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CONTRATTO BANCARI – Fabi: ecco quanto perde chi lavora in banca con le proposte Abi

Uno studio della Fabi quantifica i sacrifici che le banche chiedono ai lavoratori con il blocco degli scatti d’anzianità e interventi sul tfr: lo sciopero generale nasce da qui – Ma i banchieri obiettano che l’età dell’oro è finita e che molte banche lavorano in perdita – I sacrifici salariali servono a evitare licenziamenti

CONTRATTO BANCARI – Fabi: ecco quanto perde chi lavora in banca con le proposte Abi

Lo scontro fra sindacati e Abi per il rinnovo del contratto dei bancari si fa sempre più acuto e sfocia nella proclamazione dello sciopero per il 30 gennaio. Sono tanti i temi su cui i sindacati e l’Abi sono molto distanti e fra questi quello più caldo è quello relativo al blocco degli scatti d’anzianità.

Basti pensare che, secondo alcuni dati forniti dalla Fabi, il principale sindacato dei bancari, se si dovessero accettare in blocco le misure chieste dall’Abi, in 25 anni, con il blocco degli scatti, il salario medio di un bancario perderebbe 345 euro al mese. A questi poi vanno aggiunti gli 11mila euro di perdita sul tfr e fondi pensione.

“Scioperiamo e manifestiamo contro un’inconcepibile chiusura, intellettuale e politica, delle banche rispetto ai diritti dei lavoratori, in difesa dell’occupazione e per ottenere nuove assunzioni destinate ai giovani”, afferma Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi.

Proprio i nuovi assunti sarebbero i più penalizzati dal nuovo contratto proposto dall’Abi. Sempre Fabi sottolinea, ad esempio, come al momento del pensionamento gli assunti dopo il 2011 perderebbero in busta paga 610 euro al momento del pensionamento con 42 anni di servizio. Un dato molto alto soprattutto se confrontato con i  48 euro di perdita di chi è stato assunto prima del 1983.

Proprio parlando di giovani e nuovi assunti il segretario generale di Fabi Sileoni sottolinea come i sindacati abbiano lavorato a fondo negli ultimi anni per consentire la stabilizzazione a tempo indeterminato di migliaia di giovani. Si ricorda che il salario del nuovo assunto a tempo indeterminato per i primi 4 anni è più basso del 18% rispetto ai minimi contrattuali. E su questo punto Sileoni ha dichiarato a FIRSTonline che i sindacati si pongono fra gli obiettivi principali della trattativa con Abi anche quello di  “migliorare le condizioni salariali dei nuovi assunti”.

Ma al momento i margini di trattativa sui temi-cardine del rinnovo del contratto dei bancari sono molto esigui. Le maggiori distanze riguardano gli scatti d’anzianità, il meccanismo di rivalutazione del tfr, le richieste di aumenti economici fino ad arrivare agli inquadramenti e alla contrattazione di secondo livello.

Le banche hanno disdettato il vecchio contratto lo scorso 31 dicembre ma la disapplicazione delle norme ci sarà solo dal prossimo 1 aprile. In questi due mesi e mezzo Abi e sindacati, nonostante l’attuale radicalizzazione del confronto, dovranno cercare una sintesi. Abi punta fortemente sulla riduzione del costo del lavoro attraverso il blocco degli scatti d’anzianità, un deciso calo degli aumenti salariali e l’eliminazione di alcune voci per il calcolo del tfr con proposte che sono ritenute inaccettabili dalle sigle sindacali.

I banchieri ripetono che l’età dell’oro è finita ed evidenziano come molte banche siano alle prese con problemi di redditività per tante cause: i bassi tassi di interesse, la diffusione del home banking che rende quasi anacronistica la figura dell’impiegato allo sportello, le ipotesi di fusioni che portano, come spesso succede, agli esuberi.

Ma Abi e sindacati dovranno trovare una sintesi per evitare il caos. Il tema più incandescente resta quello degli scatti d’anzianità e su questo punto si concentrerà il duello dei prossimi mesi fra sindacati e associazione creditizia. “Ogni scatto vale fra il 2% e il 3% dello stipendio e Abi vorrebbe cancellarli. Noi diciamo che non faremo mai una riforma strutturale sugli scatti d’anzianità su queste premesse”, ha detto a FIRSTonline il segretario Fabi Sileoni aggiungendo che venire incontro alla richiesta di Abi significherebbe “riportare indietro la categoria di 50 anni”. Ipotesi che i sindacati non vogliono nemmeno prendere in considerazione. 

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