Condividi

Contanti: ridurli sì, ma attenzione al “come”

La riduzione della circolazione del contante è giusta ma è un’operazione che va fatta gradualmente e collocata all’interno della rivoluzione tecnologica nel rispetto della centralità della persona

Contanti: ridurli sì, ma attenzione al “come”

Sta tornado di attualità in Italia, come da un po’ di tempo avviene ciclicamente, il tema della funzione e dei problemi legati alla circolazione del denaro contante. Un problema che, però, andrebbe affrontato nell’ambito di quello più generale della rivoluzione tecnologica e senza mai perdere di vista, anche su questo terreno, la centralità della persona e delle sue esigenze. Troppo facilmente, infatti, l’uso del contante viene criminalizzato in quanto associato soltanto all’evasione fiscale e al riciclaggio, dimenticando il problema delle persone che non sono in grado, per motivi generazionali e culturali, di usare i nuovi e più evoluti strumenti di pagamento. Troppo superficialmente, poi, l’Italia viene considerata fanalino di coda in Europa relativamente alle quantità di contante circolante, considerate troppo elevate se rapportate a quanto accade in altri Paesi. Ma le cose non stanno proprio così: la realtà è, come sempre, più complessa di quello che può apparire.

Il progresso tecnologico ha prodotto una rivoluzione con effetti dirompenti sull’economia e sul lavoro, realizzando, al contempo, una trasformazione antropologica di dimensioni epocali con delicati e rischiosi costi sociali. Una di queste rivoluzioni riguarda proprio la diffusione degli strumenti di pagamento alternativi al contante. Oggi, anche bancomat, carte di credito e di debito stanno diventando strumenti obsoleti che lasciano via via il posto a sistemi più avanzati e più sofisticati, primo fra tutti l’uso degli smartphone.

Nel sistema bancario, dunque, la sfida nell’intercettare le esigenze e le necessità della clientela è aperta e ci si sta rapidamente adeguando ma, come avviene in queste situazioni, bisogna stare attenti a non produrre sacche di esclusione, avendo ben presente che le innovazioni funzionano se producono un miglioramento reale delle condizioni di vita e che la clientela non essendo una categoria omogenea ha bisogno di un’offerta diversificata.

Un recente studio internazionale segnala come più di un terzo degli over 55 a livello mondiale non possiede le competenze necessarie per affrontare, in generale, le novità tecnologiche. In Italia – stesso studio – gli over 55 avvertono forte la “Fear Of Missing Out”: la paura, cioè, di essere “tagliati fuori”. Le persone che hanno bisogno del supporto di figli o parenti più giovani per gestire e operare sui propri conti corrente online sono il 44% del campione intervistato. Il 17% degli over 55 italiani ha addirittura pagato i figli per ricevere in cambio aiuto.  E stiamo parlando soltanto della gestione del conto corrente on line. Che risultati potrebbe dare uno studio analogo sugli effetti della privazione del denaro contante sugli stessi over 55? Se a questi, cioè, venisse precluso l’uso delle banconote? Cosa accadrebbe se a un pensionato ultraottantenne venisse richiesto l’uso della carta di credito per acquistare semplicemente un litro di latte?

Un’altra considerazione riguarda poi l’Italia la quale non è affatto, come in certi ambienti si vuol far credere, il Paese in Europa nel quale circola più contante che altrove. Al contrario è perfettamente in linea con Paesi, quale la Germania e l’Austria, nei quali circa l’80% degli acquisti avviene in contanti e non per questo si grida allo scandalo né questi vengono considerati patria del malaffare o dell’evasione fiscale. Addirittura, la Bundesbank organizza convegni a difesa dell’uso del contante del quale vengono evidenziati i vantaggi: mancanza di costi di gestione, possibilità di utilizzo da parte di tutti e in maniera costante senza problemi di assenza di elettricità o di connessione internet; tutela della riservatezza sulle abitudini di consumo; capacità di dare il senso e il valore del denaro quando si sta spendendo. 

L’eliminazione totale del denaro contante, per una sua sostituzione integrale con i nuovi strumenti, sicuramente sarà realizzata e a nulla servirà opporsi ad essa. Il problema, dunque, non è “contante” contro “moneta elettronica”. Quello che è importante è che il processo di trasformazione non sia affrettato e che coinvolga le persone che devono essere accompagnate in un percorso e non escluse da esso. Per questo il sistema bancario torna a giocare un ruolo di grande importanza. Per questo è necessario valorizzare la capacità di garantire costantemente un canale di contatto e di dialogo tra istituto bancario e il singolo cliente che, prima di essere un cliente, è una persona. Le banche più radicate nei territori e che hanno da sempre fondato la propria politica creditizia sul modello relazionale possono, nella sfida dell’innovazione in corso, fornire risposte adeguate ed equilibrate alle nuove esigenze che il contesto digitale impone accompagnando e non imponendo, affinché i benefici siano in funzione della crescita sociale e della tutela della persona di qualsiasi età ed estrazione sociale.

Commenta