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Criptovalute e dazi finanziari: è il nuovo fronte dei mercati

La regolamentazione internazionale delle criptovalute sarà il tema centrale degli Annual Meetings del Fondo Monetario, gli ultimi della Lagarde prima del suo passaggio alla guida della Bce

Criptovalute e dazi finanziari: è il nuovo fronte dei mercati

Manca un mese al consueto appuntamento degli Annual Meetings del Fondo Monetario Internazionale, gli ultimi incontri che vedranno protagonista Christine Lagarde prima del suo passaggio ufficiale alla guida della Banca Centrale Europea. Tema centrale di quest’anno dopo le esternazioni del Ministro delle Finanze francese Le Maire sarà la necessità di una regolamentazione internazionale condivisa sulle criptovalute. La Francia ha così ottenuto l’apertura di una Tavolo permanente tra FMI e Banche Centrali, forte di quella Presidenza di turno del G7 proprio in mano sua in questo momento.

Le decisioni che saranno prese avranno implicazioni non solo sul fronte dell’e-commerce e dei pagamenti digitali come alcuni ritenevano sino a poco tempo fa, ma anche delle transazioni finanziarie e dei mercati data la reazione della Sec al lancio della criptovaluta di Facebook, Libra, che ha imposto le stesse regole che valgono per i titoli azionari. Ma Zuckerberg insiste: non è un’azione, una divisa digitale è da equiparare il cash! 

Finanza Digitale e Criptovalute a prova di legge 

Su queste basi la recente querelle che ha visto la Borsa di Hong Kong sferrare l’attacco al London Stock Exchange assume connotazioni decisamente più interessanti e sposta l’asse dell’attenzione degli economisti dal protrarsi oltremodo della fase di impasse della guerra dei dazi commerciali Cina/Usa ad un nuovo possibile fronte di dazi finanziari legati all’accesso a mercati finanziari e divise digitali concentrati nelle mani di pochi. 

La Sec invoca l’applicazione del Securities Act del 1933 equiparando mercato azionario e criptovalute e scontrandosi con le lobby del Fintech che ritengono l’impianto legislativo obsoleto rispetto alle innovazioni messe in campo dalla tecnologia applicata alla finanza. E così anche l’Antitrust europeo ha aperto un’indagine dopo l’annuncio del lancio della nuova divisa per il 2020. Un Consorzio denominato Libra Association di tre partner e 28 membri fondatori dell’associazione, con sede a Ginevra, tra i quali i giganti delle carte di credito come Visa e Mastercard. La garanzia sottostante formata da asset reali vuole rassicurare sulla stabilità valutaria e costituire un argine verso possibili movimenti speculativi. Mentre la sussidiaria Calibra offrirà i portafogli digitali e servizi direttamente collegati a due piattaforme già proprietà di Facebook: WhatsApp e Messenger, che hanno già agevolmente superato il miliardo di utenti. 

David Marcus, a capo del Progetto, sbandiera parole come Giustizia e Libertà per quel miliardo di persone che non hanno accesso ad un conto corrente bancario, ma che potranno avere accesso con il loro telefonino ad una divisa virtuale facilmente scambiabile, senza incappare nei rischi di volatilità e opacità che hanno caratterizzato la diffusione del fenomeno Bitcoin. 

Certamente le lentezze per rendere più immediati e meno cari i pagamenti nelle transazioni internazionali sono una zavorra per gli Stati europei che secondo Le Maire hanno accumulato ritardi inspiegabili, per non parlare dei problemi attesi dalla Brexit sull’interfaccia dei pagamenti verso l’Europa. 

La variante “Carney: una crypto solidale ed inclusiva 

Tanto che lo stesso Carney, Governatore della Banca Centrale inglese, durante l’intervento all’Annuale incontro di Jackson Hole ha auspicato la nascita di un nuovo sistema monetario e finanziario internazionale, basato su un nuovo sistema valutario che offra maggiori salvaguardie anche ai Paesi emergenti, perchè da sempre la maggior parte di loro sono tenuti sotto scacco valutario dal “Re dollaro”. Un discorso accorato che lo vede raccogliere consensi e lo “proietta” già nelle fila del nuovo Direttorio dell’FMI.

Carney sottolinea un paradosso per il quale anche se i conti correnti aperti negli Usa, e denominati in dollari americani, sono solo il 10% del commercio mondiale ed il 15 % del PIL globale, nel commercio mondiale il 50% delle fatture e due terzi delle emissioni di titoli sono in dollari Usa, come se dal crollo di Bretton Woods nulla fosse mutato! Ciò vuol dire che necessariamente l’ammontare di riserve in dollari Usa da parte dei partecipanti agli scambi commerciali diventa quasi un obbligo per garantirsi una garanzia dalla volatilità dei cambi. 

Insiste quindi osservando che non si può aspettare che lo yuan rembimbi calmieri questa egemonia piuttosto che essere soggiogati da criptovalute emesse delle BigTech, ma occorra creare un sistema valutario globale che accolga in pieno l’innovazione digitale con una divisa digitale emessa dalle principali banche centrali, anche per arginare lo strapotere del dollaro Usa sul commercio mondiale e creare un presupposto di regole comuni per gli scambi ed infine eliminare o disinnescare le guerre dei dazi. Ovviamente indicando nel FMI l’organismo più idoneo a gestire questa soluzione tra le principali Banche centrali . 

Cina: il lancio della Cryptovaluta a novembre  

Una soluzione che fa sorridere non poco i cinesi che l’annoverano nel libro dei sogni degli occidentali. I cinesi, infatti, dopo aver messo al bando i Bitcoin stanno lavorando ad una loro criptovaluta in modo da accerchiare il dollaro Usa su più fronti: la diffusione dello yuan rembimbi, una criptovaluta legata a WeChat e ovviamente l’ampliamento della sfera di influenza sulle piazze finanziarie, come dimostra il tentativo con London Stock Exchange che ha costretto la terza piazza mondiale a rafforzarsi con l’acquisizione di Refinitiv per resistere a futuri attacchi egemonici. A onor del vero ad oggi il sistema creato da WeChat, così come per Alibaba e Alipay, è già una facility che va oltre la divisa virtuale, perché permette comunque acquisti diretti avendo il conto corrente agganciato alla piattaforma il cui accesso digitale avviene dal cellulare e potenziato dalla tecnologia diffusissima del QR code. 

Così dall’unione delle prime 4 banche statali con UnionPay ed i giganti della finanza digitale cinese Alibaba e Tencent dovrebbe nascere un consorzio simile a quello creato per Libra che nel giorno più importante dell’e-commerce digitale cinese, l’11 Novembre il Singles Day, attiveranno l’accesso alla nuova cryptovaluta per raggiungere 1,3 miliardi di cittadini cinesi che già usano lo yuan rembimbi, offrendo un vantaggio competitivo alla Cina. Xi Jinping che dovrà poi scegliere sul futuro dello yuan più in là sulla base dell’esito di questa esperienza ed anche alla luce dell’osservazione del terzo anno di liberalizzazione dello yuan messo a dura prova dalla guerra dei dazi, che ha alimentato una volatilità poco gradita agli imprenditori cinesi. 

Cryptofuturo valutario 

La verità è che gli Usa inseguono sul digitale i sistemi più avanzati come quello cinese e che la Libra di Facebook per la Casa Bianca potrebbe diventare un alleato importante per arginare le imprese cinesi e rompere l’assedio al dollaro. La colomba di pace lanciata poi da Huawei che mette a disposizione di acquirenti occidentali la tecnologia 5G è un altro pezzo del Risiko della Guerra alll’egemonia tecnologica, che per ora è stata accolta freddamente. E mentre gli europei stanno a guardare il mondo si avvia ad un futuro valutario condizionato dalla geopolitica e stretto tra divise digitali a gestione “privata”, divise digitali “arcobaleno” e divise legate alle commodities come il Criptorublo, (ben distante dall’esperimento del petro venezuelano!), che Putin vorrebbe agganciare all’oro nero ricomprendendo alleati all’OPEC ed in Asia Centrale. 

Quest’ultima dovrebbe prima vedersela con la volubilità dei partner che siedono all’OPEC e che come l’Arabia Saudita stanno affrontando minacce esterne, come il recente attentato con i droni messo a segno dai ribelli dello Yemen, che gettano un’ombra sul successo della quotazione di Aramco.

A dimostrazione dell’indissolubile legame tra valute e mercati ed a tutto vantaggio del pensiero comune che le valute digitali sono esposte agli stessi rischi di volatilità delle valute tradizionali e che l’unico vantaggio che offrono è legato ad avvicinare i consumatori non bancarizzati a soluzioni accessibili, con buona pace, si spera, dell’inflazione che potrebbe trarne giovamento.

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