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Covid colpisce i liberi professionisti: in 30mila hanno lasciato l’attività

I più colpiti sono i lavoratori legati al commercio, alla finanza e all’immobiliare – Il calo si concentra soprattutto nel Nord Italia – I dati del V Rapporto sulle libere professioni in Italia 2020

Covid colpisce i liberi professionisti: in 30mila hanno lasciato l’attività

L’emergenza Covid-19 minaccia di avere ripercussioni pesantissime sul mercato del lavoro. Ma se i lavoratori dipendenti fino ad oggi sono stati tutelati dal blocco dei licenziamenti, le conseguenze della pandemia si sono abbattute in modo violento sui liberi professioni. Nei primi sei mesi del 2020, oltre 30mila liberi professionisti, in maggioranza donne, sono stati costretti a lasciare la propria attività a causa della crisi innescata dal Covid. A questi si aggiungono circa 170mila lavoratori indipendenti bloccati dal primo lockdown.

Questa la triste fotografia contenuta nel V Rapporto sulle libere professioni in Italia 2020” curato dall’Osservatorio libere professioni di Confprofessioni, coordinato da Paolo Feltrin, presentato oggi a Milano durante un evento in streaming cui hanno partecipato Tiziano Treu, presidente del Cnel; Antonio Misiani, viceministro dell’Economia; il sottosegretario al Lavoro, Francesca Puglisi; il vicepresidente della commissione Finanze della camera, Alberto Gusmeroli; la capogruppo di Forza Italia alla Camera, Maria Stella Gelmini; Michele Gubitosa della commissione parlamentare per la semplificazione e di Ylenja Lucaselli della commissione Bilancio della Camera.

Scendendo nei dettagli, i settori professionali che hanno maggiormente sofferto i colpi della crisi sono quelli legati al commercio, alla finanza e all’immobiliare, che nel primo trimestre del 2020 hanno registrato una contrazione di quasi il 14% dei lavoratori. Male anche le professioni dell’area tecnica (-5,7%) e amministrativa (-2,5%). 

Duro anche il bilancio per i professionisti con dipendenti che nei primi tre mesi dell’anno scorso registrano una flessione del 16,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. 

Dal punto di vista geografico, il calo si concentra soprattutto nel Nord Italia  (-23,9%), dove scende anche il numero di liberi professionisti senza dipendenti, e nel Centro Italia (-28,3%). In netta controtendenza il Sud Italia, dove la variazione risulta invece positiva per entrambe le componenti e a crescere è soprattutto il numero di datori di lavoro (+15,9%).

“L’impatto del Covid 19 sul lavoro indipendente – commenta il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella – è stato pesantissimo. Nei primi sei mesi del 2020 l’intero comparto perde circa 170 mila lavoratori, di cui 30 mila sono liberi professionisti. Tale flessione va valutata tenendo d’occhio anche le dinamiche di lungo periodo. Per ragioni strutturali, nell’ultimo decennio il lavoro indipendente era già sotto pressione (-735 mila lavoratori circa), colpito da una silenziosa rivoluzione interna nei flussi di entrata e di uscita. Nelle fasce di età più giovani mancano all’appello quasi 1 milione di persone: un crollo solo in parte compensato dalle fasce di età più anziane e dai nuovi ingressi dei laureati (+372 mila), che di norma si vanno a collocare tra i liberi professionisti”.

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