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Covid-19, le donne (finalmente) nelle task force

Cinque donne entrano nella squadra di Vittorio Colao e sei nel Comitato Tecnico Scientifico. La loro nomina non allenta, però, le polemiche sull’efficienza di questi team e sul reale ruolo che il Governo intende riservare loro.

Covid-19, le donne (finalmente) nelle task force

Donatella Bianchi, presidente del WWF Italia e nota conduttrice televisiva, entra nella task force di Vittorio Colao. La giornalista a capo dell’organizzazione ambientalista è una delle cinque donne annunciate da Giuseppe Conte chiamate a collaborare con la struttura per la gestione dell’emergenza coronavirus. La carenza di donne dall’organizzazione guidata dal manager aveva sollevato polemiche a non finire. L’appello di 16 senatrici – “Dateci voce” – aveva posto l’esigenza di maggiore equilibrio di genere all’interno del gruppo incaricato di far ripartire l’Italia. Il premier si dice soddisfatto dell’aumento della quota femminile che passa da quattro a nove. Parole sottilmente conciliatorie per contenere un po’ le critiche a tutta la squadra per efficienza, tempi e qualità del suo lavoro.

Il nome di Donatella Bianchi di fatto apre al contributo del mondo ecologista, attento a valutare gli effetti delle decisioni della task force. Ogni attività economica ha effetti sull’habitat e sulle dinamiche sociali. Se finora le misure di contenimento non sono state studiate a fondo, il patrimonio di conoscenze di una organizzazione come il WWF dovrà farsi valere. Le altre quattro donne indicate dal Presidente del Consiglio sono: Enrica Amaturo, docente di sociologia all’Università di Napoli Federico II; Marina Calloni, docente di Filosofia politica e sociale dell’Università di Milano-Bicocca e fondatrice dei centro universitario ADV – Against Domestic Violence; Linda Laura Sabbadini, direttrice centrale dell’Istat e Maurizia Iachino, imprenditrice. Sostanzialmente le quattro docenti integrano competenze già presenti nella prima formazione, mentre quella della Bianchi sarà accanto a quella di Enrico Giovannini, portavoce dell’Associazione per lo sviluppo sostenibile.

Ma donne integrano anche il Comitato tecnico scientifico, che coadiuva il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli. Sei professioniste per allargare l’orizzonte operativo. Si tratta di: Kyriakoula Petropulocos, direttrice generale Cura della Persona e Welfare della Regione Emilia Romagna; Giovannella Baggio, ordinario di Medicina interna e titolare della prima cattedra di Medicina di genere in Italia,Presidente anche del Centro Studi Nazionale di Salute e Medicina di Genere; Nausicaa Orlandi, Presidente della Federazione Nazionale degli ordini dei chimici e dei fisici ed esperta di sicurezza sul lavoro; Elisabetta Dejana, biologa a capo del programma di angiogenesi dell’istituto di Oncologia molecolare di Milano ; Rosa Marina Melillo, docente di Patologia Generale alla Federico II di Napoli e Flavia Petrini, docente di Anestesiologia all’Università G. D’Annunzio di Chieti-Pescara e direttrice di terapia intensiva dell’Ospedale Santissima Annunziata di Chieti.

Due squadre allargate, insomma, per fermare le polemiche sulla “tenuta” maschile-femminile delle principali strutture che accompagnano le decisioni (non facili, spesso poco chiare) del governo. Sarebbe, tuttavia, sbagliato aspettarsi ora miracoli sull’accelerazione del lavoro della task force. Il tema è più complesso come si deduce anche dalle tante richieste di accesso ai verbali delle riunioni. “È il primo passo verso il futuro. L’equa presenza non è una concessione. Le loro professionalità sono decisive per il Paese”, ha detto Giuseppe Conte. Ma ciò che interessa agli italiani è la capacità di dare soluzioni chiare e coerenti ai problemi. Senza distinzione di genere da parte di chi le prepara.

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