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Covid: 44 mila nuove imprese in meno tra marzo e maggio

I dati di Unioncamere dicono che rispetto allo stesso periodo del 2018, le nuove imprese sono in calo del 42,8% – Crollo più marcato al Nord, tra i settori l’abbigliamento fa peggio della ristorazione.

Covid: 44 mila nuove imprese in meno tra marzo e maggio

Quarantaquattromila… and counting. Come era prevedibile, il lockdown ha messo in ginocchio il mondo produttivo, determinando secondo Unioncamere un calo del 42,8% rispetto al dato delle nuove imprese registrate tra marzo e maggio 2018: ad oggi sono già 44 mila e il dato è inesorabilmente destinato ad aumentare da qui alla fine dell’anno, con lo scotto maggiore che verrà pagato soprattutto dalle regioni del Nord. L’associazione delle imprese ha comunicato il dato in occasione della sua assemblea annuale, alla quale ha partecipato anche il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, in rappresentanza del Governo. A Patuanelli, Unioncamere ha presentato una proposta di rilancio in dieci punti chiave.

“Si tratta – ha spiegato ha sostenuto il presidente Carlo Sangalli – di agire su digitalizzazione e tecnologie 4.0, infrastrutture, semplificazione, giustizia civile e mediazione, internazionalizzazione, turismo, nuove imprese e giovani, sostenibilità, formazione, dotazione finanziaria e irrobustimento organizzativo delle imprese. Agire su questi punti è la vera priorità del Paese”. “Spingere l’acceleratore sulla digitalizzazione delle imprese e sull’adozione delle tecnologie 4.0 – ha insistito il presidente di Unioncamere in assemblea – porterebbe un incremento di oltre un punto e mezzo di PIL nel breve termine, mentre ridurre gli oneri burocratico-amministrativi sulle imprese (in primo luogo quelli legati all’avvio di un’azienda o al pagamento delle imposte) vuol dire per l’Italia recuperare quasi 2 punti di Pil”. 

La pandemia, prosegue l’analisi di Unioncamere, mostra di aver già colpito duro in diverse regioni del Nord e del Centro. In Lombardia e nelle Marche le iscrizioni di nuove imprese si sono dimezzate tra marzo e maggio 2020 rispetto allo scorso anno, in Toscana ed Emilia-Romagna sono calate di oltre il 47%, Lazio e Friuli Venezia Giulia sperimentano una battuta d’arresto delle nuove imprese superiore al 45%. In valore assoluto, la Lombardia accusa lo stop maggiore nella diffusione di nuove aziende: -8.721 rispetto al 2019. A seguire il Lazio, con -5.056 nuove iscrizioni. Quindi l’Emilia-Romagna, con -3.535 nuove imprese.

Sul fronte opposto della graduatoria, con dati quindi meno pesanti anche se comunque negativi, si incontrano diverse regioni del Mezzogiorno, a partire da Basilicata, Sicilia, Campania e Molise, dove le nuove imprese iscritte nei tre mesi del lockdown sono calate tra il 20 e il 30% rispetto al 2019. Alcuni settori, in particolare, registrano una riduzione notevole delle iscrizioni. E’ il caso delle Confezioni di articoli di abbigliamento (-59%), della Ristorazione e dell’Alloggio (-54% circa entrambi), della Fabbricazione di prodotti in metallo (dove si registrano quasi la metà delle iscrizioni di nuove aziende rispetto allo stesso periodo dello scorso anno). Diminuzioni meno significative si sono verificate invece tra le Attività ausiliare dei Servizi finanziari (-9,1%), nelle Industrie Alimentari (-22,3%) e nelle Coltivazioni agricole (-25% circa).

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