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Consob, Vegas: per crescere puntare sulla Borsa

Secondo il numero uno della Commissione, “mentre il mercato azionario e quello obbligazionario dovrebbero rivestire un peso ben più rilevante”, bisognerebbe puntare anche su forme innovative di intermediazione finanziaria: dal crowfunding al peer-to-peer lending, dai credit funds ai mini bond.

Consob, Vegas: per crescere puntare sulla Borsa

Per tornare a crescere “è necessario promuovere lo sviluppo di canali d’intermediazione finanziaria alternativi a quello bancario, in particolare è fondamentale puntare sullo sviluppo del mercato mobiliare. La crisi finanziaria e la recessione economica hanno messo in difficoltà il nostro sistema creditizio che difficilmente potrà continuare a rappresentare, come avvenuto in passato, il canale di finanziamento prevalente dell’economia”. Lo ha affermato il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, nel corso del suo intervento all’incontro annuale dell’Authority con il mercato finanziario. 

“Mentre il mercato azionario e quello obbligazionario dovrebbero rivestire un peso ben più rilevante – ha aggiunto – si vanno sviluppando altre forme innovative di intermediazione non bancaria, finalizzate a stabilire più stretti legami tra risparmio e imprese. Mi riferisco in particolare alla raccolta di capitale di rischio su portali online (crowfunding), ai prestiti diretti tra soggetti privati (peer-to-peer lending) ai fondi di investimento che erogano crediti alle imprese (credit funds), all’emissione di obbligazioni da parte di pmi non quotate (mini bond)”.

Sul versante Ipo, Vegas ha ricordato che almeno dieci società hanno già manifestato l’intenzione di quotarsi sull’MTA di Piazza Affari nel corso del 2014: “Si tratta di dati incoraggianti, che inducono a ritenere che l’attuale congiuntura economica possa essere valutata come una fase di svolta”.

INVESTITORI ESTERI: TROPPI OSTACOLI LI FRENANO

Quanto agli investitori esteri, tornati ad affacciarsi con forza sul mercato italiano, “sono indispensabili per rilanciare la nostra economia, rafforzare il mercato dei capitali e la competitività del nostro sistema economico – ha continuato il numero uno della Consob –, soprattutto laddove il risparmio che si forma a livello domestico non è adeguatamente canalizzato per finanziare la crescita e l’internazionalizzazione delle imprese e gli investimenti in nuove tecnologie. La loro presenza deve essere interpretata come un segnale positivo di fiducia nel nostro mercato, ma molti sono gli ostacoli e disincentivi che creano un freno agli investimenti. Essi agiscono su più piani: dal mercato del lavoro alla possibilità di ottenere una rapida soluzione delle controversie civili e commerciali, ai vincoli amministratiti e burocratici. Ogni nuova norma andrebbe valutata sulla base di un indicatore della sua capacità di respingere o attrarre gli investitori”.

In riferimento alle sole aziende quotate, nel corso del 2013 le imprese partecipate da investitori istituzionali esteri con quote superiori alla soglia rilevante sono cresciute da 52 a 69: “Affinché l’interesse dimostrato dagli investitori persista nel tempo – ha sottolineato Vegas – al legislatore e alle Autorità di vigilanza spetta il compito di sostenere il dispiegarsi delle forze di mercato, favorendo un ambiente competitivo, aperto e inclusivo”.

PRIVATIZZAZIONI: OK PER LO SVILUPPO, NONPER LA COPERTURA DEL FABBISOGNO

Per quanto riguarda le privatizzazioni, secondo il presidente dell’Autorità “non costituiscono un mero strumento di copertura del fabbisogno finanziario, ma, anche grazie agli effetti positivi sulla riduzione dello stock del debito, rappresentino un volano per lo sviluppo e la competitività dei mercati. La quotazione di imprese pubbliche, sia a livello centrale sia locale, rappresenta un importante segnale della volontà di ridurre la sfera dell’intervento pubblico nell’economia e di aprirla maggiormente alla libera iniziativa e alle forze del mercato. Con le grandi privatizzazioni degli anni Novanta la Borsa fece un importante salto dimensionale e culturale. Oggi tutto ciò potrebbe ripetersi”.

ESAMI BCE PENALIZZANO BANCHE ITALIANE

“Gli effetti sulla stabilità complessiva del sistema finanziario saranno positivi – ha proseguito Vegas – ma l’impatto sulla crescita risentirà dell’ulteriore restringimento dei margini necessari per supportare l’erogazione di nuovo credito alle imprese. Dall’Aqr e dagli stress test Bce potrebbero risultare penalizzati i sistemi bancari più tradizionali e con attivi più trasparenti e concentrati, come il nostro, su crediti alle imprese, titoli di Stato e immobili. Sui titoli di Stato la valutazione a prezzi di mercato risulta discriminatoria per le banche italiane rispetto a quelle di altri paesi che hanno esposizioni molto significative e non meno rischiose in derivati e titoli strutturati”.

SEGNALI DI RIPRESA DEBOLI, EQUILIBRIO FRAGILE

Infine, Vegas ha sottolineato che – da una prospettiva generale – in Italia e negli altri Paesi più vulnerabili dell’Eurozona “emergono segnali di ripresa deboli. L’Italia ha compiuto rilevanti sforzi di risanamento dei conti pubblici, basati su rigorose politiche di riduzione della spesa corrente e sta ora avviando le necessarie riforme strutturali, le sole in grado, insieme a una migliore regolazione dei mercati, di incidere sull’efficienza e sulla competitività del nostro sistema produttivo. Ci troviamo di fronte a una finestra di opportunità che va colta senza esitazione. Non basta agire sulla finanza pubblica se al tempo stesso non si interviene con determinazione sui fattori che frenano la competitività del sistema”.

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