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Conoscere lo spazio per conoscere la Terra: parola dell’astronauta Maurizio Cheli

PAROLA DI ASTRONAUTA – Solo la conoscenza dello spazio può aiutare a viver meglio sulla Terra – A sostenerlo è l’astronauta Maurizio Cheli, intervenuto alla conferenza “Il futuro dell’esplorazione spaziale e il ruolo dell’Italia”, organizzata dalla Sioi – “La visione che si ha, giunti in orbita, è globale, totalizzante”

Conoscere lo spazio per conoscere la Terra: parola dell’astronauta Maurizio Cheli

“Credo che abbiamo il dovere di lottare per la vita sulla Terra e non solo a nostro beneficio, ma di tutti quelli, umani o meno, che ci hanno preceduto e ai quali siamo legati, così come coloro che, se siamo abbastanza saggi, arriveranno più tardi. Non c’è una causa più urgente, né più giusta, del proteggere il futuro della nostra specie”. E’ una delle frasi celebri dell’autore di fantascienza statunitense Carl Sagan, ma è anche la sintesi di ciò che vuol dire ‘spazio’, ‘esperienza aerospaziale’ per l’astronauta Maurizio Cheli. 

Maurizio Cheli, che nel febbraio del 1996 a bordo dello Space Shuttle Columbia effettuò il suo primo volo spaziale, vede, infatti, nella conoscenza dello spazio un fondamentale aiuto per vivere meglio sulla Terra.

Intervenuto alla conferenza “Il futuro dell’esplorazione spaziale e il ruolo dell’Italia”, organizzata dalla Sioi, Cheli ha raccontato la sua esperienza come astronauta delineando le possibili prospettive future di un mondo che affascina e spaventa. “Ci sono tante parole per descrivere l’esplorazione spaziale: tecnologia, avventura, uomo nello spazio. Ma quella in grado di esprimere al meglio tale esperienza è la parola globale”. 

Quale sensazione si ha nello spazio? Com’è la vita in orbita?

“Si arriva in orbita, con uno shuttle, dopo otto minuti e mezzo. Quando vedi, a quel punto, la terra scendere giù, scivolarti sotto, provi qualcosa di indescrivibile. E’ un’emozione fortissima, globale, perché solo da lì hai una visione completa e totalizzante”.

Qual è il ritorno di un’esperienza simile?

“Ogni missione ti consente di mettere un mattoncino all’interno di un percorso scientifico. La scienza non è una materia immediata, richiede tempo ed esperimenti. In orbita, inoltre, si è in un ambiente a invecchiamento precoce e questo può aiutare sicuramente la scienza a fare passi in avanti in tal senso. Basti pensare che ben 32 malattie croniche sono legate alla sedentarietà”.

Cosa vede nel futuro aerospaziale?

“C’è ancora bisogno di astronauti perché l’attività spaziale non si è mai fermata. Anzi nei prossimi anni avrà sicuramente un ulteriore sviluppo. L’uomo porta nello spazio la propria intelligenza, la propria capacità di fare, di analizzare le cose dal vivo e prendere delle decisioni sul posto. Penso che la presenza dell’uomo nello spazio non è un qualcosa di cui si potrà fare a meno nel futuro della nostra società. Chi non domina lo spazio si pone in posizione di sudditanza psicologica. L’Europa e in nostro Paese l’hanno capito”.

L’Italia, se esistesse un G8 dello spazio, sarebbe sicuramente tra i primi 6 Paesi. Per fare esplorazioni umane di molti mesi è necessario innanzitutto risolvere due problemi: l’approvigionamento di cibo per gli astronauti e quello di carburanti per poter partire e tornare senza incontrare difficoltà. L’Italia si è candidata nel provvedere alla sopravvivenza dell’uomo, pensando a possibili soluzioni per la produzione di cibo nello spazio. Un’idea sarebbe quella di realizzare una serra, attraverso strutture gonfiabili da collocare in orbita.

Intanto gli occhi sono tutti puntati al 2 dicembre, quando la prima donna italiana, Samantha Cristoforetti, salirà su una Soyuz che la porterà sulla Stazione Spaziale Internazionale per una missione di circa 6 mesi. Oltre i limiti terreni, oltre le barriere di genere.

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