tecnico, con Cherubini e Allegri confermati fino a fine stagione, ma a forte rischio per la prossima: la nuova Juventus, del resto, dovrà cambiare pelle un po’ dappertutto, nella speranza che la giustizia non ci vada con la mano troppo pesante.

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